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venerdì 26 novembre 2010

Conferenza Stampa di presentazione Manidfesto della Rete delle Donne Italiane per la Rivoluzione Gentile!

La Rete delle Donne presenta il Manifesto per la rivoluzione gentile Lunedì 29 novembre alle 11,30 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, Via della Missione n. 4, Conferenza Stampa della Rete nazionale delle Donne: "La rivoluzione gentile nella politica, nell'economia, nella società".

mercoledì 24 novembre 2010

L'osceno normalizzato

 di BARBARA SPINELLI Ci fu un tempo, non lontano, in cui era vero scandalo, per un politico, dare a un uomo di mafia il bacio della complicità. Il solo sospetto frenò l'ascesa al Quirinale di Andreotti, riabilitato poi dal ceto politico ma non necessariamente dagli italiani né dalla magistratura, che estinse per prescrizione il reato di concorso in associazione mafiosa ma ne certificò la sussistenza fino al 1980. Quel sospetto brucia, dopo anni, e anche se non è provato ha aperto uno spiraglio sulla verità di un lungo sodalizio con la Cupola. Chi legga oggi le motivazioni della condanna in secondo grado di Dell'Utri avrà una strana impressione: lo scandalo è divenuto normalità, il tremendo s'è fatto banale e scuote poco gli animi.

