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giovedì 17 novembre 2011

Monti in Senato:”Rigore, crescita, equità”


Politica & Palazzo | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 17 novembre 2011
 
Berlusconi: “Non eletto, democrazia sospesa”
Il presidente del consiglio illustra il programma a Palazzo Madama: "Ridurre il costo del lavoro con aumento delle tasse su consumi e patrimoni". "Disparità" nell'attuale sistema pensionistico. Saranno tagliati i costi della politica e abolite le Province. Lotta a "evasione e illegalità" e alle organizzazioni mafiose "infiltrate nell'economia". Nel mercato del lavoro, "più equità tra garantiti e no". Stasera il voto di fiducia. Il Cavaliere detta la sua agenda: "Riforma delle intercettazioni e della giustizia". E riapre a Fini e a Casini. La Lega: "Macelleria sociale e politica". Vendola: "Cocente delusione"
“Rigore, crescita ed equità”: sono i pilastri del programma illustrato al Senato dal presidente del consiglio Mario Monti, per chiedere la fiducia che sarà votata stasera intorno alle 20. Il sì al momento appare scontato, dato che solo la Lega ha annunciato un no secco. Monti ha annunciato “sacrifici equi”, facendo intendere che una maggiore tassazione colpirà i patrimoni, gli immobili e i consumi. Controbilanciata però, in chiave di crescita, da un costo del lavoro più leggero e incentivi all’assunzione, in particolare per le donne. Con una maggiore equità di trattamento “tra garantiti e no”. Anche sul sistema previdenziale Monti ha parlato di “disparità” tra classi di età e categorie.

Il professore promette “lotta all’evasione e all’illegalità”, anche con strumenti di monitoraggio patrimoniale e un minore uso di contanti nelle transazioni. Annunciati anche tagli ai costi della politica, compresa l’abolizione completa delle Province, anche per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013.

Se Monti otterrà la fiducia in Senato, il voto alla Camera è previsto domani. Ieri hanno giurato i ministri, 16 in tutto (due erano all’estero) fra cui tre donne. Monti ha tenuto per sè il dicastero dell’Economia e degli Affari regionali. “Ora si tratterà di fare una corsa”, ha dichiarato, escludendo ingressi di politici nella compagine nel futuro (qui la lista dei ministri e le immagini del giuramento di ieri).

Intanto Silvio Berlusconi, dopo aver promesso lealtà a Monti, ha tenuto un battagliero discorso ai senatori del Pdl, parlando di “sospensione della democrazia”, tornando sulla riforma della giustizia e delle intercettazioni” e ribadendo che il governo durerà fino a quando vorrà lui. A vigilare però sui provvedimenti che l’esecutivo metterà in campo ci sarà una sorta di governo ombra, che dovrà lavorare anche a iniziative da usare poi per la campagna elettorale. Scontato l’appoggio di Pd e Terzo Polo, Antonio Di Pietro per l’Idv afferma: “L’Idv darà la fiducia, ma poi deciderà il sostegno voto per voto”.

mercoledì 9 novembre 2011

Il disastro sanità in Sicilia!

 pubblicata da Circolo Legalita' E Giustizia il giorno mercoledì 9 novembre 2011 alle ore 18.53

Oggi ho dovuto accompagnare un mio parente alla terza visita per il riconoscimento dell'invalidità civile e per la terza volta si è ripetuto lo stesso identico rituale delle prime due: controllo dei medesimi certificati medici e neanche uno sguardo alla Persona oggetto della richiesta.
Davanti al ripetersi di questo rituale mi è venuto spontaneo chiedermi: perchè tre volte?
 L'unica risposta che sono riuscita a darmi è che la sanità Pubblica  è un apparato immenso che serve solo per moltiplicare poltrone. Perchè in uno stato normale una cosa del genere sarebbe inconcepibile, basterebbe solo una commissione seria per accertare la esistenza o meno dei presupposti per stabilire se una persona  è o non è da considerarsi invalida Civile. Invece ci tocca pagare tre commissioni e sottoporre chi è veramente malato ad affronatre disagi che potrebbero sicuramente essere evitati con un po più di razionalità nella gestione della sanità.
Disagi aggravati anche dalla scarsa organizzazione  per un regolare  turno, che come sempre si trasforma in una ressa all'entrata. Ci vuole davvero tanto a risolvere un problema semplicissimo come questo?
Pare proprio di si e così ogni volta che ci si avvicina in un ambulatorio pubblico diventa davvero una stressante avventura.
Non so se questo succede solo in Sicilia, ma è certo che qui per gestire la Sanità è stato chiamato un Magistrato e se i risultati sono questi  non c'è davvero di che stare allegri.
 Aspettando il turno ho avuto modo di parlare con la mamma di un bimbo portatore di handicap e sentire le sue parole disperate dovute alla stanchezza per l'assistenza solitaria del suo bimbo è qualcosa che stringe veramente il cuore ed ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, ci mette di fronte alla triste realtà che vede assolutamente sole le famiglie  nell'asssistenza di un proprio congiunto non autosufficiente.
Possibile che nessuno, dico nessuno dei nostri politicanti si pone questo problema per risolverlo?
Pare propio di si, visto come stanno le cose. Si preferisce sperperare denaro in cose che sicuramente potrebbero essere raggruppate e razionalizzate piuttosto che pensare a cercare di risolvere i problemi veri che ci sono e sono tanti, che molto spesso ricadono sulle spalle delle donne  a cui è delegato il compito dell'assistenza familiare.
Trovo che tutto questo è assolutamente intollerabile e lo è ancora di più se si pensa che questo governo ci ha detto di utilizzare  il rispsarmio derivante dall'innalzamento dell'età della pensione alle donne, per creare i servizi necessari, quale è appunto anche l'assistenza alle persone non autosufficienti, per liberare i tempi dele donne.
Ebbene, come tutti sappiamo quei soldi sono scomparsi, nessuno sa per che cosa sono stati utilizzati, con il risultato che per  i servizi non è rimasta una sola lira.
E' tempo di crisi, l'Europa ci impone sacrifici enormi, siamo tartassati a più non posso, da una parte si taglia tutto e dall'altra si sperpera.
Possiamo anocra tollerare tutto questo?
Io penso di no e penso anche che ognuno si deve rendere conto che è arrivato il momento di mandare a casa tutti questi signorotti che ci governano ( si fa per dire).
Ma è anche il tempo di sapere scegliere i nostri rappresentanti, perchè da questa scelta dipenderà il nostro futuro. Un futuro che si preannuncia di lacrime e sangue ed ancora di più se sbaglieremo nella scelta.

