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venerdì 28 gennaio 2011

Un Paese devastato e senza speranza

Questo è il mio Paese, così è ridotto questo sfortunato Paese!!
Di chi è la colpa?
Io penso che la colpa è di tutti, o quasi.
Nessuno può chiamarsi fuori, tutti nel nostro piccolo abbiamo contribuito a questo sfacelo. I genitori che hanno abdicato in massa a fare il loro mestiere, gli uomini con la loro bramosia di potere e la loro avidità incontenibile, con la bramosia di fare denaro da avere a qualunque costo, calpestando i diritti di tutti, corrompendo le coscienze; le donne con la loro voglia di apparire, di raggiungere vette inimmaginabili a qualunque costo, anche a costo di svendere la loro dignità; la scuola che non ha saputo educare e prevenire; la magistratura che non ha saputo difendersi da quella parte malata che  mortificato le Istituzioni e sfiduciato i cittadini; la politica che si è fatta abbindolare da opportunismi di ogni risma.
Già la politica! I politici  che abbiamo scelto noi, noi che non abbiamo saputo né voluto guardare questi politici per quello che sono, credendo di essere furbi pensando solo e soltanto ai fatti nostri, dimenticando che facendo così avremmo creato le condizioni per questo degrado.Noi che corriamo dietro a sigle nuove di zecca che nascondono dietro sempre i soliti personaggi e illudendoci molto ingenuamente, ma forse solo per opportunismo, che cambiando le sigle si potesse arrivare al cambiamento necessario, senza minimamente porci il problema che per cambiare è necessario cambiare le persone, perchè le idee camminano sulle gambe delle persone e se ci sono sempre le stesse persone che pensano ai fatti propri le idee rimangono le stesse, come infatti è successo.
Si potrebbe continuare all'infinito, ma mi fermo qua.
Vorrei illudermi che  ricordare queste cose possa servire a qualcosa, ma non ci spero più di tanto, basta guardarsi intorno per accorgersi che è inutile sperare!!!
La corruzione è dilagante, in tutti i campi, a tutti i livelli , in tutte le istituzioni,  questa è la cosa che fa star più male, che ti toglie il respiro, che ti toglie la speranza e ti mette di fronte a un bivio, quel bivio che non avresti mai voluto incontrare ... e invece è là ad aspettarti con tutta la carica di violenza che nessuno riesce ad immaginare ....
Che fare non lo so. Vorrei sperare nelle donne, ma a volte  mi sembra una battaglia persa in partenza, spero di sbagliarmi, continuerò a lottare ancora, ma al momento vedo tutto nero, ahimè!
Intanto prendo atto della cosa più aberrante e sconvolgente che sta succedendo: queste femminucce e chi gli sta dietro:uomini, donne e genitori  hanno devastato la dignità delle donne. I nostri politici di destra, ma anche di sinistra   possono dirsi innocenti, hanno fatto passare l'idea che con il sesso si può diventare ministri, onorevoli, sindaci e chissà quante altre cose ancora e questo, ahimè e questo pensiero ha preso il sopravvento, nel silenzio più totale della cultura e anche delle donne, rimaste per troppo tempo a guardare.
Come uscirne non so, perchè rieducare le masse non è roba da poco e noi quelli che abbiamo un'altro sentire, che abbiamo una concezione alta delle Istituzioni siamo fuori luogo, tagliate fuori da tutto. Nessuno che abbia voglia di ascoltarci.
Mi sta prendendo la voglia matta di lasciare questo Paese. Voglio andare via, non è possibile continuare a vivere così in un Paese bloccato con un  Parlamento che si occupa solo di una sola persona. Adesso Basta davvero, abbiamo sopportato per vent'anni ..... cosa che solo noi Italiani siamo stati capaci di fare, bel primato davvero!!!!
Nella Toscano

