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mercoledì 31 agosto 2011

Caro Vendola, facciamo ricorso - di Alberto Lucarelli, Ugo Mattei

Caro Presidente Vendola,

siamo i due giuristi che, dopo aver elaborato insieme ad altri colleghi i quesiti per i referendum contro la privatizzazione dei servizi pubblici locali (referendum n. 1) e contro la possibilità di trarre profitto dal servizio idrico integrato (referendum n. 2), abbiamo patrocinato con successo di fronte alla Corte Costituzionale, il 12 gennaio 2011, la questione della rilevanza costituzionale ed europea dei beni comuni.


Oggi ci troviamo di fronte ad un attacco senza precedenti ai beni comuni, portato avanti sul piano politico, giuridico e costituzionale, che cerca di azzerare i risultati fin qui raggiunti attraverso la battaglia referendaria. Ci permettiamo perciò di scriverLe in quanto Lei è fra i pochissimi leaders politici sensibili alla questione dei beni comuni e del necessario ripensamento del rapporto fra pubblico e privato (vogliamo ricordare Luigi de Magistris che ha voluto un assessorato specifico ai beni comuni e la cui giunta sta provvedendo in questi giorni alla ripubblicizzazione del servizio idrico) a essersi conquistato una posizione istituzionale tale da poterci consentire l'accesso, in via diretta, alla Corte Costituzionale. Come ben sa, avendo già sperimentato questa via proprio a proposito dell'abrogato Decreto Ronchi, nel nostro ordinamento una Regione, e non il Comune, può impugnare una legge o atto avente forza di legge di fronte alla Corte Costituzionale entro sessanta giorni dalla sua entrata in vigore. Abbiamo perciò un po' di tempo, ma non moltissimo, per preparare una memoria stringente, capace di porre anche le più alte istituzioni del paese di fronte ai loro ineludibili obblighi costituzionali.


Le scriviamo questa Lettera aperta anche a nome delle 5000 persone, amministratori, associazioni e gruppi politici sensibili alla questione dei beni comuni che in pochi giorni hanno sottoscritto l'appello che, insieme ad altri giuristi estensori dei referendum, abbiamo lanciato dalle colonne di questo giornale (www.siacquapubblica.it) e intendiamo raccogliere le firme durante tutto l'iter di conversione del Decreto per presentarle infine al Presidente Napolitano.

A nostro avviso infatti non solo l'art. 4 del decreto legge n. 138 del 13 agosto 2011, beffardamente rubricato "Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa europea", ma l'intero impianto della "manovra" di ferragosto è profondamente incostituzionale, violando fra l'altro prerogative di autonomia degli enti locali, precedenti decisioni della Corte Costituzionale, nonché lo spirito di quel nuovo diritto pubblico europeo dell'economia, che faticosamente tenta di affermarsi. La manovra di ferragosto infatti è testimone del clima da shock economy che è stato creato in Europa e che sta condizionando la politica del governo italiano e l'atteggiamento "responsabile" delle opposizioni. Una complessa rete di poteri forti, economici e finanziari ha costruito un dispositivo politico e mediatico che fonda su una presunta improcrastinabile urgenza l'evidente tentativo del neoliberismo di ristrutturare la propria egemonia che la grande crisi ha reso progressivamente meno persuasiva. L'esito di questa politica altro non può essere che un nuovo saccheggio.


In Italia i referendum di giugno e le vicende elettorali di Milano con Pisapia e di Napoli con de Magistris hanno inflitto una netta sconfitta al blocco bipartisan che negli ultimi vent'anni ha portato avanti una politica economica e culturale del tutto coerente con il dispositivo ideologico neoliberista. Prodromica alla "primavera italiana" è stata la Sua conferma come Presidente della Puglia, voluta dal popolo pugliese sconfiggendo proprio Massimo D'Alema, probabilmente il politico italiano che maggiormente incarna l'essenza bipartisan del neoliberismo. In sintesi, tale concezione ci pare essere l'idea che "il privato" sia la soluzione per ogni problema di organizzazione sociale complessa, il solo motore che rende possibile sviluppo e "crescita". Questa concezione produce un susseguirsi di mosse politiche volte a trasferire sempre nuovi spazi e soprattutto nuove risorse pubbliche al privato, sotto diverse forme, siano esse liberalizzazioni, privatizzazioni, dismissioni, grandi appalti, (e naturalmente guerre). Incredibilmente tale politica reazionaria ha preso il nome di riformismo!


