«Non abbiamo più alcuna sovranità politica», dice Barnard, a causa di convenzioni europee come il Trattato di Lisbona, «che ci impongono regole
decise da tecnocrati pro-business non eletti», e siamo ridotti a non disporre più di alcuna sovranità finanziaria, «visto che non abbiamo più una nostra moneta sovrana, ma usiamo l’Euro che è una moneta straniera, dal momento in cui è emesso da entità non italiane e lo dobbiamo prendere in prestito». In altre parole, quello che ci tocca fare è «solo ubbidire e applicare le politiche volute da altri». Ma attenzione, avverte Barnard: la lettera che il governo italiano ha consegnato a Bruxelles non è destinata all’Unione Europea, bensì ai veri padroni del mondo: vale a dire «gli investitori internazionali, quelli che oggi prestano ogni singolo Euro che lo Stato italiano spende per i cittadini».
E chi sono i poteri che “ricattano” 60 milioni di italiani? «Si tratta di gruppi assicurativi, fondi pensione privati, fondi sovrani stranieri,
banche d’investimento o singoli grandi investitori. Cioè i padroni delle finanze di quasi tutti gli Stati del mondo». Fanno pressione in modo ormai scoperto: «Per continuare a prestarci i soldi esigono regole che glieli facciano fruttare al massimo: se quelle regole distruggono le persone non ha per loro nessuna importanza; se distruggono intere economie neppure, anzi, ci guadagnano, come spiegato ne “Il Più Grande Crimine”», dirompente inchiesta che – facendo nomi e cognomi – con l’aiuto di prestigiosi economisti, soprattutto americani, ricostruisce il lungo processo col quale oggi facciamo i conti: la storica “riscossa” dell’antica élite monarchica e terriera, colpita nel ‘900 dal progresso planetario delle democrazie popolari (lavoro,
diritti,
welfare) e pronta oggi a “riprendersi tutto” grazie alla micidiale leva dell’alta
finanza, a cui gli Stati si sono arresi,
come dimostra la drammatica vertenza Italia-Bce.
Chi ha scritto quell’impegnativa nella quale il nostro paese promette di cedere al diktat della Banca centrale europea? La lettera non è stata certamente vergata da
Berlusconi, «che non ha
potere alcuno in questa storia», scrive Barnard. «E’ stata scritta dai tecnocrati del governo sotto dettatura dei loro omologhi nella Ue, gente come Draghi, Buti o Bini Smaghi». Per l’autore de “Il più grande crimine”, storico collaboratore di Santoro e poi tra i fondatori di “Report” con Milena Gabanelli, in questo caso «il governo non aveva scelta: o rispondere agli ordini oppure all’Italia veniva chiuso il rubinetto delle finanze, e moriva». Dal momento in cui si è tolto allo Stato il
potere di creare ricchezza spendendo a deficit per i cittadini, sostiene Barnard, questo
potere è passato nelle mani esclusive degli investitori: «Quindi ci possiedono al 100%. Punto».
Cosa cercano gli investitori finanziari in quel testo? «Lo leggono rapidi, saltando tutte le insignificanti rassicurazioni e i dettagli della nostra gestione interna, e vanno a cercare se l’Italia ha incluso nel testo due capitoli e solo quelli». Primo: regole per strangolare ulteriormente la spesa dello Stato per i cittadini. Secondo: regole per favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi. «A patto che questi due capitoli siano soddisfacenti per loro, ci presteranno gli Euro per sopravvivere. Altrimenti ci dissangueranno fino alle estreme conseguenze». E li hanno trovati, quei due
capitoli-capestro, nel testo consegnato a Bruxelles? Purtroppo sì, risponde Barnard. Il piano procede, ed è contro di noi in ogni aspetto della spesa sociale: salari, pensioni, tasse, spesa pubblica, licenziamenti facili, lavoro ancora più precario.
Capitolo “strangolare la spesa dello Stato per i cittadini”: primo, in Italia si renderà effettiva – con meccanismi sanzionatori – la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici sia statali che locali: li si metterà in cassa integrazione con abbassamento complessivo dei salari. Poi compare la riforma costituzionale per rendere illegale la spesa a deficit dello Stato («l’unica che invece crea ricchezza al netto per i cittadini e aziende»). Terzo, l’innalzamento dell’età pensionabile: e non solo ai 67 anni, ma con l’obiettivo di tenere in considerazione nel futuro anche l’aspettativa di vita del lavoratore come parametro per l’entrata in pensione («come chiesto nel 2010 da due lobby finanziarie europee, la Ert e la Be»). Quarto: se le misure non saranno sufficienti, lo Stato tasserà di più i cittadini, «quindi il rapporto fra ciò che spende per loro e ciò che gli sottrae si alzerà ancora a favore di meno spesa e più prelievo». Quinto: «I risparmi ottenuti dai tagli della spesa dello Stato
non potranno essere utilizzati per spendere a favore dei cittadini».
Poi c’è il capitolo “favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi”. In Italia si introducono i prestiti d’onore agli studenti: ovvero, come «incastrare il cittadino fin dalla più giovane età nel sistema finanziario che gli speculatori controllano e da cui guadagnano». Secondo punto: ulteriore flessibilità del lavoro, coi contratti di apprendistato, a tempo parziale e di inserimento. «Cioè, là dove il lavoratore anziano crollerà morto di produttività sul posto di lavoro, le mega aziende assumeranno a due centesimi giovani sostituti senza tutele e sprovveduti». Terzo: più facilità nei licenziamenti anche dei lavoratori a tempo indeterminato, «che potranno perdere il lavoro anche a causa di un calo di introiti aziendali». Quarto aspetto, le privatizzazioni statali in accelerazione: «Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali», alla faccia dei referendum di giugno: ribadito il settore
acqua, poi farmacie comunali, rifiuti, trasporti. «Il Comune non potrà affidare un
servizio senza aver prima verificato se era possibile aprire una gara fra soggetti privati», mentre le Regioni «dovranno stilare piani urgenti di privatizzazioni locali». E infine, la Costituzione: «Sarà riformata per introdurre articoli pro business. Le conseguenze sulle tutele costituzionali del bene pubblico sono imprevedibili (no, prevedibili: le distruggeranno)».
Abbiamo accontentato i nuovi “padroni veri” dell’Italia? Macché. «Le misure sono state giudicate insufficienti», osserva Barnard. «
Berlusconi, o chi per lui, non ha saputo essere sufficientemente thatcheriano, prodiano, adreattiano o dalemiano: non ha saputo cioè usare la falce della distruzione della
democrazia e del bene pubblico italiano come in decadi scorse seppero fare i personaggi citati». Risultato: «I mercati degli investitori ci hanno di nuovo aumentato i tassi d’interesse sugli Euro che ci prestano a oltre il 6%. Cioè: i nostri padroni hanno risposto che non solo non ci ridurranno il costo che paghiamo per prendere in prestito gli Euro, ma ce l’hanno aumentato. Ci hanno detto: “No! Volevamo lucrare di più, dovevate falcidiare la gente di più. Ora pagate”. E pagheremo, fino alla fine».
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