Nella villa di Arcore e negli uffici di Edilnord che Berlusconi  -  futuro Premier  -  aveva a Milano, entravano e uscivano con massima disinvoltura Stefano Bontate, Gaetano Cinà, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano, mafiosi di primo piano: per quasi vent'anni, almeno fino al '92. Dell'Utri, suo braccio destro, era non solo il garante di tutti costoro ma il luogotenente-ambasciatore. Fu nell'incontro a Milano della primavera '74 che venne deciso di mandare ad Arcore Mangano: che dovremmo smettere di chiamare stalliere perché fu il custode mafioso e il ricattatore del Cavaliere. Quest'ultimo lo sapeva, se è vero che fu Bontate in persona, nel vertice milanese, a promettergli il distaccamento a Arcore d'un "uomo di garanzia".
La sentenza
attesta che Berlusconi era legato a quel mondo parallelo, oscuro: ogni anno versava 50 milioni di lire, fatti pervenire a Bontate (nell'87 Riina chiederà il doppio). A questo pizzo s'aggiunga il "regalo" a Riina (5 milioni) per "aggiustare la situazione delle antenne televisive" in Sicilia. Fu Dell'Utri, ancor oggi senatore di cui nessuno chiede l'allontanamento, a consigliare nel 1993 la discesa in politica. Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, dirà che altrimenti il Cavaliere sarebbe "finito sotto i ponti o in galera per mafia" (la Repubblica, 25-6-2000). Il 10 febbraio 2010 Dell'Utri, in un'intervista a Beatrice Borromeo sul Fatto, spiega: "A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera".
C'è dell'osceno in questo mondo parallelo, che non è nuovo ma oggi non è più relegato fuori scena, per prudenza o gusto. Oggi, il bacio lo si dà in Parlamento, come Alessandra Mussolini che bacia Cosentino indagato per camorra. Dacci oggi il nostro osceno quotidiano. Questo il paternoster che regna - nella Mafia le preghiere contano, spiega il teologo Augusto Cavadi - presso il Premier: vittima di ricatti, uomo non libero, incapace di liberarsi di personaggi loschi come Dell'Utri o il coordinatore Pdl in Campania Cosentino. Ai tempi di Andreotti non ci sarebbe stato un autorevole commentatore che afferma, come Giuliano Ferrara nel 2002 su Micromega: "Il punto fondamentale non è che tu devi essere capace di ricattare, è che tu devi essere ricattabile (...) Per fare politica devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti. (...) Il giudice che decide il livello e la soglia di tollerabilità di questi comportamenti è il corpo elettorale".
Il corpo elettorale non ha autonoma dignità, ma è sprezzato nel momento stesso in cui lo si esalta: è usato, umiliato, tramutato in palo di politici infettati dalla mafia. Gli stranieri che si stupiscono degli italiani più che di Berlusconi trascurano spesso l'influenza che tutto ciò ha avuto sui cervelli: quanto pensiero prigioniero, ma anche quanta insicurezza e vergogna di fondo possa nascere da questo sprezzo metodico, esibito.Ai tempi di Andreotti non conoscemmo la perversione odierna: vali se ti pagano. La mazzetta ti dà valore, potere, prestigio. Non sei nessuno se non ti ricattano. L'1 agosto 1998, Montanelli scrisse sul Corriere una lettera a Franco Modigliani, premio Nobel dell'economia: "Dopo tanti secoli che la pratichiamo, sotto il magistero di nostra Santa Madre Chiesa, ineguagliabile maestra d'indulgenze, perdoni e condoni, noi italiani siamo riusciti a corrompere anche la corruzione e a stabilire con essa il rapporto di pacifica convivenza che alcuni popoli africani hanno stabilito con la sifilide, ormai diventata nel loro sangue un'afflizioncella di ordine genetico senza più gravi controindicazioni".
In realtà le controindicazioni ci sono: gli italiani intuiscono i danni non solo etici dell'illegalità. Da settimane Berlusconi agita lo spettro di una guerra civile se lo spodestano: guerra che nella crisi attuale - fa capire - potrebbe degenerare in collasso greco. È l'atomica che il Cavaliere brandisce contro Napolitano, Fini, Casini, il Pd, i media. I mercati diventano arma: "Se non vi adeguate ve li scateno contro". Sono lo spauracchio che ieri fu il terrorismo: un dispositivo della politica della paura. Poco importa se l'ordigno infine non funzionerà: l'atomica dissuade intimidendo, non agendo. Il mistero è la condiscendenza degli italiani, i consensi ancora dati a Berlusconi. Ma è anche un mistero la loro ansia di cambiare, di esser diversi. Il loro giudizio è netto: affondano il Pdl come il Pd. Premiano i piccoli ribelli: Italia dei Valori, Futuro e Libertà. Se interrogati, applaudirebbero probabilmente le due donne - Veronica Lario, Mara Carfagna - che hanno denunciato il "ciarpame senza pudore" del Cavaliere, e le "guerre per bande" orchestrate da Cosentino. Se interrogati, immagino approverebbero Saviano, indifferenti all'astio che suscita per il solo fatto che impersona un'Italia che ama molto le persone oneste, l'antimafia di Don Ciotti, il parlar vero.
Questa normalizzazione dell'osceno è la vita che viviamo, nella quale politica e occulto sono separati in casa e non è chiaro, quale sia il mondo reale e quale l'apparente. Chi ha visto Essi Vivono, il film di John Carpenter, può immaginare tale condizione anfibia. La doppia vita italiana non nasce con Berlusconi, e uscirne vuol dire ammettere che destra e sinistra hanno più volte accettato patti mafiosi. C'è molto da chiarire, a distanza di anni, su quel che avvenne dopo l'assassinio di Falcone e Borsellino. In particolare, sulla decisione che il ministro della giustizia Conso prese nel novembre '92 - condividendo le opinioni del ministro dell'Interno Mancino e del capo della polizia Parisi - di abolire il carcere duro (41bis) a 140 mafiosi, con la scusa che esisteva nella Mafia una corrente anti-stragi favorevole a trattative. Congetturare è azzardato, ma si può supporre che da allora viviamo all'ombra di un patto.
Il patto non è obbligatoriamente formale. L'universo parallelo ha le sue opache prudenze, ma esiste e contamina la sinistra. In Sicilia, anch'essa sembra costretta a muoversi nel perimetro dell'osceno. Osceno è l'accordo con la giunta Lombardo, presidente della Regione, indagato per "concorso esterno in associazione mafiosa". Osceno e tragico, perché avviene nella ricerca di un voto di sfiducia a Berlusconi.
Non si può non avere un linguaggio inequivocabile, sulla legalità. Non ci si può comportare impunemente come quando gli americani s'intesero con la Mafia per liberare l'Italia. L'accordo, scrive il magistrato Ingroia, fu liberatore ma ebbe l'effetto di rendere "antifascisti i mafiosi, assicurando loro un duraturo potere d'influenza". Non è chiaro quel che occorra fare, ma qualcosa bisogna dire, promettere. Non qualcosa "di sinistra", ma di ben più essenziale: l'era in cui la Mafia infiltrava la politica finirà, la legalità sarà la nuova cultura italiana.Fino a che non dirà questo il Pd è votato a fallire. Proclamerà di essere riformista, con "vocazione maggioritaria", ma l'essenza la mancherà. Non sarà il parlare onesto che i cittadini in fondo amano. Si tratta di salvare non l'anima, ma l'Italia da un lungo torbido. Sarebbe la sua seconda liberazione, dopo il '45 e la Costituzione. Sennò avrà avuto ragione Herbert Matthew, il giornalista Usa che nel novembre '44, sul mensile Mercurio, scrisse parole indimenticabili sul fascismo: "È un mostro col capo d'idra. Non crediate d'averlo ucciso". (24 novembre 2010)