Negli ultimi anni, a livello globale e poi anche locale, un pensiero ed una narrazione alternativa, di cui Lei è uno dei più autorevoli esponenti, si è fatto strada dapprima in modo carsico e poi , finalmente, con i referendum del giugno scorso, in modo politicamente maggioritario. Oltre 27 milioni di italiani, la maggioranza assoluta degli elettori, ha dichiarato inequivocabilmente, tramite uno strumento complicatissimo quale il referendum abrogativo, ex art. 75 Costituzione, che occorreva "invertire la rotta", che il privato non è necessariamente "la soluzione" ma molto più sovente "il problema", che occorre immaginare una ristrutturazione fondativa del settore pubblico, capace di renderlo aperto, partecipato e in grado di portare avanti l'interesse pubblico e non soltanto quello privato dei poteri forti che sempre più spesso controllano le istituzioni di politica rappresentativa.


La virulenza costituzionale di questo attacco impressiona e travolge i capisaldi più profondi della nostra costituzione economica, in primis gli articoli 41 (iniziativa economica privata), 81 (bilancio) e 53 (progressività della contribuzione fiscale). Colpisce in particolare la disinvoltura eversiva con cui si maneggia una materia tanto delicata e fondativa di un ordine giuridico legittimo quanto quella della gerarchia delle fonti del diritto. La manovra mette in moto una sorta di processo costituente emergenziale de facto, che anticipa gli effetti di una riforma costituzionale destinata a travolgere i soggetti più deboli ed i beni comuni e che struttura (complice la Lega) un centralismo autoritario che distrugge il pluralismo politico e costituzionale di cui al Titolo V della nostra Costituzione, nonché i principii europei della sussidiarietà e della coesione sociale e territoriale.


Sul piano politico, la retorica della responsabilità e della condivisione interclasse necessaria per superare la crisi sta travolgendo i tratti fondativi del nostro ordine democratico e prelude ad un dopo-Berlusconi segnato dalla discesa in campo di Montezemolo, portavoce accreditato del modello Marchionne. Siamo convinti che sul piano del diritto costituzionale vigente non possano essere riproposte né la privatizzazione\liberalizzazione dei servizi pubblici locali né brutali operazioni di centralizzazione, né provvedimenti lesivi della dignità delle persone e dei lavoratori quali quelli che conseguono all'art. 3 del decreto di Ferragosto secondo cui: «In attesa della revisione dell'art. 41 della Costituzione, comuni, provincie, regioni e Stato, entro un anno dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del presente decreto, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l'iniziativa e l'attività economica privata sono libere ed è permesso tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge».


Dal punto di vista dell'accettabilità politica, riteniamo inoltre che non possano essere riproposte dismissioni del patrimonio pubblico (che può invece rendere molto se ben governato), ulteriori precarizzazioni e grandi opere inutili o dannose a loro volta espressamente respinte dal voto popolare a proposito delle centrali nucleari. Le alternative e le possibilità di risparmio esistono. Diverse fra queste sono indicate dallo stesso fraseggio costituzionale nel ripudio della guerra, nella cura del territorio, nell'investimento sulla ricerca e nella progressività fiscale seria. Sta alla buona politica, per la quale Lei certamente è un punto di riferimento, elaborarle meglio nel tempo necessario e metterle in bella copia, senza cadere nella trappola dell'eccessiva urgenza.


Di fronte allo scempio morale, politico e costituzionale che il decreto pone in essere è necessaria piuttosto una reazione forte e seria che va condotta tanto con gli strumenti della politica quanto con quelli del diritto. Mentre dal primo punto di vista compete a Lei e agli altri leaders più sensibili a queste istanze proporre finalmente, in un rinnovato rapporto con i movimenti e con i cittadini, un'alternativa autentica al blocco bipartisan dominante, dal punto di vista giuridico e costituzionale siamo consapevoli che compete a noi, in quanto tecnici portatori della sensibilità e della storia politica necessaria per configurare istituzionalmente la difesa dei beni comuni, presentare nuovamente di fronte alla Corte Costituzionale le ragioni dei 27 milioni di cittadini che vogliono invertire la rotta. Insieme, nel tempo necessario, politica e diritto possono restituire ad un rinnovato settore pubblico gli spazi e l'autorevolezza necessari per governare la crisi. A breve occorre adire le vie costituzionalmente rimaste aperte sempre che il Presidente Napolitano, accogliendo l'appello di tanti cittadini, non intenda intervenire in fase di promulgazione.