giovedì 27 gennaio 2011

La Grande sfida

bblicata da Nella Toscano il giorno giovedì 27 gennaio 2011 alle ore 19.38
Sabato 22 gennaio, come sapete , a Palermo si è costituito il gruppo regionale della RETE DELLE DONNE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE alla presenza della portavoce Nazionale Rita Sarò, a cui hanno partecipato molte donne di diverse realtà sociali e politiche, ma anche uomini e questo, di sicuro, è stato un fatto positivo. Ci siamo confrontate e soprattutto abbiamo potuto scambiarci esperienze, illusioni e delusioni che  nel corso degli anni hanno  segnato la nostra vita, molto spesso lasciandoci   amarezza e   delusioni.
Dopo anni di silenzio siamo di nuovo  in prima fila, perché avvertiamo l’urgenza di una sfida che mai si è concretizzata: la conquista della libertà delle donne, il rispetto della dignità delle stesse  e la presenza nelle istituzioni al pari degli uomini. E’ certo che in questi ultimi anni abbiamo abbandonato il campo, molte per opportunismo, altre per stanchezza, altre ancora perché irrimediabilmente deluse e questo abbandono ci ha catapultato indietro di molti anni, vanificando le battaglie degli anni‘60-‘70, anzi lasciando incompiuto quel cammino intrapreso.
I fatti sconvolgenti di questi ultimi giorni, il vedere come gli uomini ci hanno ridotto a merce di scambio, il  constatare come le donne presenti nelle istituzioni siano state scelte sempre in virtù di uno scambio, sempre per volere di un uomo,  che ci considera solo  un oggetto di piacere da comprare come vuole e quando vuole, non può che farci rabbrividire e far  emergere quel moto di ribellione  che per troppo tempo è stato sopito. Io credo che non possiamo più tacere e penso, soprattutto, che non possiamo stare più con  le mani in mano nell’attesa che qualche nostro amico ci risolve i problemi e ci procura un posto in lista. Noi abbiamo l’urgenza di  trovare l’unità tra le donne e smetterla di farci la guerra, dobbiamo essere consapevoli,  come dice Paola Concia, dobbiamo acquisire la consapevolezza una volta per tutte “che da sole non si va da nessuna parte, gli uomini lo sanno: anche quando si fanno la guerra tra loro, si legittimano a vicenda. Smettiamo di accudire e preservare la leadership maschile come assistenti sociali, come badanti. Rilanciamo una comunità di donne con aspirazioni alte, che parli in prima fila e in prima persona al paese, nelle tante voci e diversità.”
Io penso che questa è la strada che dobbiamo percorrere e penso che  è la sola che potrà salvarci dal degrado insopportabile in cui siamo precipitati, in cui gli uomini, con in testa il solito insopportabile b., ci hanno precipitati.
Per fare questo è chiaro che serve l’impegno concreto di tutte, avendo chiaro che questo comporta anche qualche sacrificio personale. Io lo sto facendo, mi sto impegnando senza riserve a far crescer la RETE DELLE DONNE PER LA RIVOLUZIONE GENTILE, che può sicuramente essere una risposta alta a questo sfacelo, ma per riuscirci c’è bisogno di tutte nessuna esclusa, c’è bisogno soprattutto del vostro impegno concreto e senza riserve!!
 Nella Toscano
www.rivoluzionegentile.it

mercoledì 26 gennaio 2011

LETTERA AI DEPUTATI DELL'ARS

                  AL PRESIDENTE DELLA REGION
                  AL PRESIDENTE DELL’A.R.S.
                  A TUTTI I CAPIGRUPPO ARS
                   ALLE DEPUTATE SICILIANE:
                   Giulia Adamo, Concetta Raia ,
                    Caronia A,Maria

Oggetto: Riforma elettorale in Sicilia.
La Rete Delle Donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile, con la presente chiede il rispetto  dell’art. 51 della Costituzione.
Pertanto  nella predisposizione  della legge in questione, si richiama  la necessità che vengano definite coerentemente modalità operative nel rispetto dell’enunciato ed al fine di attuare  la parità di rappresentanza nelle Istituzioni.

Certi che Vogliate essere garanti della Costituzione, si chiede un urgente incontro.
Distinti saluti.
Palermo, 26.01.2011

                                                               La Responsabile Regionale della Rete
                                                                       Arch. Sebastiana ( Nella) Toscano

martedì 25 gennaio 2011

Appello in difesa della Costituzione

 Il 24 gennaio 2011, sotto la presidenza di Oscar Luigi Scalfaro, il Direttivo nazionale dell’associazione “Salviamo la Costituzione” ha approvato all’unanimità il seguente appello:

“Nel 2006 un referendum popolare respinse a grande maggioranza il più grave tentativo di demolire il nostro sistema costituzionale, accentrando tutti i poteri nelle mani del Presidente del Consiglio.
Ignorando il risultato del referendum, lo stesso tentativo di sovversione della Costituzione repubblicana rischia oggi di realizzarsi in fatto, con procedimenti, iniziative e comportamenti che ne mettono in discussione i principi fondamentali: la divisione dei poteri, il ruolo del Parlamento, l’indipendenza della Magistratura, il ruolo del Capo dello Stato.
L’impegno delle istituzioni per risolvere i problemi dei cittadini italiani lascia sempre più il passo alla esasperata ricerca di strumenti ed espedienti per rafforzare i poteri del capo del Governo, garantirgli una totale immunità, asservire il Parlamento ai suoi voleri e interessi personali, emarginare le Istituzioni di garanzia (dal Presidente della Repubblica alla Magistratura), condizionare l’informazione al fine di manipolare le idee e le scelte dei cittadini.
Nei fatti, si restringono sempre più gli spazi di reale partecipazione democratica e l’effettività dei diritti di libertà politica.
Rivolgiamo a tutti coloro che rivestono responsabilità istituzionali un forte appello a rispettare il giuramento di fedeltà alla Costituzione e dunque ad astenersi da scelte e comportamenti che ne violino i principi e a prendere tutte le iniziative necessarie per rimuovere le situazioni di incompatibilità e ristabilire il rispetto dei valori costituzionali.
A tutte le cittadine e i cittadini rivolgiamo l’appello a una forte mobilitazione per la difesa e l’attuazione della Costituzione e a viverne nelle quotidianità lo spirito e i valori.
Solo su queste basi l’Italia può risorgere e risorgerà”.

Il Presidente
Oscar Luigi Scalfaro

mercoledì 19 gennaio 2011

Le altre donne

http://www.unita.it/firmedonne/
Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo».

Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e le sue leader, le politiche fatte eleggere per le loro doti di maitresse, le starlette televisive che diventano titolari di ministeri.
Ancora una volta, il baratro non è politico: è culturale. E’ l’assenza di istruzione, di cultura, di consapevolezza, di dignità. L’assenza di un’alternativa altrettanto convincente. E’ questo il danno prodotto dal quindicennio che abbiamo attraversato, è questo il delitto politico compiuto: il vuoto, il volo in caduta libera verso il medioevo catodico, infine l’Italia ridotta a un bordello.

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole come forma di emancipazione dal bisogno e persino come strumento di accesso ai desideri effimeri sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. Sono due anni che lo faccio, ma oggi è il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.

La vera domanda è perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.

Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi – e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? - per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.

Lo sconcerto, lo sgomento non sono le carte che mostrano – al di là dei reati, oltre i vizi – un potere decadente fatto di una corte bolsa e ottuagenaria di lacchè che lucrano alle spalle del despota malato. Lo sgomento sono i padri, i fratelli che rispondono, alla domanda è sua figlia, sua sorella la fidanzata del presidente: «Magari». Un popolo di mantenuti, che manda le sue donne a fare sesso con un vecchio perché portino i soldi a casa, magari li portassero. Siete questo, tutti? Non penso, non credo che la maggioranza lo sia. Allora, però, è il momento di dirlo.
 

sabato 15 gennaio 2011

Lettera al Presidente della Repubblica!

Ill. mo Sig. Presidente della Repubblica Italiana,
Le scrivo perchè sono una cittadina indignata per il comportamento di un Presidente del Consiglio che va oltre ogni umana fantasia.
Non posso accettare che il mio Paese venga governato da una persona oggetto di indagine e con capi di imputazioni gravissimi.
E' ora che il nostro Paese torni ad essere un paese normale!
Siamo stanchi e preoccupati per il disastro economico, sociale ed etico in cui questa classe dirigente ha precipitato il Paese.
Non vogliamo più essere lo zimbello del mondo.
Per questo Le chiedo sommessamente di utilizzare i poteri che la Costituzione Le attribuisce per liberarci da questo insopportabile dramma.
Confido nella Sua sensibilità Istituzionale!
Voglia gradire i migliori saluti.

