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venerdì 23 agosto 2024

C’è in Italia il voto libero, diretto, personale e uguale?

C’è in Italia il voto libero, diretto, personale e uguale? Risponde Sergio Bagnasco del comitato nazionale referendum sulla riforma elettorale Antonio Andolfi 13 Agosto 2024
Abbiamo chiesto ulteriori chiarimenti sull’iniziativa del referendum della riforma elettorale a Sergio Bagnasco che è uno dei principali promotori del comitato nazionale. Oggi esiste il diritto di voto? Certo votiamo di continuo. Ma perché si possa parlare di diritto di voto bisogna rispettare i principi dettati dalla costituzione. Essa afferma che il voto deve essere segreto, libero, diretto, personale e uguale. Sono cinque caratteristiche che il voto deve rispettare. Sappiamo che il principio della segretezza è rispettato, ma gli altri principi non sono rispettati e questo dalle ultime cinque elezioni consecutive. Gli eletti hanno ottenuto il seggio tramite leggi elettorali che violavano questi principi. Abbiamo avuto sentenze della Corte Costituzionale che sancivano il non rispetto per tre parlamenti con l’elezione usata, il porcellum, e gli ultimi due del 2018 e 2022 sui quali non c’è ancora un giudizio della Corte, ma è fuori discussione che anche questi non rispettano quei diritti perché l’elettore non ha alcun diritto di scelta e non può scegliere tra i candidati. Difatti, in questa legge in vigore, il rosatellum, vi sono dei marchingegni che alterano la volontà degli elettori. Ma al di là dell’approvazione in Parlamento queste leggi sono state promulgate dal Presidente della Repubblica. È possibile che lui, garante della costituzione, non si sia reso conto di ciò? Lo ha capito, con tutto lo staff giuridico che dispone, però succede che quando il dibattito politico è basato sulla legittimazione, anche i poteri di garanzia risultano indeboliti. Quando in questo dibattito politico il confronto diventa mediazione fra le parti c’è una parte che cerca di sopprimere l’altra parte negandone la legittimità stessa d’esistere. Ciò produce paura ed è in questa fase che si prendono decisioni che rendono ancora più accentuato il conflitto tra le parti. Nel 2005 a fine legislatura venne approvato l’Italicum. Ciampi allora Presidente della Repubblica cosa doveva fare se avesse rimandato indietro una legge voluta dalla maggioranza? Quel gesto sarebbe stato interpretato come uno schierarsi con le opposizioni e la maggioranza ne avrebbe strumentalizzato la scelta. Inoltre, Ciampi si trovò con l’Italicum approvato alla camera e modificato dalla corte costituzionale mentre in senato era in discussione il Porcellum incostituzionale. Non poteva sciogliere le camere. Erano due leggi molto diverse (niente preferenza al Senato invece la preferenza alla camera e ancora divieto di fare delle coalizioni con l’Italicum invece coalizioni possibili per il Senato). Un grande pasticcio. Allora chiese una nuova legge elettorale. Per cui questo meccanismo comporta il diventare anche la garanzia vittima di questo gioco perverso. La stessa logica si è ripetuta nel 2015 quando il Presidente della Repubblica ha promulgato quest’ultima legge, il rosatellum. Egli sapeva perfettamente che se non fosse stata approvata, sarebbe stato impossibile andare a votare. Ma perché avviene tutto ciò? Purtroppo il dibattito politico da tre decenni è tutto teso a inseguire la chimera della governabilità senza preoccuparsi di produrre l’indebolimento dei poteri di garanzia rimanendo in perenne scontro. Ciò dovrebbe far capire che prima di pensare a una legge elettorale che in qualche modo garantisca una maggioranza bisognerebbe mettere al sicuro i poteri di garanzia. Mentre noi da 30 anni viviamo in una situazione in cui una parte politica potrebbe essere autonoma nell’elezione del Presidente della Repubblica, come lo è adesso. Potrebbe essere autonoma nel controllare due terzi della Corte Costituzionale come può oggi. Potrebbe arrivare ad essere autonoma nell’attuare una riforma costituzionale, senza nemmeno un referendum confermativo, attualmente possibile. È per questo preoccuparsi della governabilità che siamo giunti a questo. Casomai il problema è trovare le modalità affinché il i poteri di garanzia siano più forti e in grado di mantenersi effettivamente fuori dal ring del dibattito e scontro politico. Invece questo e un obiettivo totalmente