Caro Presidente Vendola, noi le abbiamo scritto per metterci a disposizione, nella nostra veste di avvocati abilitati al patrocinio di fronte alle supreme giurisdizioni, per ricevere mandato, naturalmente a titolo assolutamente gratuito, da soli o insieme ad altri legali di Sua fiducia, a rappresentare la Regione Puglia (ed incidentalmente la nuova egemonia dei beni comuni) di fronte alla Consulta in un ricorso diretto di incostituzionalità del Decreto 138\2011.
Riceva un saluto cordialissimo.

domenica 28 agosto 2011

Il caso Bersani

di Luca Telese
28 agosto 2011
Insomma, Pierlugi Bersani, quando deve far filtrare quattro frasi sul caso Penati dice: “Non mi capacito“. Quando gli fanno qualche domanda sulla vicenda del suo braccio destro aggiunge che “la decisione sul fatto che Penati debba rinunciare o meno alla prescrizione spetta solo a lui“. Il segretario del Pd dice che le carte del processo saranno vagliate da una commissione del Pd (una commissione!) diretta da Luigi Berlinguer (Luigi Berlinguer!).  E a chi gli chiede conto della famosa acquisizione delle azioni dell’autostrada Gavio Serravalle risponde con un ruggito: “Se qualcuno accosta il mio nome a quella vicenda querelo!“. Alla collega Sandra Amurri oppone un silenzio tombale (mentre un dirigente che é al suo fianco la invita carinamente ad andare ad Arcore) al collega Stefano Feltri, che la mattina gli chiedeva se almeno lui avrebbe rinunciato alla prescrizione per farsi giudicare, Bersani aveva detto: “Non lo so, non so giudicare“.

C’é qualcosa di sconcertante e di drammatico in questo combinato disposto di arroganza ed amnesie, di debolezza disarmante e protervia. Provo a mettermi nella testa di Bersani: io, se fossi lui, direi come tanti di voi, che Penati deve rinunciare alla prescrizione (che scatta solo grazie alle leggi salva-corrotti di Berlusconi). Oppure, con molto coraggio difenderei Penati, sempre se fossi convinto della sua innocenza. Convocherei una conferenza stampa, con Penati (se resta nel Pd deve spiegare qualcosa ai suoi militanti), e lo obbligherei a rispondere a tutte le domande dei giornalisti (non ha risposto a nessuna domanda fino ad oggi, solo fatto filtrare dichiarazioni e veline difensive). Darei l’esempio facendo altrettanto. Un leader che non ha nulla da nascondere, in tutto il mondo, fa così. Un leader che vuole governare, in tutto il mondo, fa così. Ma siccome siamo in Italia, e il caposcuola in materia giudiziaria é Silvio Berlusconi, la procedura che si adotta é il codice di Arcore:
1) Negare tutto
2) non rispondere a nulla
3) dire solo quello che conviene dire
4) insultare o minacciare chiunque non si accontenti del Codice.

Insomma, come scrive giustamente oggi Gian Paolo Pansa, c’é un pezzo di sinistra che quando finisce nei guai, con l’unica gradevole differenza di non insultare i giudici, tende ad assumere modelli e stilemi da paese delle banane. Ci sono accuse e sospetti drammatici, che si addensano sulla  testa dei suoi dirigenti, e il leader del Pd si avvale della facoltà di non rispondere. Siccome penso che Bersani malgrado tutto questo sia una persona seria, provo a immaginarmi perché. La prima risposta che posso dare é: non ci riescono. Non sono moderni. Non sono in grado di gestire un crisi mediatica perché non hanno la cultura della trasparenza. La seconda cosa che penso, e mi dispiace, é che sono doppiopesisti. Il retroscena psicologico é questo: siccome noi ci riteniamo al di sopra di ogni sospetto, non possiamo accettare l’idea (e le domande) che non partano dall’assunto della nostra assoluta presunzione di innocenza. É un bel meccanismo di ribaltamento: non siamo noi che dobbiamo chiarire delle zone d’ombra, dicono questi dirigenti, é il giornalista che fa una domanda che non parte dalla presunzione di innocenza che diventa impuro, anzi ostile, anzi si merita di “Andare ad Arcore” se insiste. É un bel dramma.