Auf, auf zum Kampf zum Kampf - Hannes Wader

venerdì 14 gennaio 2011

Non può partecipare alle primarie chi si chiama Vendola di cognome e Nicola di nome»

(dal blog di Giuseppe Civati, dopo la riunione di direzione del PD)
Preferirei di no
Cercherò di spiegare il mio giudizio negativo sulla direzione di oggi, senza polemica (e anche senza ironia, perché difficilmente è compresa, ultimamente). Sono le cose che ho detto, intervenendo in mattinata.
1. Non c'è più il Nuovo Ulivo di cui Bersani parlò nella lettera di questa estate. Non c'è alcuna relazione particolare con Di Pietro e Vendola, rispetto a quella che si potrebbe costruire con il Terzo Polo. Bersani lo fa capire, altri lo dicono esplicitamente: c'è chi dice che Vendola e Fini sono alleati eventuali, sullo stesso piano, come lo erano - in tempi molto diversi, per altro - Bertinotti e Dini (una consonante di differenza). Secondo me, se posso, non è vero (i nostri elettori, quasi nessuno, la pensa così) ed è anche molto pericoloso, perché da questa posizione è molto difficile "tornare indietro": se Casini e Fini non ci dovessero stare o se non riuscissimo a costruire l'alleanza con loro, la coalizione di centrosinistra più classica arriverebbe sfinita alle elezioni e apparirebbe come una soluzione di ripiego. Non che non capisca, insomma, la ragione di un'interlocuzione con il Terzo Polo, ma continuo a sconsigliare al Pd di perderci l'anima e di trovare, sul punto, una misura e un equilibrio.
2. Le primarie, dice Bersani, le vogliamo «riformare per salvarle». Formula sibillina che non chiarisce che cosa succederà nel caso di alleanze con chi le primarie non le vuole fare. Sarebbe più sincero dire che in caso di estensione della coalizione verso il Terzo Polo non si faranno (e forse qualcuno sta pensando di non farle in ogni caso, o di non farle più di coalizione, come lo stesso Bersani ha sostenuto in passato, ma di tornare a primarie di partito). In generale, serpeggia una certa paura nei confronti di Vendola. C'è chi ha addirittura detto che se Vendola vincesse le primarie, non lo voterebbe alle elezioni. Forse il Pd potrebbe inserire nel proprio Statuto un articolo che dice: «Non può partecipare alle primarie chi si chiama Vendola di cognome e Nicola di nome (Nichi per gli amici e, soprattutto, per i compagni)». In verità, non si capisce davvero perché il Pd non sia convinto di vincerle, le primarie, con un suo candidato, magari con lo stesso Bersani. Per me è un mistero, ma sono sicuramente io a sbagliarmi. In ogni caso, quasi tutti pensano che così non vanno bene, le primarie, nonostante siano state «riformate» solo qualche mese fa. Sembra che il Pd abbia più paura delle primarie che delle stesse elezioni. Questo ormai è evidentissimo.
3. Non c'è nessuna polemica da parte mia, solo un po' di delusione nei confronti di una direzione che doveva essere risolutiva, anche alla luce dei sei mesi precedenti e degli ultimi quattro passati senza che fosse mai convocata, ma alcune cose si faticano a capire, altre - purtroppo - si capiscono benissimo. Bersani ha accennato a una riforma della legge elettorale (un maggioritario a doppio turno, con una quota proporzionale, come si sa da qualche tempo) senza specificare chi è d'accordo con questa impostazione (il problema che si è manifestato in questi mesi, dove la legge elettorale era solo evocata e mai illustrata e non è stata portata all'attenzione del Parlamento e del Paese). Ho trovato un po' pericolose certe analogie - sperticati paragoni tra Berlinguer e Moro e gli attuali protagonisti della nostra fase politica - e un po' avventate certe metafore, a proposito dell'emergenza democratica che stiamo vivendo (che c'è da almeno diciassette anni, per la verità). Per me il punto è proprio questo: l'esigenza di cambiamento che attraversa la società italiana va rappresentata con un profilo politico netto e preciso, con un forte progetto culturale, per «andare oltre» B, come Bersani ripete spesso, riprendendo inconsapevolmente un nostro slogan di qualche mese fa. Il Pd dovrebbe fare così, rappresentare questo punto di vista. Un'esigenza ancora più forte in vista di alleanze dai contorni sempre più sfumati. Talvolta impalpabili.
4. Per una volta spero sinceramente di sbagliarmi e che questa linea, nella quale faccio davvero fatica a riconoscermi, si riveli quella 'giusta'. Perché se è quella 'sbagliata', temo che saranno guai.