martedì 23 novembre 2010

Se Tremonti si prende i soldi degli ultimi

pubblicata da Nella Toscano il giorno martedì 23 novembre 2010 alle ore 19.51
di Luca Telese
  Dopo averci raccontato per anni che loro – al contrario dei perfidi bolscevichi dell’Unione – non avrebbero messo le mani nelle tasche degli italiani, il ministro Giulio Tremonti e i compassionevoli difensori delle libertà economiche, hanno fatto di meglio. Hanno tagliato direttamente la tasca con il rasoio, per fregarci i soldi del 5 per mille dalla dichiarazione dei redditi. O meglio: si sono presi, in un colpo solo, il 75 per cento del gruzzoletto che ogni anno i contribuenti, con una croce, dedicano alle associazioni non governative e di utilità sociale. Ammontare della rapina legalizzata? 300 milioni di euro. Dai 400 milioni in bilancio lo scorso anno, ai miseri 100 di oggi. Al confronto di questo simpatico ladrocinio, il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti di Amato (1992) è un’opera pia. Se non altro perché quella era una tassa odiosa e indifferenziata praticata a tutti i correntisti con la scusa della salvezza del bilancio. Questa, invece, è una sottrazione di fondi mirata, che toglie risorse a chi in Italia si occupa degli ultimi, della sanità, degli anziani, dei disabili, degli ospedali, della ricerca, del volontariato. Il colpo viene messo a segno, non per rimettere in piedi dei conti virtuosi – come vorrebbe farci credere Tremonti con la scusa della crisi – ma piuttosto per raddoppiare (avete letto bene: da 130 a 245 milioni di euro) i soldi di cui il governo fa gentile omaggio alla scuole private. Oppure per concedere 25 milioni di euro alle università non statali. Gli ultimi 30 milioni del capitoletto di spesa che si intitola – non è uno scherzo – “Fondo esigenze indifferibili ed urgenti” – sono per la stampa di partito.

C’è qualcosa di violento e odioso in questo. Se non altro perché anche se il 5 per mille quest’anno fruttasse un miliardo, la cifra resterebbe comunque 100 milioni. E poi perché, che Tremonti ci chieda di indicare chi aiutare con una parte delle tasse che gli paghiamo (negli anni in cui la pressione fiscale aumenta!) e poi faccia carta straccia delle nostre volontà (ma passando all’incasso) ha il sapore della beffa. Domenica mi ha chiamato una madre, in lacrime. Sua figlia è afflitta da una malattia rarissima, la fibrodisplasia ossificante. Morbo terribile, che rende il corpo, giorno dopo giorno, di pietra. Fino a ieri aveva una speranza per la sua bambina: la ricerca finanziata dal 5 per mille. Oggi nemmeno quella. La signora Simona chiede: “Perché ci fanno questo?”. Le rispondo la verità: perché, secondo loro, non portate voti né consenso.

Il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2010

milano calibro 'ndragheta

domenica 21 novembre 2010

Aiuto Voglio Scendere!!!!