estraneo sia al centrodestra che al centro sinistra, anche se apprezzo i cinque stelle per quello che vanno facendo. Ma governare è un dovere oltre che un diritto se ci sono i numeri all’interno di una cornice costituzionale in cui siano inseriti tutti. Invece, ogni volta appaiono leggi elettorali bizzarre addirittura incostituzionali che pretendono di modificare a proprio piacimento la costituzione, come se il problema sia lì. Quindi bisogna preoccuparsi di una legge elettorale che rafforzi i poteri di garanzia, garantendo la rappresentatività nel Parlamento? Assolutamente, perché il Parlamento deve rappresentare la nazione e deve essere composta da persone scelte dagli italiani e non imposte dai partiti. È da questa esigenza che nasce la nostra proposta di referendum sulla legge elettorale. È per consentire agli italiani di poter scegliere i propri rappresentanti e garantire un Parlamento rappresentativo. La rappresentatività degli italiani è la premessa per la tutela di qualsiasi diritto. Ma il referendum potrà restituirci tutto? Bisogna fare chiarezza sulla vulgata dei referendum. Essi vanno a eliminare o modificare parti di una legge. Quindi sono atti legislativi che nascono da una volontà politica. La domanda da porsi ogni volta si valuti un referendum è se c’è coerenza tra gli effetti giuridici prodotti dal referendum e la volontà politica dei promotori. Abbiamo avuto il primo quello del 1974 sul divorzio, esso aveva una perfetta coerenza, tra la volontà politica e l’effetto giuridico. La volontà politica era cancellare una legge che era stata approvata dal Parlamento, l’effetto giuridico produceva la cancellazione di questa legge ed era possibile, perché il codice di famiglia era rimasto inalterato nonostante la violazione della legge. Oggi, nel rifare lo stesso sarebbe impossibile perché tutto il diritto di famiglia non starebbe in piedi e si creerebbe un vuoto normativo e quel referendum sarebbe dichiarato inammissibile. Voi chiedete d’abolire le soglie di sbarramento, ma una nuova legge elettorale potrebbe riproporle. In questo caso il comitato promotore dinanzi a tale modifica avrebbe il diritto di denunciarlo alla Corte Costituzionale, senza attraversare le corsie dei tribunali. Lo stesso vale per il voto congiunto tra uninominale e plurinominale in cui si è obbligati votando una lista ad accettare quel candidato uninominale che la coalizione ha scelto e piazzato lì. Quel candidato potrebbe non piacermi e non vorrei votarlo perché appartiene a un’altra forza politica della coalizione che non accetto, ma sarei obbligato a prendere tutto il pacchetto votando la lista che riguarda la coalizione per accordi preelettorali decisi dei capi partito. Allora è chiaro che se noi aboliamo questo meccanismo modifichiamo la legge elettorale nel riproporre il voto consultivo. Noi attraverso questi quesiti otteniamo il risultato d’abolire in questa legge esistente tutti quegli aspetti che ne limitano il diritto di scelta degli elettori. Otteniamo una legge che sia coerente con i principi costituzionali del voto libero, uguale, personale e diretto per le elezioni dei parlamentari. Ma se i parlamentari volessero rifare un’altra legge elettorale? Noi poniamo dei paletti, per cui ciò che andiamo a cancellare non potrebbe essere riproposto in una nuova legge elettorale. Per questo il referendum che proponiamo è perfettamente in grado di raggiungere l’obiettivo violato dai partiti. Solo inventandosi un’altra legge con altri meccanismi che in questo momento non esistono potrebbero cambiare, ma tenendo conto di quelle cinque caratteristiche costituzionali. È per questo che invito tutti a votare i nostri referendum. Potete farlo andando sul nostro sito www.iovoglioscegliere.it c’è il tasto firma che proietta sulla piattaforma pubblica dove basta scegliere le iniziative contrassegnate dal nostro simbolo, una croce verde e rossa. Bisogna invitare amici, parenti, conoscenti a firmare. Noi abbiamo il diritto d’avere un Parlamento che ci rappresenti e non consorterie che non dipendono da noi. Non ci si rende conto che la legge elettorale ha riflessi enormi su tutti, perché è quella che non aiuta ad arrivare a fine mese. Bisogna ricordarsi che in quel posto dove si fanno le leggi ci sono parecchie persone a cui non interessa come viviamo, piace conservare il proprio posto.

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