mercoledì 12 gennaio 2011

Convocazione Riunione della Rete delle donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile

pubblicata da Nella Toscano il giorno mercoledì 12 gennaio 2011 alle ore 15.37
 La Riunione della Rete delle donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile è convocata per il giorno 22 gennaio prossimo alle ore 10,00 presso la biblioteca dell'Istituto Gramsci Siciliano in Via Gilli Paolo n°4, Palermo.
L'ordine del giorno è:
- Costituzione del gruppo Siciliano della Rete;
- Costituzione dei gruppi d...i lavoro regionali;
- Programmazione eventi per divulgare e far conoscere la rete, che abbiano ad oggetto i problemi politici sul tappeto a cui vogliamo dare il nostro contributo.
Spero di vedervi numerosi, vista l'importanza, soprattutto per darci il Vostro necessario contributo perchè la Rete possa crescere e divulgarsi.
Nella Toscano
Referente per la Sicilia

Se condividete invitate i vostri amici e le vostre amiche a partecipare!!!!

domenica 9 gennaio 2011

Nichi Vendola da Fabio Fazio

 
C'è una differenza nell’idea di libertà tra noi e Berlusconi: per lui è
l’infinita acquisizione di merci. Per noi è libertà dalla paura, dalla
miseria, dalla superstizione. Dobbiamo riprenderci la parola 'libertà' e
riconsegnarla al suo vero significato.
http://www.facebook.com/album.php?aid=82142&id=38771508894

sabato 8 gennaio 2011

George Sand La Prima Donna Femminista

  -Aurore Dudevant fu la prima donna a spezzare le tradizionali catene della dipendenza femminile e della schiavitù domestica per dare l'assalto a barriere inviolate da secoli: spinta da idee molto avanzate rispetto ai tempi, chiedeva l'uguaglianza dei sessi, il diritto alla proprietà per le donne ed il divorzio.

Produsse più opere di qualsiasi altra scrittrice: pubblicò oltre 100 libri e vendette più opere di qualsiasi altro autore dei suoi tempi, con la sola esclusione di Victor Hugo e Balzac; incarno l'ideale romantico dei suoi giorni, fu amata dal poeta Alfred de Musset e dal musicista Frederic Chopin. Gli uomini provavano per lei amore ed odio, ammirazione o disprezzo, mai indifferenza: resta ancor oggi un simbolo dell'emancipazione femminile, avendo rischiato tutto per affermare il diritto di poter amare e pensare con la propria testa.
George Sand La Prima Donna Femminista
Aurore si era abituata presto ad essere indipendente, aveva quattro anni quando suo padre morì e la nonna paterna, l'aristocratica e severa Madame Dupin de Fracueil, caccio di casa la nuora, colpevole di essere troppo frivola, e si incaricò di allevare la nipotina nella sua tenuta di Nohant, nel Berry.
Aveva 17 anni quando la nonna morì e si innamorò di Casimir Dudevant, un rude uffciale di cavalleria originario della Guascogna.
Ben presto capì che l'unica cosa che li univa era solo l'amore per i cavalli, e dopo otto anni di incomprensioni e di adulteri del marito, Aurore si decise ad abbandonarlo per trascorrere sei mesi ogni anno a Parigi
Quante donne nel 1830 avrebbero volute essere altrettanto libere! ma tenute in soggezione dal codice Napoleonico, che conferiva ai mariti poteri assoluti sulla moglie e su i suoi beni, le donne non si ribellavano.
Ben decisa a sprovincializzarsi, Aurore si buttò a capofitto nel mondo letterario di Parigi allora dominato da Balzac, Hugo e Dumas.
George Sand La Prima Donna Femminista