pubblicata da Nella Toscano il giorno domenica 21 novembre 2010 alle ore 21.59
 
Davvero triste questa stagione che ci troviamo a dover vivere, non ci sono certezze,  e tanto meno si riesce ad intravvedere una via che ci porti fuori dal tunnel in cui siamo precipitati non solo per colpe altrui, ma anche nostre, ahimè!
La cosa più drammatica è che questa situazione non è limitata al contesto politico nazionale, ma si riflette anche in tutte le realtà locali.
Palermo poi sembra davvero immersa in una situazione  senza via d'uscita!
Se si guarda alla situazione politica regionale poi è davvero difficile capire quello che sta succedendo in Sicilia. Il Pd  alla Regione è al  governo con Lombardo e nonostante sia indagato per reati gravissimi, come lo è il concorso esterno per associazione mafiosa, il direttivo regionale di questo partito, di cui fa parte anche il Sen. Lumia componente della commissione antimafia(sic!), gli ha rinnovato la fiducia e quindi continuerà a governare con Lombardo, mentre gli ex alleati di Lombardo indicono manifestazioni per chiederne le dimissioni.
Difficile crederci e raccapezzarsi, ma questi sono i fatti!
Naturalmente al Comune di Palermo succede tutto il contrario, il PD è all'opposizione e chiede le dimissioni di Cammarata e c'è chi come Faraone vuole fare subito le primarie, perchè sta morendo dalla voglia di andare a fare il sindaco di Palermo, dopo appena due anni di permanenza all'Assemblea Regionale.
Si perchè ormai si usa che quando si conquista una poltrona, piuttosto che svolgere il proprio ruolo si comincia a pensare come organizzarsi per conquistarsi la poltrona successiva.
Come si vede non è solo b. che è sempre in campagna elettorale, ma la sindrome ha coinvolto anche quelli di sinistra  (si fa per dire).
Chi non siede ne al Comune, ne all'assemblea regionale freme per entrarci e allora si unisce al coro di chi vuole subito le primarie e per farle si sperimentano alleanze inedite, che  hanno in comune la pretesa di accreditarsi come movimenti civici nuovi di zecca, se non che di nuovo hanno ben poco.
Infatti, a spulciare le biografie di questi nuovi movimentisti ci sono tutti gli ex, che per forza di cose sono in panchina e fremono per entrare e poi ci sono gli aspiranti nuovi consiglieri e sindaci che scalpitano per entrare e via tutti insieme a chiedere le primarie, tutti ben attenti a non mescolarsi con chi non fa parte dei vari gruppi e gruppetti assolutamente impenetrabili, non sia mai che ci si possa contaminare.
Se uno però gli chiede uno straccio di programma sulla base del quale noi comuni cittadini dovremmo sobbarcarci l'onere di qualche euro per andarli a votare alle primarie, ti rispondono che il programma c'è, ma non si vede, quando va bene, oppure che il programma non è il momento di pensarci, che si facessero subito le primarie poi ci penserà chi risulterà il vincitore.
 Se questo è il tanto agognato cambiamento, AIUTOOOOOOOOOOOOOOO
VOGLIO SCENDEREEEEEEEEEEEE, ma 'ndo vado????????

Apocaliss mo’, I quattro cavalieri dell’Apocalisse di questa settimana

Nella Toscano  
pubblicata da Nella Toscano il giorno domenica 21 novembre 2010 alle ore 11.21
Nota creata.
  Prandelli e gli oriundi risolveranno i problemi della Nazionale? Dopo la vittoria di Pisapia e la "figura dei fregnoni" del Pd, che strategia adotteranno i democrats? E poi: le esternazioni del ministro dell'Interno e la caldaia di piazza della Loggia

"La Tigre della Padania", di Portos
 
Cesare Prandelli Con le ultime convocazioni della Nazionale di calcio, il nostro C.T. Cesare Prandelli ha lanciato un’idea risolutiva per i problemi del Paese: utilizzare gli oriundi, cioè dei finti italiani fatti in Sudamerica, come la Fiat Palio. Saputa la cosa, i Cinesi si sono subito dichiarati disponibili a realizzare dei giocatori taroccati per la nostra Nazionale, quasi identici a quelli autentici ma a metà prezzo rispetto a quelli realizzati in Argentina. Per distinguerli dagli originali, garantiscono a Pechino, il solo modo è osservare con estrema attenzione le cuciture. Qualora si decidesse di allargare ad altri settori la naturalizzazione di personaggi d’origine italiana, i benefici potrebbero essere immediati ed evidenti: in questo momento, è vero, non abbiamo centrocampisti come Ledesma, ma non abbiamo neanche politici come Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York, o Sonia Gandhi, né attori come De Niro o musicisti come Frank Zappa, tutti con antenati italiani. L’Oriundo può essere davvero la grande soluzione per i nostri problemi. Oltre che dall’Argentina e dal Brasile, la nostra Federazione spera di poter convocare, col tempo, anche dei calciatori d’origine italiana nati in Padania: la diplomazia sportiva è già al lavoro.

Giuliano Pisapia Il nostro Centrosinistra riesce a perdere anche contro se stesso: ecco il vero senso della democrazia. Alle recenti primarie per scegliere il candidato alle comunali di Milano, quello che dovrà affrontare la cotonatissima Letizia Moratti, un raccapricciante film horror è stato proiettato di fronte ai vertici del Partito di Bersani: il pozzo e il Vendola. Invece del democrat Boeri, infatti, gli elettori hanno scelto l’ex deputato di Rifondazione Giuliano Pisapia, proposto dall’emergente Nichi. Con questo straordinario risultato, il Pd ha ottenuto un duplice scopo: presentare un candidato non condivisibile dall’Udc di Casini e fare quella che Karl Marx, nel fondamentale saggio Lavoro salariato e Capitale, definisce “la figura dei fregnoni”. Peccato che il Partito d’Azione e il Movimento civico per la rivalutazione della ceramica non abbiano presentato i loro uomini di punta in queste primarie, altrimenti lo scontro sarebbe stato ancora più avvincente. A questo punto, una sola strategia rimane da tentare ai brillanti dirigenti del nostro principale Partito d’opposizione: invitare con tutte le loro forze gli elettori a non votare per il candidato che presentano. Hai visto mai dovesse funzionare…