venerdì 4 novembre 2011

Barnard: perderemo tutto, la Bce vuole il nostro sangue

http://www.libreidee.org/2011/10/barnard-perderemo-tutto-la-bce-vuole-il-nostro-sangue/

 Scritto il 31/10/11 • nella Categoria: idee La lettera che il governo Berlusconi ha consegnato all’Unione Europea significa una sola cosa: «Che l’Italia si deve piegare al volere dei mercati». Dopo un lungo silenzio, Paolo Barnard torna a farsi sentire attraverso il suo dirompente sito web, dal quale lanciò “Il più grande crimine”, saggio sulfureo sulle vere cause dell’attuale crisi: la resa della politica ai predoni della finanza mondiale, attraverso un’inesorabile processo di privatizzazione perfezionato negli anni ’80 da Reagan e dalla Thatcher con la complicità di Kohl e Mitterrand e sviluppato in Italia da uomini come Ciampi e Prodi, fino al capolavoro assoluto: un’Unione Europea non democratica, retta da una Commissione di non-eletti e incentrata sull’euro, moneta comune ma privata, che la Bce “presta” agli Stati membri ad elevato tasso d’interesse.

«Non abbiamo più alcuna sovranità politica», dice Barnard, a causa di convenzioni europee come il Trattato di Lisbona, «che ci impongono regole disperazionedecise da tecnocrati pro-business non eletti», e siamo ridotti a non disporre più di alcuna sovranità finanziaria, «visto che non abbiamo più una nostra moneta sovrana, ma usiamo l’Euro che è una moneta straniera, dal momento in cui è emesso da entità non italiane e lo dobbiamo prendere in prestito». In altre parole, quello che ci tocca fare è «solo ubbidire e applicare le politiche volute da altri». Ma attenzione, avverte Barnard: la lettera che il governo italiano ha consegnato a Bruxelles non è destinata all’Unione Europea, bensì ai veri padroni del mondo: vale a dire «gli investitori internazionali, quelli che oggi prestano ogni singolo Euro che lo Stato italiano spende per i cittadini».
E chi sono i poteri che “ricattano” 60 milioni di italiani? «Si tratta di gruppi assicurativi, fondi pensione privati, fondi sovrani stranieri, banche d’investimento o singoli grandi investitori. Cioè i padroni delle finanze di quasi tutti gli Stati del mondo». Fanno pressione in modo ormai scoperto: «Per continuare a prestarci i soldi esigono regole che glieli facciano fruttare al massimo: se quelle regole distruggono le persone non ha per loro nessuna importanza; se distruggono intere economie neppure, anzi, ci guadagnano, come spiegato ne “Il Più Grande Crimine”», dirompente inchiesta che – facendo nomi e cognomi – con l’aiuto di prestigiosi economisti, soprattutto americani, ricostruisce il lungo processo col quale oggi facciamo i conti: la storica “riscossa” dell’antica élite monarchica e terriera, colpita nel ‘900 dal progresso planetario delle democrazie popolari (lavoro, diritti, welfare) e pronta oggi a “riprendersi tutto” grazie alla micidiale leva dell’alta finanza, a cui gli Stati si sono arresi, Mario Draghicome dimostra la drammatica vertenza Italia-Bce.
Chi ha scritto quell’impegnativa nella quale il nostro paese promette di cedere al diktat della Banca centrale europea? La lettera non è stata certamente vergata da Berlusconi, «che non ha potere alcuno in questa storia», scrive Barnard. «E’ stata scritta dai tecnocrati del governo sotto dettatura dei loro omologhi nella Ue, gente come Draghi, Buti o Bini Smaghi». Per l’autore de “Il più grande crimine”, storico collaboratore di Santoro e poi tra i fondatori di “Report” con Milena Gabanelli, in questo caso «il governo non aveva scelta: o rispondere agli ordini oppure all’Italia veniva chiuso il rubinetto delle finanze, e moriva». Dal momento in cui si è tolto allo Stato il potere di creare ricchezza spendendo a deficit per i cittadini, sostiene Barnard, questo potere è passato nelle mani esclusive degli investitori: «Quindi ci possiedono al 100%. Punto».
