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mercoledì 26 giugno 2013
sabato 15 giugno 2013
Appello a Deputati e Senatori: Non toccate l'art. 138!!!!
da Nella Toscano (Note) Sabato 15 giugno 2013 alle ore 17.46
Il
governo, per accelerare l'iter parlamentare delle riforme
Costituzionali, ha avuto l'idea assai discutibile e pericolosa di
cambiare l’articolo 138 della Costituzione.
Per farlo non esitano
quindi a modificare il regolamento del Senato di modo che, accelerando i
tempi, possono chiudere tutto quando gli italiani saranno in
vacanza.
Come tutti sappiamo, le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
Il procedimento di revisione della Costituzione è sancito dall’art.138 della Carta che ne prevede i tempi e le maggioranze al fine di tutelare il cambiamento dell’assetto costituzionale, che i nostri padri e nelle nostre madri Costituenti hanno voluto fortemente per evitare che la nostra Costituzione potesse essere cambiata con facilità.
Una tutela assolutamente necessaria , perché le riforme incidono sia sul funzionamento del Nostro Stato di Diritto che sulla nostra forma Stato.
Pensare di stravolgere l'iter Parlamentare e sottraendo, quindi, ai cittadini ad oggi all'oscuro di tutto, la possibilità di poter manifestare la propria opinione in merito, è un atto gravissimo di protervia da parte di questo governo, ancora più grave se si pensa che sta avvenendo in questo momento di grave crisi economica.
Il Treno delle Donne in difesa della Costituzione, ritenendo grave che in questo cruciale momento per la vita economica e sociale del Paese, si possa anche solo pensare a modificare la nostra Costituzione ed a forzare illegittimamente l'art. 138 per accelerarne i tempi , si appella a tutte le forze fuori e dentro il Parlamento affinché non sia fatto scempio della nostra Carta Costituzionale.
La Costituzione è in pericolo e noi vogliamo prepararci a difenderla insieme alle Associazioni ed a tutti quei movimenti che avvertono l'urgenza di impedire che un simile scempio si consumi!
Riteniamo pertanto necessario che ognuno di noi faccia la propria parte informando i cittadini e le cittadine e nel contempo di manifestare il nostro totale dissenso inviando a tutti i membri del Senato della Repubblica ( le mail sono nome.cognome@senato.it) il seguente testo:
"l'art. 138, posto a garanzia dai nostri padri Costituenti non va modificato e men che meno con legge ordinaria e comunque non può avvenire in tempi ristrettissimi e a ridosso delle ferie estive per le evidenti difficoltà ad informare i cittadini e le cittadine di questo Paese.
Per questo Le chiedo:
1) di respingere in aula la richiesta di applicare la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 77 del Regolamento del Senato che dimezza i tempi di discussione in Commissione;
2) di sollevare in Commissione Affari Costituzionali sia la questione pregiudiziale di costituzionalità che le questioni sospensive diversamente motivate;
3) di far precedere la discussione generale da audizioni sia del Presidente del Consiglio che dei Ministri competenti;
4) di far precedere la discussione generale da audizioni di esperti. di costituzionalisti, di associazioni di cittadini che si occupano della materia;
5) di richiedere che i lavori della Commissione Affari Costituzionali siano in seduta pubblica e trasmessi in diretta web.
firma…………………”
Il Treno delle Donne in difesa della Costituzione continua la propria battaglia al solo scopo di salvaguardala da tentativi di stravolgimento che possono condurre ad un nuovo assetto della Repubblica che niente a che vedere con uno Stato moderno e Democratico!
Associazione Treno Delle Donne in Difesa della Costituzione.
Come tutti sappiamo, le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione [cfr. art. 72 c.4].
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
Il procedimento di revisione della Costituzione è sancito dall’art.138 della Carta che ne prevede i tempi e le maggioranze al fine di tutelare il cambiamento dell’assetto costituzionale, che i nostri padri e nelle nostre madri Costituenti hanno voluto fortemente per evitare che la nostra Costituzione potesse essere cambiata con facilità.
Una tutela assolutamente necessaria , perché le riforme incidono sia sul funzionamento del Nostro Stato di Diritto che sulla nostra forma Stato.
Pensare di stravolgere l'iter Parlamentare e sottraendo, quindi, ai cittadini ad oggi all'oscuro di tutto, la possibilità di poter manifestare la propria opinione in merito, è un atto gravissimo di protervia da parte di questo governo, ancora più grave se si pensa che sta avvenendo in questo momento di grave crisi economica.
Il Treno delle Donne in difesa della Costituzione, ritenendo grave che in questo cruciale momento per la vita economica e sociale del Paese, si possa anche solo pensare a modificare la nostra Costituzione ed a forzare illegittimamente l'art. 138 per accelerarne i tempi , si appella a tutte le forze fuori e dentro il Parlamento affinché non sia fatto scempio della nostra Carta Costituzionale.