Roberto Maroni Pur essendo Ministro dell’Interno, esterna continuamente. L’ultima è contro lo scrittore Roberto Saviano, che in tv ha parlato d’infiltrazioni malavitose nella Lega, fenomeno peraltro confermato dall’Antimafia. “Impossibile che uomini della camorra operino nel Nord Italia – ha chiarito Maroni- dove, grazie all’azione del governo ed in particolare della Lega, è praticamente impossibile trovare i friarielli e la torta caprese”. Parole dure e inconfutabili, la risposta che i Lumbard si aspettavano dall’erede di Bossi. Maroni ha chiesto in maniera vibrante di poter intervenire nel programma di Fabio Fazio, per replicare alle calunnie e, con l’occasione, per interpretare almeno un paio di Canti del Po del Duo di Piadena. Qualora Rai 3 decida di non dare soddisfazione al leader leghista, questi s’è detto pronto a rivolgersi alle massime cariche del nostro Paese: il Presidente della Camera, il Presidente del Senato, il Presidente della Repubblica, su su fino a Bernardo Provenzano. Il Ministro Maroni ha ragione: il vero, grande pericolo che l’Italia corre non è che la criminalità organizzata s’infiltri nello Stato, ma piuttosto che lo Stato s’insinui nella Mafia. E’ l’unica Istituzione che ancora funziona, qui da noi, cerchiamo di salvaguardarla.

Corte d’Assise di Brescia Ormai è ufficiale: in piazza della Loggia a Brescia, 36 anni fa, esplose una caldaia. Del resto, all’epoca non c’erano ancora i controlli obbligatori che ci sono oggi. I giudici della Corte d’Assise hanno assolto tutti e cinque gli imputati, un vivace gruppetto di neofascisti: l’esito del processo è stato determinato dall’insufficienza di prove e, nella fase finale, dall’insufficienza di vergogna. Oltre alla strage di Brescia (8 morti e 102 feriti), anche quelle di Piazza Fontana, della Questura di Milano, dell’Italicus, della stazione di Bologna e del treno rapido 904 rimangono senza colpevoli: è giusto, perché in Italia, in fin dei conti, le stragi le facciamo, ma senza cattiveria. Molti cittadini, inspiegabilmente, si sono scandalizzati per l’applicazione, anche nel procedimento giudiziario in questione, del segreto di Stato, che vedono come qualcosa di losco e di misterioso, mentre invece si tratta di una procedura del tutto lineare, onesta e chiara: segreto di Stato, per quanto riguarda le tante stragi irrisolte, significa semplicemente mantenere a tutti i costi il segreto su chi è stato. Smettiamola con la dietrologia, a meno che non si tratti di commentare al bar il culo della cassiera.

mercoledì 17 novembre 2010

L'italia del sottosuolo



Sono settimane ormai che l'annuncio è nell'aria: il governo Berlusconi sta finendo, anzi è già finito. Il suo regno, la sua epoca, sono morti. È sempre lì sul palcoscenico, come nelle opere liriche dove le regine ci mettono un sacco di tempo a fare quel che cantano, ma il sipario dovrà pur cadere. Anche i giornali stranieri assistono al funerale, nei modi con cui da sempre osservano l'Italia: il feeling, scrive l'Economist, la sensazione, è che la commedia sia finita. Burlesquoni è un brutto scherzo di ieri.

In realtà c'è poco da ridere, e il ventennio che abbiamo alle spalle è infinitamente più serio. Non siamo all'epilogo dei Pagliacci, e non basta un feeling per spodestare chi è sul trono non grazie a sentimenti ma a una macchina di guerra ben oleata. Per uscire dalla storia lunga che abbiamo vissuto  -  non 16 anni, ma un quarto di secolo che ha visto poteri nati antipolitici assumere poi il comando  -  bisogna, di questo potere, averne capito la forza, la stoffa, gli ingredienti. Non è un clown che si congeda, né l'antropologia dell'uomo solitario aiuta a capire. I misteri di un'opera sono nell'opera, non nell'autore, Proust lo sapeva: "Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che manifestiamo nelle nostre abitudini, nella società, nei nostri vizi". Sicché è l'opera che va guardata in faccia, per liberarsene senza rompersi ancora una volta le ossa.Chi vagheggia governi tecnici o elezioni subito, a sinistra, parla di regime ma ne sottovaluta le risorse, la penetrazione dei cervelli.