Ecco perché la strategia diventa prendere tempo, rilasciare dichiarazioni-brodino, ogni tanto incazzarsi, e poi magari farsi intervistare da un Giornalista “amico” che parte dalla presunzione di innocenza e dal postulato della tua impossibilitá di sbagliare e ti chiede solo quello che vuoi tu. Bene, siccome in questi anni noi non abbiamo fatti sconti a nessuno, non si capisce perché dovremmo farli a chi pretende di non esere giudicato. Siccome abbiamo sulla testa (io personalmente, insieme a tre eroici colleghi de il Fatto) la richiesta di tre milioni di euro di risarcimento di una ministra salmonata che “si é ritrovata” il fidanzato all’Aci (che lei controlla) e non tollera che il nostro giornale racconti questa storia, siccome abbiamo raccontato tutto di Anemone e delle tapparelle di Bertolaso, siccome abbiamo strappato la pelle a Scajola per la casa a sua insaputa, siccome non ci fermiamo davanti alle panzane di Tremonti, dobbiamo dire a Bersani, molto sinceramente. Caro Pierluigi, faremo anche a te tutte le domande che ti vanno fatte. E ti chiederemo cento volte conto di quel “Non lo so, non si giudicare“, quando ti domandano delle furbizie difensive di Penati.

Tu non sei Caterina Caselli. Tu puoi pure essere stupito e addolorato di quello che salta fuori da una inchiesta e offenderti per una domanda. Quando saltano fuori inchieste e tangenti sul suo ex braccio destro, un leader deve prendere posizione. Una qualsiasi, ma la deve prendere. E, se posso permettermi, l’unica cosa che non può fare, é mettersi nelle mani di una commissione di garanzia diretta (!) da Luigi Berlinguer (!). Sei uno che vuole governare l’Italia, mica l’Unione sovietica.

venerdì 26 agosto 2011

Appello: la manovra finanziaria di Ferragosto 2011 è incostituzionale

 riceviamo, condividiamo, firmiamo e chiediamo di firmare e far girare, grazie


From: Antonella Zarantonello


SOTTOSCRIVI L'APPELLO!
  

Appello dei giuristi estensori dei quesiti referendari per l’ acqua bene comune e prime adesioni.

La lettura della manovra di Ferragosto e del dibattito politico che ne ha accompagnato la presentazione produce una sensazione di profonda preoccupazione in chi ha a cuore la democrazia ed i beni comuni. Impressiona in particolare la disinvoltura con cui si maneggia una materia tanto delicata e fondativa di un ordine giuridico legittimo quanto quella della gerarchia delle fonti del diritto. La manovra mette in moto una sorta di processo costituente de facto  che di per sé denuncia la natura profondamente incostituzionale, a diritto vigente, della filosofia ispiratrice dell’intero provvedimento.