La Costituzione è in pericolo e noi vogliamo prepararci a difenderla insieme alle Associazioni ed a tutti quei movimenti che avvertono l'urgenza di impedire che un simile scempio si consumi!
Riteniamo pertanto necessario che ognuno di noi faccia la propria parte informando i cittadini e le cittadine e nel contempo di manifestare il nostro totale dissenso inviando a tutti i membri del Senato della Repubblica ( le mail sono nome.cognome@senato.it) il seguente testo:
"l'art. 138, posto a garanzia dai nostri padri Costituenti non va modificato e men che meno con legge ordinaria e comunque non può avvenire in tempi ristrettissimi e a ridosso delle ferie estive per le evidenti difficoltà ad informare i cittadini e le cittadine di questo Paese.
Per questo Le chiedo:
1) di respingere in aula la richiesta di applicare la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 77 del Regolamento del Senato che dimezza i tempi di discussione in Commissione;
2) di sollevare in Commissione Affari Costituzionali sia la questione pregiudiziale di costituzionalità che le questioni sospensive diversamente motivate;
3) di far precedere la discussione generale da audizioni sia del Presidente del Consiglio che dei Ministri competenti;
4) di far precedere la discussione generale da audizioni di esperti. di costituzionalisti, di associazioni di cittadini che si occupano della materia;
5) di richiedere che i lavori della Commissione Affari Costituzionali siano in seduta pubblica e trasmessi in diretta web.
firma…………………”
Il Treno delle Donne in difesa della Costituzione continua la propria battaglia al solo scopo di salvaguardala da tentativi di stravolgimento che possono condurre ad un nuovo assetto della Repubblica che niente a che vedere con uno Stato moderno e Democratico!
Associazione Treno Delle Donne in Difesa della Costituzione.
lunedì 10 giugno 2013
giovedì 6 giugno 2013
Quello
che è avvenuto oggi al Copasir è gravissimo. La legge che istituisce il
comitato di controllo parla espressamente del fatto che la presidenza
deve essere affidata all'opposizione. Si è eletto presidente , con i
soli voti della maggioranza, Giacomo Stucchi, deputato della Lega,
partito che non ha mai votato contro la governo Letta/Alfano. E' un
abuso, un fatto intollerabile che palesa l'esistenza stessa di un vero e
proprio veto antidemocratico contro le uniche due forze parlamentari di
opposizione: MS5 e SEL. Siamo ancora un Paese a sovranità limitata, il
Paese dei depistaggi e delle stragi impunite e ci troviamo di fronte ad
un Governo che decide di mettersi sotto i piedi una legge della
Repubblica. Dal Colle, sono certo, non verrà nessun richiamo a
rispettare legge e Costituzione.(Alfio Nicotra)
mercoledì 5 giugno 2013
martedì 4 giugno 2013
Petrolio in mare, emergenza ambientale in Sicilia - Davide D'Antoni - Il Fatto Quotidiano
Il governatore troverà la soluzione a questi guasti?
Permettetemi di dubitarne, visto l'andazzo!
Petrolio in mare, emergenza ambientale in Sicilia - Davide D'Antoni - Il Fatto Quotidiano
Permettetemi di dubitarne, visto l'andazzo!
Petrolio in mare, emergenza ambientale in Sicilia - Davide D'Antoni - Il Fatto Quotidiano
Ilva, dagli attacchi ai pm alla linea dura contro i Riva: il cortocircuito della politica - Il Fatto Quotidiano
Semplicente non poteva più negare la realtà. Il Governo, oggi, non ha più alcuna scappatoia per difendere la famiglia Riva. Un’inchiesta per disastro ambientale a Taranto che ha portato al maxisequestro da 8,1 miliardi di euro, a Milano un fascicolo per riciclaggio e frode sui capitali scudati nei paradisi fiscali che si aggiunge a un altro per evasione fiscale. Le ultime relazioni degli ispettori che descrivono le violazioni e i ritardi nell’attuazione dell’Aia e che in realtà confermano soltanto le tante denunce dei custodi giudiziari puntualmente ignorate nei palazzi romani. Alla politica italiana, in questo anno, non era bastato evidentemente che i membri della famiglia Riva fossero agli arresti domiciliari (misure confermate dalla Cassazione) per reati gravissimi, oppure che fossero nascosti a Londra, come Fabio Riva, e oggi in attesa di estradizione. Non erano bastati i dati della perizia epidemiologica che ha messo nero su bianco i danni dell’inquinamento sui lavoratori e sui cittadini di Taranto.