Un regime fondato sull'antipolitica - o meglio sulla sostituzione della politica con poteri estranei o ostili alla politica, anche malavitosi - può esser superato solo da chi è stato detronizzato. Nessun tecnico potrà resuscitare le istituzioni offese. Può farlo solo la politica, e solo se essa si dà del tempo prima del voto. Capire il regime vuol dire liberare quello che esso ha calpestato, e quindi non solo mutare la legge elettorale. Non è quest'ultima a rendere anomala l'Italia: se così fosse, basterebbe un gesto breve, secco. Quel che l'ha resa anomala è l'ascesa irresistibile di un uomo che fa politica come magnate mediatico. Berlusconi ha conquistato e retto il potere non malgrado il conflitto d'interessi, ma grazie ad esso. Il conflitto non è sabbia ma olio del suo ingranaggio, droga del suo carisma. La porcata più vera, anche se tabuizzata, è qui. La privatizzazione della politica e dei suoi simboli (non si governa più a Palazzo Chigi ma nel privato di Palazzo Grazioli) è divenuta la caratteristica dell'Italia.

Proviamo allora a esaminare i passati decenni, oltre l'avventura iniziata nel '94. L'avventura è il risultato di un'opera vasta, finanziata torbidamente e cominciata con l'idea di una nuova pòlis, un'altra civiltà. Un progetto - è Confalonieri a dirlo - che "ha contribuito a cambiare il clima grigio e penitenziale degli anni '70, ed è stato un elemento di liberazione. Ha portato più America e più consumi, più allegria e meno bigottismo". Più America, consumi, allegria: la civiltà-modello per l'Italia divenne Milano2, una gated community abitata da consumatori ansiosi di proteggersi dal brutto mondo esterno, di sentirsi più liberi che cittadini. E al suo centro una televisione a circuito chiuso, che intrattenendo distrae, occulta, manipola: nel '74 si chiama Milano-2, diverrà l'impero Mediaset. Quando andrà al potere, il Cavaliere controllerà tutte le reti: le personali e le pubbliche. Tutto questo non è senza conseguenze: cadendo, il Premier non lascia dietro di sé una società sbriciolata. Il paese in briciole è stato da principio sua forza, sua linfa. Non si tratta di profittare di subitanei sbriciolamenti, ma di far capire agli italiani che su questo sfaldamento Berlusconi ha edificato la sua politica. Che su questo ha costruito: sul maciullamento delle menti, non sull'individualismo. Su un'Italia che somiglia all'Uomo del sottosuolo di Dostojevski: un'Italia che rifiuta di vedere la realtà; che "segue i propri capricci prendendoli per interessi"; che giudica intollerabile che 2+2 faccia 4. Un'Italia che "vive un freddo e disperato stato di mezza disperazione e mezza fede, contenta di rintanarsi nel sottosuolo". Un'Italia arrabbiata contro chiunque vorrebbe illuminarla (la stampa, o Marchionne, o i magistrati) così come l'America arrabbiata del Tea Party il cui ossessivo bersaglio è la stampa indipendente.

Correggendo solo la legge elettorale si banalizza la patologia. Altre misure s'impongono, che permettano agli italiani di comprendere quanto sono stati intossicati. Esse riguardano il controllo di Berlusconi sull'informazione e il conflitto d'interessi. La profonda diffidenza verso una società bene informata (per Kant è l'essenza dei Lumi) caratterizza il suo regime. "Non leggete i giornali!" - "Non guardate certi programmi Tv!": ripete. Gli italiani devono restare nel sottosuolo, eternamente incattiviti. Altro che allegria. È sulla loro parte oscura, triste, che scommette. Qualsiasi governo che non si proponga di portar luce, di riequilibrare il mercato dell'informazione, fallirà.

Per questo è importante un governo di alleanza costituzionale che raggiusti le istituzioni prima del voto, e un ruolo prioritario è riservato non solo a Fini ma alle opposizioni. Fini farà cadere il Premier ma l'intransigenza sul conflitto d'interessi spetta alla sinistra, nonostante gli ostacoli esistenti nel suo stesso seno. Del regime, infatti, il Pd non è incolpevole. Fu lui a consolidarlo con un patto preciso: la conquista di suoi spazi nella Rai, in cambio del potere mediatico del Cavaliere. Tutti hanno rovinato la tv, pur sapendo che il 69,3 per cento degli italiani decide come votare guardandola (dati Censis).