Al primo articolo si legge infatti che il Decreto legge è emanato “In anticipazione della riforma volta ad introdurre nella Costituzione la regola del pareggio di bilancio”.  All’art. 3 si aggiunge che:“In attesa della revisione dell’art.41 della Costituzione, Comuni, Provincie, Regioni e Stato, entro un anno dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del presente Decreto, adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto quello che non è espressamente vietato dalla legge”.
L’art. 41 è uno dei perni della Costituzione economica italiana vigente. Esso sancisce che : “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.
In Italia il processo di revisione costituzionale può svolgersi soltanto ai sensi dell’art. 138 Cost. che prevede doppia votazione in ciascuna Camera ed eventuale referendum confermativo. Fino a che questa revisione costituzionale non è avvenuta, la vigente Costituzione economica italiana è quella mista, che prevede un sistema di libera iniziativa privata sottoposto tuttavia a controlli anche preventivi volti a salvaguardare l’interesse sociale e la dignità della persona e l’ambiente . Cancellare per decreto ogni potere di controllo politico sull’attività economica costituisce una violazione palese e profonda del nostro tessuto costituzionale vigente che lo sbilancia in modo ancora più evidente a favore dell’interesse privato (spesso multinazionale)  ai danni di quello delle persone comuni.
A ciò si aggiunga che la nostra Costituzione struttura uno stato sovrano cui non può essere precluso da poteri esterni  di qualsivoglia natura di investire sul lungo periodo, promuovendo la persona umana ed il suo sviluppo oltre a molteplici altri valori non economici (solidarietà, ambiente, paesaggio, ricerca scientifica, istruzione) anche nell’interesse delle generazioni future. Il Decreto viola inoltre la funzione costituzionale del risparmio, frutto dei sacrifici dei lavoratori, di cui all’art. 47 della Costituzione.  La preconizzata costituzionalizzazione del pareggio di bilancio rende impossibile l’investimento sociale ed impone una visione aziendalistica dello Stato che la nostra costituzione non contiene in alcun modo  ma che è soltanto una delle cifre di quel fallimentare modello neoliberista, ancora troppo potente anche in Europa, che non ammette di aver prodotto la profonda crisi attuale.
E’  assolutamente necessario affermate con forza che il popolo sovrano, composto  nella stragrande maggioranza di quelle persone comuni ai cui danni la crisi si sta orchestrando, si è espresso appena due mesi fa nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione tramite i referendum in modo politicamente inequivocabile contro il modello di sviluppo neoliberista che il Decreto di ferragosto ripropone pervicacemente. In particolare, sul piano del diritto costituzionale vigente  non può essere riproposta la privatizzazione\liberalizzazione  dei servizi pubblici locali. Il clima di emergenza internazionale va verificato nella sua reale portata politica prima di affrettare manovre di pareggio dei conti in contrasto con i valori di solidarietà sociale della nostra Costituzione.
È questa, non quella dei mercati finanziari, l’indicazione politica che occorre  seguire in Italia: un’indicazione inequivocabile che dopo vent’anni di neoliberismo ha affermato a maggioranza assoluta che, nel governo dei beni comuni, il privato non è sempre “la soluzione” ma molto spesso è esso stesso “il problema”. Il popolo ha fatto pervenire un’ indicazione politica chiara volta a riequilibrare il rapporto fra privato e pubblico a favore di quest’ultimo, dando immediata e piena attuazione agli artt. 41, 42 e 43 della Costituzione.
Di fronte a questo scenario sconcertante, che fa emergere una vera e propria emergenza beni comuni, rivolgiamo un appello al movimento referendario tutto affinché esso dichiari conclusa la stagione referendaria specifica, investendo di qui in poi energia e risorse (incluse quelle del rimborso elettorale) per dare finalmente voce autorevole e rappresentanza politica seria alla necessità urgente di invertire la rotta rispetto alla privatizzazione ed al saccheggio dei beni comuni.
Alle forze politiche di opposizione ed al sindacato (in particolare la CGIL) chiediamo di consultare immediatamente le loro basi su questo cruciale spartiacque facendosi successivamente paladini di una ristrutturazione seria del settore pubblico informata alla piena tutela dei beni comuni, del patrimonio pubblico, della sovranità popolare e dei valori della nostra Costituzione.
Agli amministratori infine, chiediamo di rispettare rigorosamente la Costituzione vigente, disapplicando se del caso, in ottemperanza di un preciso obbligo costituzionale di tutti i pubblici ufficiali, quelle parti del Decreto di ferragosto che più brutalmente tradiscono la volontà popolare emersa dai referendum di giugno.
Alla cittadinanza onesta e a quanti hanno accesso al sistema mediatico infine estendiamo un invito a sottoscrivere questo appello  su www.siacquapubblica.it, a sostenerlo promuovendone la conoscenza e la diffusione.
I giuristi estensori dei quesiti referendari sull’ acqua bene comune: Alberto Lucarelli, Ord. Univ Napoli,  Assessore ai Beni Comuni, Napoli, già componente Commissione Ministeriale  per riforma dei beni pubblici; Ugo Mattei, Ord. Univ. Torino, già vice-presidente Commisssione Ministeriale per la riforma dei beni pubblici; Luca Nivarra, Ord. Univ. Palermo,  già componente Commisione Ministeriale per la riforma dei beni pubblici; Gaetano Azzariti, Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Roma La Sapienza.

Primi firmatari
Livio Pepino, Ex magistrato, già Componente CSM; Alex Zanotelli, Missionario Comboniano; Giorgio Airaudo, Responsabile auto, Segretaria Nazionale FIOM; Gabriele Polo, Direttore Editoriale, Il Manifesto; Giorgio Parisi,Fisico, Accademico dei Lincei.

mercoledì 10 agosto 2011

COMUNICATO STAMPA

 







 “Treno delle Donne per salvare la Costituzione”. Il 24 settembre manifestazione a Roma per circondare il Parlamento