Cosa cercano gli investitori finanziari in quel testo? «Lo leggono rapidi, saltando tutte le insignificanti rassicurazioni e i dettagli della nostra gestione interna, e vanno a cercare se l’Italia ha incluso nel testo due capitoli e solo quelli». Primo: regole per strangolare ulteriormente la spesa dello Stato per i cittadini. Secondo: regole per favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi. «A patto che questi due capitoli siano soddisfacenti per loro, ci presteranno gli Euro per sopravvivere. Altrimenti ci dissangueranno fino alle estreme conseguenze». E li hanno trovati, quei due indignati italianicapitoli-capestro, nel testo consegnato a Bruxelles? Purtroppo sì, risponde Barnard. Il piano procede, ed è contro di noi in ogni aspetto della spesa sociale: salari, pensioni, tasse, spesa pubblica, licenziamenti facili, lavoro ancora più precario.
Capitolo “strangolare la spesa dello Stato per i cittadini”: primo, in Italia si renderà effettiva – con meccanismi sanzionatori – la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici sia statali che locali: li si metterà in cassa integrazione con abbassamento complessivo dei salari. Poi compare la riforma costituzionale per rendere illegale la spesa a deficit dello Stato («l’unica che invece crea ricchezza al netto per i cittadini e aziende»). Terzo, l’innalzamento dell’età pensionabile: e non solo ai 67 anni, ma con l’obiettivo di tenere in considerazione nel futuro anche l’aspettativa di vita del lavoratore come parametro per l’entrata in pensione («come chiesto nel 2010 da due lobby finanziarie europee, la Ert e la Be»). Quarto: se le misure non saranno sufficienti, lo Stato tasserà di più i cittadini, «quindi il rapporto fra ciò che spende per loro e ciò che gli sottrae si alzerà ancora a favore di meno spesa e più prelievo». Quinto: «I risparmi ottenuti dai tagli della spesa dello Stato non potranno essere utilizzati per spendere a favore dei cittadini».
Poi c’è il capitolo “favorire il loro lucro se investono o speculano qui da noi”. In Italia si introducono i prestiti d’onore agli studenti: ovvero, come «incastrare il cittadino fin dalla più giovane età nel sistema finanziario che gli speculatori controllano e da cui guadagnano». Secondo punto: ulteriore flessibilità del lavoro, coi contratti di apprendistato, a tempo parziale e di inserimento. «Cioè, là dove il lavoratore anziano crollerà morto di produttività sul posto di lavoro, le mega aziende assumeranno a due centesimi giovani sostituti senza tutele e sprovveduti». Terzo: più facilità nei licenziamenti anche dei lavoratori a tempo indeterminato, «che potranno perdere il lavoro anche a causa di un calo di introiti aziendali». Quarto aspetto, le privatizzazioni statali in accelerazione: «Liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali», alla faccia dei referendum di giugno: ribadito il settore acqua, poi farmacie comunali, rifiuti, trasporti. «Il Comune non potrà affidare un Paolo Barnard servizio senza aver prima verificato se era possibile aprire una gara fra soggetti privati», mentre le Regioni «dovranno stilare piani urgenti di privatizzazioni locali». E infine, la Costituzione: «Sarà riformata per introdurre articoli pro business. Le conseguenze sulle tutele costituzionali del bene pubblico sono imprevedibili (no, prevedibili: le distruggeranno)».
Abbiamo accontentato i nuovi “padroni veri” dell’Italia? Macché. «Le misure sono state giudicate insufficienti», osserva Barnard. «Berlusconi, o chi per lui, non ha saputo essere sufficientemente thatcheriano, prodiano, adreattiano o dalemiano: non ha saputo cioè usare la falce della distruzione della democrazia e del bene pubblico italiano come in decadi scorse seppero fare i personaggi citati». Risultato: «I mercati degli investitori ci hanno di nuovo aumentato i tassi d’interesse sugli Euro che ci prestano a oltre il 6%. Cioè: i nostri padroni hanno risposto che non solo non ci ridurranno il costo che paghiamo per prendere in prestito gli Euro, ma ce l’hanno aumentato. Ci hanno detto: “No! Volevamo lucrare di più, dovevate falcidiare la gente di più. Ora pagate”. E pagheremo, fino alla fine».
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