Per guadagnarsi da vivere dipingeva ritrati e scriveva articoletti su le Figarò, ma tutto questo non bastava se l'appannaggio del marito non le arrivava in tempo.
L'immagine che subito ci evoca, il nome di George Sand, quella cioè di una donna libera ed emancipata, risale a questo periodo di povertà.
George amava il teatro, ma non poteva permettersi un palco, l'unico posto al quale le donne avevano accesso.
I posti in piedi nella platea, che costavano due franchi e mezzo erano riservati agli uomini.
Senza esitazione Aurore, o George, nascose i capelli sotto un cappello a cilindro, indossò giacca e pantaloni e, fumando un sigaro, si avventurò, prima esponente del suo sesso, in quello spazio esclusivo dominio maschile.
Questo audace comportamento contribuì non poco a crearle la fama di donna senza padroni.
Il successo del romanzo Indiana l'aiutò a risolvere i suoi problemi economici, ma fu il terzo romanzi Lelia, a confermare la celebrità dell'autrice.
In una delle migliaia di lettere che la Sand scrisse nel corso della sua vita, è contenuta una delle sue più vibranti dichiarazioni sul matrimonio: - Mio marito fa quel che gli pare; si prende un'amante quando ne ha voglia; amministra la sua proprietà come meglio crede.
George Sand La Prima Donna Femminista
Ebbene, è logico che questa grande libertà sia reciproca.
Perciò io mi considero del tutto indipendente e torno a casa a mezzanotte oppure alle sei del mattino -.
- Doveva vivere le sue romantiche avventure - disse Oscar Wilde, come la sua eroina Lelia, cercava senza posa un ideale, un uomo che avesse qualità spirituali complementari alle sue, ed amava specialmente gli uomini giovani.
George Sand morì al culmine della sua fama, nel 1876, lasciando incompiuto il suo ultimo romanzo.
Era stata la prima donna a destare sensazione nel mondo letterario ed a spiegare il vessillo della liberazione femminile.
- Povera cara grande donna! - disse il suo amico Flaubert - Bisognava conoscerla come l'ho conosciuta io per scoprire quanto di genuinamente femminile c'era in quel grande uomo e l'immensa tenerezza ed umanità di cui era dotato quel genio.
Rimarrà per tutti una delle gloria della Francia -.
George Sand La Prima Donna Femminista

martedì 4 gennaio 2011

La società civile con la Fiom: "Sì ai diritti, No ai ricatti". Firma l'appello di Camilleri, Flores d'Arcais e Hack

 http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391202


Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto. Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile non sta provocando l’insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell’equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente.
Per questo ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo. L’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche. Ecco perché riteniamo urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici: ne va delle libertà di tutti.

lunedì 3 gennaio 2011

Il problema giustizia.

Credo che in Italia sia veramente arrivato il momento di pensare ad una riforma organica della giustizia. Sicuramente non nel senso voluto dalla destra, ma nel senso di ridare lustro al terzo organo costituzionale dello Stato Italiano.

In questi anni troppe sono state le leggi che sono state approvate e che hanno davvero messo a dura prova la tenuta del sistema giustizia e troppi sono stati i fondi sottratti alla stessa che hanno fatto inceppare l'intero sistema.

La mancanza di fondi e la mancanza di personale in numero adeguato spesso ha come conseguenza una giustizia denegata, che porta i cittadini a rinunciare alla domanda stessa di giustizia, sia per i tempi interminabili di attesa, sia per i costi elevati e sia perchè molto spesso pur essendo dalla parte della ragione ci si ritrova soccombenti.

Questo a mio parere avviene sia perchè abbiamo leggi farraginose che ,proprio per questo, si prestano alle più disparate interpretazioni, sia perchè in alcuni casi ci si trova di fronte a personale non sufficientemente all'altezza del proprio compito e qualche volta anche non in buona fede.

Io credo che per porre rimedio a questo bisognerebbe cominciare a ripensare al reclutamento dei giudici di pace, che molto spesso non provengono da esperienza forense, anche se possesso da laurea in legge, ma da altre esperienze lavorative, che niente hanno a che vedere con la Giustizia, oppure sono giovani appena laureati in ricerca di uno sbocco lavorativo, senza nessuna esperienza.

In entrambi i casi, molto spesso i risultati non sono davvero di eccellenza e questo non può che creare sfiducia nei cittadini.

Io penso che per svolgere questo ruolo al meglio bisognerebbe avere svolto o la professione di Avvocato o avere ricoperto il ruolo di Magistrato, e affidare quindi ad avvocati o magistrati in pensione questo ruolo .

Non so se sbaglio, ma già questo mi rassicurerebbe non poco.

Penso anche che nel reclutamento di nuovi magistrati ci dovrebbero essere norme più severe e , soprattutto, prevedere anche in questo caso un periodo di attività lavorativa come Avvocato, prima di entrare in Magistratura.

Acquisire esperienza lavorativa a contatto con chi fa domanda di giustizia, sicuramente aiuterebbe molto a comprendere le sofferenze ed i disagi di chi per mille ragioni si trova a doversi rivolgere alla giustizia per vedersi riconosciuto un diritto negato o per avere ristoro per un torto subito.

E poi credo che sarebbe importante un monitoraggio severo del lavoro di Magistrato, naturalmente da parte del Consiglio Superiore della Magistratura, perchè penso che in una democrazia è importante che vi siano pesi e contrappesi per cercare di far funzionare al meglio le Istituzioni, da cui i cittadini si devono sentire tutelati.