A partire dal momento in cui fu data a Berlusconi l'assicurazione che l'impero non sarebbe stato toccato, si è rinunciato a considerare anomali la sua ascesa, il conflitto d'interessi. E i responsabili sono tanti, a sinistra, cominciando da D'Alema quando assicurò, visitando Mediaset nel '96: "Non ci sarà nessun Day After, avremo la serenità per trovare intese. Mediaset è un patrimonio di tutta l'Italia". La verità l'ha detta Luciano Violante, il giorno che si discusse la legge Frattini sul conflitto d'interessi alla Camera, il 28-2-02: "L'on. Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena  -  non adesso, nel '94 quando ci fu il cambio di governo  -  che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa l'on. Letta... Voi ci avete accusato nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto d'interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni... Durante i governi di centrosinistra il fatturato Mediaset è aumentato di 25 volte!". Il programma dell'Ulivo promise di eliminare conflitto e duopolio tv, nel '96. Non successe nulla. Nel luglio '96, la legge Maccanico ignorò la sentenza della Consulta (Fininvest deve scendere da tre a due tv). Lo stesso dicasi per l'indipendenza Rai. È il centrosinistra che blocca, nell'ultimo governo Prodi, i piani che la sganciano dal potere partitico. A luglio Bersani ha presentato un disegno di legge che chiede alla politica di "fare un passo indietro". Non è detto che nel Pd tutti lo sostengano. Una BBC italiana è invisa a tanti.

Se davvero si vuol uscire dall'anomalia, è all'idea di Sylos Labini che urge tornare: all'ineleggibilità di chi è titolare di una concessione pubblica, secondo la legge del 30 marzo '57. D'altronde non fu Sylos a dire che l'ineleggibilità è la sola soluzione. Il primo fu Confalonieri, il 25-6-2000 in un'intervista a Curzio Maltese sulla Repubblica. Sostiene Confalonieri che l'Italia, non essendo l'Inghilterra della Magna Charta, non può permettersi di applicare le proprie leggi. Forse perché il paese è sprezzato molto. Forse perché c'è chi lo ritiene incapace di uscire dal sottosuolo, dopo una generazione.

Barbara Spinelli

domenica 14 novembre 2010

GRAMSCI: TEMA DI QUINTA ELEMENTARE DI ANTONIO GRAMSCI.

 pubblicata da Biblioteca Gramsciana il giorno domenica 14 novembre 2010 alle ore 11.18
 Il tema era questo:"Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti?"

Ghilarza, addì 15 luglio 1903 Carissimo amico,
Poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stai bene di salute. Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non ripren derai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelli gente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi? Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no reste remo zucconi. Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna.
Quanti ragazzi poveri  ti  invidiano,  loro  che  avrebbero voglia  di   studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi.
Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.
Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio "l'ozio è il padre dei vizi." Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Fran cesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillan tissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.
Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili.
Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.
Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal
Tuo aff.mo amico Antonio

giovedì 11 novembre 2010

La Rivluzione delle donne!!!

La rivoluzione delle donne!!!

