Il Partito democratico accoglie in silenzio il ribaltamento della sentenza del caso Ruby per l'ex Cavaliere. Più facile ora andare avanti con l'alleato di Forza Italia su modifica del Senato e legge elettorale. Intanto i 5 stelle si sfilano dalla trattativa
Il patto del Nazareno è sano, salvo e gode di ottima salute, insomma. Vedere Andrea Marcucci, senatore renzianissimo, tra i più attivi nell’accompagnare le mosse del governo: “Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti Nostradamus non si avverano”. E Renzi parlando al suo entourage dell’impatto sulle riforme sottolinea: “Siamo in dirittura, lavoriamo sodo per portare a casa il risultato”. Ragiona un renziano: “Berlusconi a questo punto ha la possibilità di uscire di scena da padre costituente. Non la sprecherà”. Sentenza politica? La domanda serpeggia sotto traccia. Perché certo, un anno fa, il clima era completamente diverso: “Non pensavamo prima che ci fosse persecuzione nei confronti di Berlusconi, così oggi non pensiamo che si tratti di una sentenza influenzata dal clima politico, come qualcuno in queste ore ha ventilato”, sostiene il deputato Walter Verini, membro della Commissione Giustizia della Camera.
Fatto sta che la prima cosa che si arena è il possibile e futuribile accordo con i Cinque Stelle.L’aveva chiarito Guerini, a sentenza ancora non nota: “Abbiamo aspettato per sei mesi il Movimento 5 Stelle, finalmente sono arrivati. Bene il confronto, le regole si scrivono insieme. Se però l’obiettivo è rallentare le riforme il Pd andrà avanti per la sua strada”. Il riferimento è all’ostruzionismo a Palazzo Madama. La strada adesso sembra più in discesa, e relega i Cinque Stelle a un ruolo marginale. Sulla legge elettorale, l’impianto dell’Italicum non si tocca, come ha detto e ripetuto il premier. Sul punto centrale, le preferenze, durante lo streaming dell’altroieri, non ha chiuso, né ha aperto. L’intenzione sarebbe quella di scegliere una parte degli eletti con liste bloccate, un’altra, appunto, con le preferenze. E su questo trovare la quadratura del cerchio. Un modo per provare a tenere il piede in due staffe. Ma su questo pronto è arrivato l’altolà di Beppe Grillo: “Al tavolo si è ipotizzato un altro appuntamento. Ma al momento si preferisce la ratifica degli attuali punti fin qui negoziati. Saremo pronti a votare la legge elettorale, inclusiva delle preferenze, direttamente in Aula. Mi dispiace per il Pd, ma non c’è più tempo”.
Secondo forno chiuso, insomma . Trattativa interrotta. Luigi Di Maio, il più esposto nel dialogo con Renzi, prova a sfumare, con deciso imbarazzo: “Sbaglia chi parla di chiusura al confronto: non mi sembra. Abbiamo dato un’accelerata al dibattito perché l’ennesimo tavolo sarebbe stato stucchevole. Ma, finiti i tavoli, non significa che sia finito anche il confronto: ci aspettiamo che le preferenze siano nella legge elettorale in Aula. Il Pd dia una risposta”. Renzi, informalmente, dà intanto una indicazione, che recepisce la chiusura e non cerca di rovesciarla: “Non hanno fatto in tempo a sedersi al tavolo, che subito è arrivata la sconfessione a mezzo blog”. L’interlocutore privilegiato, ieri più che mai, resta Silvio Berlusconi.
Il patto del Nazareno è sano, salvo e gode di ottima salute, insomma. Vedere Andrea Marcucci, senatore renzianissimo, tra i più attivi nell’accompagnare le mosse del governo: “Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti Nostradamus non si avverano”. E Renzi parlando al suo entourage dell’impatto sulle riforme sottolinea: “Siamo in dirittura, lavoriamo sodo per portare a casa il risultato”. Ragiona un renziano: “Berlusconi a questo punto ha la possibilità di uscire di scena da padre costituente. Non la sprecherà”. Sentenza politica? La domanda serpeggia sotto traccia. Perché certo, un anno fa, il clima era completamente diverso: “Non pensavamo prima che ci fosse persecuzione nei confronti di Berlusconi, così oggi non pensiamo che si tratti di una sentenza influenzata dal clima politico, come qualcuno in queste ore ha ventilato”, sostiene il deputato Walter Verini, membro della Commissione Giustizia della Camera.
Fatto sta che la prima cosa che si arena è il possibile e futuribile accordo con i Cinque Stelle.L’aveva chiarito Guerini, a sentenza ancora non nota: “Abbiamo aspettato per sei mesi il Movimento 5 Stelle, finalmente sono arrivati. Bene il confronto, le regole si scrivono insieme. Se però l’obiettivo è rallentare le riforme il Pd andrà avanti per la sua strada”. Il riferimento è all’ostruzionismo a Palazzo Madama. La strada adesso sembra più in discesa, e relega i Cinque Stelle a un ruolo marginale. Sulla legge elettorale, l’impianto dell’Italicum non si tocca, come ha detto e ripetuto il premier. Sul punto centrale, le preferenze, durante lo streaming dell’altroieri, non ha chiuso, né ha aperto. L’intenzione sarebbe quella di scegliere una parte degli eletti con liste bloccate, un’altra, appunto, con le preferenze. E su questo trovare la quadratura del cerchio. Un modo per provare a tenere il piede in due staffe. Ma su questo pronto è arrivato l’altolà di Beppe Grillo: “Al tavolo si è ipotizzato un altro appuntamento. Ma al momento si preferisce la ratifica degli attuali punti fin qui negoziati. Saremo pronti a votare la legge elettorale, inclusiva delle preferenze, direttamente in Aula. Mi dispiace per il Pd, ma non c’è più tempo”.
Secondo forno chiuso, insomma . Trattativa interrotta. Luigi Di Maio, il più esposto nel dialogo con Renzi, prova a sfumare, con deciso imbarazzo: “Sbaglia chi parla di chiusura al confronto: non mi sembra. Abbiamo dato un’accelerata al dibattito perché l’ennesimo tavolo sarebbe stato stucchevole. Ma, finiti i tavoli, non significa che sia finito anche il confronto: ci aspettiamo che le preferenze siano nella legge elettorale in Aula. Il Pd dia una risposta”. Renzi, informalmente, dà intanto una indicazione, che recepisce la chiusura e non cerca di rovesciarla: “Non hanno fatto in tempo a sedersi al tavolo, che subito è arrivata la sconfessione a mezzo blog”. L’interlocutore privilegiato, ieri più che mai, resta Silvio Berlusconi.
1 commento:
Quindi assolto per non inficiare il patto del Nazareno?
E' impossibile non dubitare, ma quel che è certo è che cmq il b. è un pregiudicato e che Renzi ha fatto accordi con lui per stravolgere la Costituzione e questo non dovrebbe far dormire sonni tranquilli a nessuno. Purtroppo siamo in Italia e tutto è possibile, qui si dimentica in fretta e si è capaci di ingoiare rospi di questo tipo senza fiatare ...
Posta un commento