Non era stato sufficiente nemmeno lo Studio Sentieri presentato a Taranto dall’ex ministro della Salute Renato Balduzzi, con il quale si ammetteva che nel capoluogo ionico si muore più che in altre città per malattie legate all’inquinamento. La politica le ha tentate tutte prima di essere costretta ad ammettere che il lavoro di magistrati, carabinieri, finanzieri e custodi giudiziari era la fotografia di una situazione indifendibile e intollerabile. Il Governo, però, prima di arrivare a queste dichiarazioni ha fatto i salti mortali pur di salvare l’azienda e i Riva: ha istituito una nuova commissione Aia che in pochi mesi e soli due sopralluoghi in fabbrica (nonostante i pareri negativi dell’Arpa Puglia e degli amministratori giudiziari) ha concesso l’autorizzazione all’Ilva; ha nominato un ex procuratore generale di Cassazione, Vitaliano Esposito, come Garante dell’attuazione Aia; ha nominato Alfio Pini garante delle bonifiche; ha criticato aspramente ogni singola iniziativa delle toghe tarantine dal sequestro del 26 luglio effettuato dal Noe al blocco dell’acciaio eseguito dalla Guardia di finanza il 26 novembre.
Eppure negli ultimi giorni, con uno storico voltafaccia, ha dovuto dichiarare all’Italia intera che quella famiglia di imprenditori non sta rispettando la legge nei tempi previsti e che non è più pensabile giocare con la vita dei tarantini. A Taranto, però, sono tutti convinti che a far cambiare strategia al Governo, in realtà, siano state le dimissioni del cda dell’Ilva e il rischio concreto del crollo della siderurgia italiana. Un cambio di passo arrivato, in ogni caso, con un notevole ritardo. Se nei mesi scorsi qualcuno a Roma avesse letto i documenti prodotti dai custodi tecnici Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, avrebbe risparmiato tempo prezioso per la salute di operai e cittadini. E la siderurgia italiana non sarebbe sull’orlo del baratro.Ilva, dagli attacchi ai pm alla linea dura contro i Riva: il cortocircuito della politica - Il Fatto Quotidiano
Ilva, dagli attacchi ai pm alla linea dura contro i Riva: il cortocircuito della politica - Il Fatto Quotidiano
Semplicente non poteva più negare la realtà. Il Governo, oggi, non ha più alcuna scappatoia per difendere la famiglia Riva. Un’inchiesta per disastro ambientale a Taranto che ha portato al maxisequestro da 8,1 miliardi di euro, a Milano un fascicolo per riciclaggio e frode sui capitali scudati nei paradisi fiscali che si aggiunge a un altro per evasione fiscale. Le ultime relazioni degli ispettori che descrivono le violazioni e i ritardi nell’attuazione dell’Aia e che in realtà confermano soltanto le tante denunce dei custodi giudiziari puntualmente ignorate nei palazzi romani. Alla politica italiana, in questo anno, non era bastato evidentemente che i membri della famiglia Riva fossero agli arresti domiciliari (misure confermate dalla Cassazione) per reati gravissimi, oppure che fossero nascosti a Londra, come Fabio Riva, e oggi in attesa di estradizione. Non erano bastati i dati della perizia epidemiologica che ha messo nero su bianco i danni dell’inquinamento sui lavoratori e sui cittadini di Taranto.
Non era stato sufficiente nemmeno lo Studio Sentieri presentato a Taranto dall’ex ministro della Salute Renato Balduzzi, con il quale si ammetteva che nel capoluogo ionico si muore più che in altre città per malattie legate all’inquinamento. La politica le ha tentate tutte prima di essere costretta ad ammettere che il lavoro di magistrati, carabinieri, finanzieri e custodi giudiziari era la fotografia di una situazione indifendibile e intollerabile. Il Governo, però, prima di arrivare a queste dichiarazioni ha fatto i salti mortali pur di salvare l’azienda e i Riva: ha istituito una nuova commissione Aia che in pochi mesi e soli due sopralluoghi in fabbrica (nonostante i pareri negativi dell’Arpa Puglia e degli amministratori giudiziari) ha concesso l’autorizzazione all’Ilva; ha nominato un ex procuratore generale di Cassazione, Vitaliano Esposito, come Garante dell’attuazione Aia; ha nominato Alfio Pini garante delle bonifiche; ha criticato aspramente ogni singola iniziativa delle toghe tarantine dal sequestro del 26 luglio effettuato dal Noe al blocco dell’acciaio eseguito dalla Guardia di finanza il 26 novembre.
Eppure negli ultimi giorni, con uno storico voltafaccia, ha dovuto dichiarare all’Italia intera che quella famiglia di imprenditori non sta rispettando la legge nei tempi previsti e che non è più pensabile giocare con la vita dei tarantini. A Taranto, però, sono tutti convinti che a far cambiare strategia al Governo, in realtà, siano state le dimissioni del cda dell’Ilva e il rischio concreto del crollo della siderurgia italiana. Un cambio di passo arrivato, in ogni caso, con un notevole ritardo. Se nei mesi scorsi qualcuno a Roma avesse letto i documenti prodotti dai custodi tecnici Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, avrebbe risparmiato tempo prezioso per la salute di operai e cittadini. E la siderurgia italiana non sarebbe sull’orlo del baratro.Ilva, dagli attacchi ai pm alla linea dura contro i Riva: il cortocircuito della politica - Il Fatto Quotidiano
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