pubblicata da Nella Toscano il giorno giovedì 11 novembre 2010 alle ore 19.39
Se si guarda alla situazione attuale dell'Italia  è impossibile  farsi un'idea di come uscire indenni da questo disastro.
Assistiamo con angoscia al lento sgretolarsi di ogni certezza e alla vana ricerca di una strada che possa portarci in un luogo in cui tutto si ricompone e ritorna al proprio posto.
La confusione, l'accavallarsi di voci, progetti, speranze tutti volti alla ricerca di possibili eventuali rimedi danno la sensazione di essere finiti in una torre di babele dentro la quale è difficile riuscire a districarsi.
Penso che la voglia di partecipazione di chi ha chiaro lo stato di degrado dell'Italia sia una cosa necessaria e lodevole, ma al tempo stesso se questa voglia di partecipazione non riesce a trovare una strada, un punto d'incontro e di  sintesi tutta questa voglia di progettare il futuro, il nostro futuro per cercare di cambiare l'Italia alla fine non ci porterà da nessuna parte.
C'è tanta voglia di protagonismo, in molti anche il disperato bisogno di ricavarsi un posto al sole, aspirazione legittima, ma che se fine a se stessa rischia  di ingarbugliare ancora di più la matassa.
L'altro guaio è che i partiti ancora non hanno consapevolezza del travaglio che attraversa il paese e non riescono  a parlare ai cittadini in cerca di un punto di riferimento in maniera chiara e diretta, lasciando i più senza una rappresentanza.
Continuando così dove andremo a finire?
Si presume che questo governo avrà durata breve, ma in vista di questo ancora non si riesce a capire dove vuole andare il PD e soprattutto con chi vuole andare!
Intanto sappiamo che in Sicilia rimane nel governo Lombardo, nonostante quest'ultimo  sia accusato di collusioni con la mafia e non aiutano certo le parole di Veltroni che  chiede   a Lombardo solo di dire in maniera chiara  se è o meno colluso con la mafia, mentre  Bersani a livello nazionale guarda all'UDC di Casini, a Fini e all' MPA, piuttosto che a sinistra.
Di fronte a tutto questo si rimane completamente disorientati!
Certo non possiamo mica aspettarci che Lombardo verrà a dirci chiaro e tondo che Lui fa parte della mafia, o che l'ha o meno favorita, una persona ragionevole questo non lo può pensare.
Io penso che una persona ragionevole dovrebbe invece pensare e dire che di fronte a fatti del genere è opportuno che chi è indagato per reati così gravi si faccia da parte.
Dovrebbe ribadire la necessità che l'indagato vada a chiarire nelle sedi opportune e solo dopo che avrà chiarito ed è risultato estraneo ai fatti che gli vengono addebitati potrà tornare a fare politica.
Dobbiamo prendere atto che ormai questa regola elementare di opportunità politica non la rispetta più nessuno e non è davvero una bella cosa.
All'imputato onorevole o presidente che sia  si chiede solo di chiarire e può continuare per la sua strada, può continuare a governare!
Dalle parole della politica non si riesce a intravvedere una strada percorribile con entusiasmo e determinazione, mentre  i tanti movimenti , associazioni, gruppi e gruppetti che nascono come funghi non si riesce a trovare  una via unitaria, forse nemmeno cercata, per incanalare il dissenso verso la politica, soprattutto a sinistra, con il rischio che molti non andranno poi a votare  ed il pericolo che possa tornare a vincere la destra.
Fini l'ha capito e sta lavorando per vincere, mentre la sinistra continua a dividersi ed a perdere consensi!!!
In tutto questo buio una luce però si riesce ad intravvedere e sta tutta nella rinata voglia delle donne di ritornare a lottare e nella ritrovata consapevolezza di essere  più della metà degli Italiani e che per questo gli si deve garantire una adeguata rappresentanza nelle Istituzioni, a tutti i livelli.
Le donne vogliono tornare ad impegnarsi, anzi hanno già cominciato ad impegnarsi per la "rivoluzione gentile", con la consapevolezza che non possono esimersi da questo impegno se veramente si vuole cambiare l'Italia!!!!!
Nella Toscano

lunedì 1 novembre 2010

Un fondo di solidarietà nazionale per aiutare le donne e le famiglie in difficoltà

pubblicata da Nella Toscano il giorno lunedì 1 novembre 2010 alle ore 16.51

Ritengo utile mettervi a conoscenza di questa importante
Proposta di "Un Progetto Per Cambiare L'italia"
affinchè possiate conoscerla e condividerla.



E' necessario, soprattutto in questo momento in cui le famiglie ed in modo particolare le donne prive di reddito, sono in grande difficoltà, istituire un fondo di solidarietà nazionale, reperendo le risorse nell'ambito dell'8 x 1000, che ognuno di noi ogni anno all'atto della dichiarazione dei redditi decide di donare alle chiese oppure a nessuno.Infatti molti Italiani non volendo donare a nessuna delle chiese, che usufruiscono di tale possibilità, non lo danno a nessuno, non sapendo però che in mancanza di una specifica indicazione la quota parte dell'8x1000 relativa alla dichiarazione dei redditi verrà redistribuita in misura percentuale alle chiese.Basterebbe aggiungere un'altra casellina nella dichiarazione dei redditi e queste somme potrebbero andare a finanziare il fondo di solidarietà nazionale che io propongo di istituire e per dare la possibilità agli Italiani di scegliere a chi donare i propri soldi.In passato abbiamo verificato la percorribilità giuridica di questa proposta ed infatti abbiamo poi fatto una proposta di legge di iniziativa popolare, raccogliendo diecimila firme. La proposta è poi diventata disegno di legge perchè presentata alla camera dei deputati ed al Senato della repubblica da parlamentari della sinistra, ma poi si è persa per mancanza di volontà politica,al governo c'era la destra, come possiamo immaginare.La quota dell'otto x 1000 che ogni anno gli Italiani non destinano a nessuno dei beneficiari si aggira intorno a 1200 miliardi delle vecchie lire.Ognuno può capire quale è la posta in gioco e quanti problemi potrebbero essere risolti.
Nella Toscano