Alfiero Grandi 5 Gennaio 2024
Giorgia Meloni nella Conferenza stampa ha dimostrato di non avere studiato. Infatti ha continuato a sostenere che il cambiamento della Costituzione firmato dal Governo non toccherebbe i poteri del Presidente della Repubblica e il ruolo del parlamento. È una balla, come hanno già dimostrato tanti costituzionalisti.
Basta ragionarci sopra. Se il Presidente del Consiglio aumenta i suoi poteri è evidente che li sottrae a qualcun altro. È ora di smettere di fingere che le modifiche non cambiano il ruolo del Presidente della Repubblica perché perderebbe in pratica il potere di nominare il Presidente del Consiglio che viene eletto direttamente e non potrebbe tentare di risolvere crisi di governo con altre proposte. In pratica se salta l’eletto dal popolo salta la legislatura. Inoltre il Presidente della Repubblica non potrebbe più decidere di sciogliere le Camere perché solo le dimissioni dell’eletto possono portare a elezioni anticipate. Il Presidente della Repubblica verrebbe ridotto a un notaio.
Il premierato cambia la natura democratica e antifascista della Repubblica
Non a caso La Russa, rendendosi conto dell’enormità delle affermazioni che i poteri del Presidente della Repubblica non verrebbero toccati, si è arrampicato sugli specchi affermando che gli verrebbero tolti solo poteri non scritti (tesi quanto meno ardita) ammettendo implicitamente che verrebbe ridimensionato.
Il parlamento verrebbe ridotto ad un ruolo di mera approvazione dei provvedimenti del Governo dove verrebbero concentrati i poteri, ovviamente sottratti alle altre sedi istituzionali.
È rivelatrice la risposta di Giorgia Meloni sulla legge elettorale quando ha risposto ad una domanda dimostrando di essere preoccupata solo della percentuale di voti in grado di fare scattare il premio di maggioranza per arrivare al 55% dei parlamentari, visto come la garanzia per il Presidente del Consiglio eletto direttamente.
Nel frattempo la destra è già alacremente al lavoro per accrescere i poteri del Governo e in particolare del Presidente del Consiglio. Basta pensare alla legge sull’autonomia regionale differenziata che ha inglobato emendamenti di Fratelli d’Italia che affidano al Presidente del Consiglio la decisione finale sulle materie oggetto di decentramento alle Regioni, infatti può aggiungere o togliere senza dovere renderne conto. Ci sono altri esempi di un lavorio intenso per trasferire altri poteri al Presidente del Consiglio.
Dalle risposte di Giorgia Meloni è apparso chiaro che il modello di riferimento sono le Regioni, i cui Presidenti sono presi a riferimento, perfino invidiati.
Il sistema istituzionale rischia di rimanere senza contrappesi
È evidente che nascondere i contraccolpi delle modifiche costituzionali serve ad evitare di affrontare la delicatissima questione dei contrappesi di potere, della serie: se non ci sono sostanziali modifiche istituzionali non c’è bisogno di contrappesi. Questa finzione va denunciata e va chiarito che si tratta di una modifica di fondo della Costituzione del 1948, democratica (basata sulla separazione dei poteri) e antifascista, quindi contraria all’accentramento dei poteri in una persona, in questo caso il Presidente del Consiglio.
Perché una maggioranza che ha ottenuto un premio di maggioranza del 15%, grazie alla legge elettorale in vigore, con il quale ha ora una maggioranza schiacciante in parlamento del 59% vuole a tutti i costi cambiare la Costituzione? Ne ha bisogno, vuole cambiare la Costituzione per raccontare al paese la favoletta che la responsabilità degli scarsi risultati sarebbe della Costituzione e che un Presidente del Consiglio con maggiori poteri potrebbe ottenere ben altri risultati. Un rovesciamento della realtà.
I risultati del Governo sono scarsi o addirittura controproducenti perché questa destra non riesce ad affrontare la realtà con le sue parole d’ordine e quindi deve scaricare le colpe sulla Costituzione. Per di più ha oggi una maggioranza che le consentirebbe di fare scelte importanti ma non ne è capace o non vuole farle e quindi cerca una via di fuga, uno scaricabarile pericoloso sulla Costituzione. Per di più Fratelli d’Italia, anche per compensare i vuoti politici, cerca di compattare il suo mondo su parole d’ordine di accentramento dei poteri in una persona che da sempre sono un obiettivo della destra, prima con il presidenzialismo, ora con il premierato.
Infine Giorgia Meloni ha chiarito che il Governo procederà non solo con le modifiche della Costituzione ma anche con l’autonomia regionale differenziata voluta ad ogni costo dalla Lega.
Le opposizioni non debbono illudersi, la destra ha un obiettivo eversivo nei confronti della nostra Costituzione e quindi occorre cercare di bloccare in parlamento i progetti di legge sull’autonomia regionale differenziata e sulle modifiche della Costituzione, usando tutti i mezzi leciti a disposizione ma anche preparandosi al referendum costituzionale. Le opposizioni debbono respingere le proposte della destra senza se e senza ma e preparasi al referendum costituzionale.
Le destre non hanno i due terzi dei parlamentari per evitare il referendum popolare. Solo una frana nell’opposizione può consentire alle destre di evitare il referendum popolare. Se le opposizioni avranno al centro l’obiettivo di attuare e difendere la Costituzione troveranno in questo il fondamento per costruire uno schieramento alternativo alle destre, per un’alternativa di governo.