Roma, 10 agosto –  Un treno carico di donne provenienti dal nord d’Italia, e l’altro partito dalla Sicilia si congiungeranno a Roma il 24 settembre per manifestare in Difesa della Costituzione repubblicana circondando il Parlamento.
Davanti alla proposta di Legge, presentata di recente alla Camera, per modificare l’Articolo 1 della Costituzione, le Donne della società civile si sono immediatamente mobilitate in un’iniziativa, promossa in Internet dalla “Rete delle donne Siciliane per la Rivoluzione Gentile”, che ha trovato la pronta adesione di numerose associazioni e gruppi organizzati (dalla Rete Viola all’Onerpo, dal Forum Ambientalista, all’Aidos, dall’Udi all’Arcidonna, dai Centri Antiviolenza all’Associazione per la Democrazia  Costituzionale). Si è quindi costituito un Comitato promotore che ha puntualizzato il programma e gli scopi della manifestazione.
Giungeranno a Roma le cittadine e i cittadini di questo Paese che condividono l’obiettivo di questa battaglia in difesa di valori irrinunciabili per ogni essere umano, unendo in un unico “Treno per la Costituzione” le donne d’ Italia. Per ribadire così,  in modo tangibile, la volontà delle donne di agire a tutti i livelli, per un'Italia unita, democratica, repubblicana, che trovi nelle donne la forza viva, creativa e propositiva per un concreto e ormai inderogabile cambiamento.
Un cambiamento che deve partire proprio dall’attuazione totale della prima parte dall’articolo 1 della Costituzione che afferma che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, per una democrazia reale  in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società e di dare il loro migliore contributo. “Anziché pensare a “cambiare” la Costituzione - affermano  le promotrici dell’iniziativa - è bene che si inizi a pensare ad attuarla davvero, compreso l’articolo 51, da sempre disatteso, e che ne vengano rispettati i principi della legalità, dei diritti e dell’uguaglianza fra cittadini, e della pace come  afferma chiaramente l’articolo 11.
Per questo, oltre a stringere il Parlamento in un cerchio umano, quale affermazione della sovranità popolare, ma anche come baluardo a difesa dei fondamenti costituzionali, le Donne si recheranno al Quirinale, sede del Capo dello Stato, istituzione massima che per legge deve garantire il rispetto della Costituzione e la sua inviolabilità.
La manifestazione proseguirà con la partecipazione alla Marcia per la Pace di Assisi del giorno dopo, il 25 settembre.

Nella Toscano per il Comitato promotore
 

lunedì 8 agosto 2011

Il rebus delle riforme e la Costituzione

di Lidia Ravera
8 agosto 2011
 
Tutto è libero tranne ciò che è vietato”, ha detto, nella Conferenza stampa straordinaria, il Ministro Tremonti, con la sua voce soffice, inadeguata a profetizzare sventure, quanto a risolverle. Più che una frase è un indovinello, un rebus, un abracadabra.

Che cosa vorrà dire? Che l’imprenditore, se non scarica una lupara sulle tibie della concorrenza, può fare tutto quello che vuole? Anche fottersene della tutela dei lavoratori, dei loro diritti, della loro salute, della loro sicurezza? Chi è “La madre di tutte le liberalizzazioni”, di cui ha biascicato il Ministro sdrucciolando sulle “erre” ? La compianta Rosetta Bossi vedova Berlusconi? Mamma Tremonti? La signora Marchionne Senior?

No, la madre di tutte le liberalizzazioni è un delitto annunciato: la soppressione dell’articolo 41 che, in poche righe, progetta una società civile: l’iniziativa privata, dice “non può svolgersi in modo da recar danno alla sicurezza alla libertà e alla dignità umana” . Poi dice: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata a fini sociali”.

Mentre il Paese cola a picco, la Costituzione è l’unica bandiera che possiamo sventolare, l’unico orgoglio, l’unica scialuppa per cui vale la pena di metterci in salvo. Evidentemente non ce la meritiamo più. E questa, forse, era l’unica triste notizia, di quella straordinaria Conferenza stampa.

Il Fatto Quotidiano, 7 agosto 2011

martedì 2 agosto 2011

La fantasia al potere!!!

 
La situazione politica ed economica del nostro Paese è ormai sull’orlo del collasso, siamo  oltre le più pessimistiche previsioni e pare che nessuno abbia veramente la volontà di fare  quello che lo stato delle cose imporrebbe.
La borsa crolla,  aumentano le tasse  in maniera insopportabile e subdola, aumentano i prezzi sui generi di prima necessità, si taglia ovunque senza tenere conto di niente, non si investe più, i cantieri sono fermi, ma  Tremonti non molla, tiene chiusa la cassaforte , che apre solo per accontentare il suo alleato Bossi, che non bada a spese, apre pure Ministeri  nei posti che gli fa più comodo e, come se non bastasse, in mezzo a tutto questo scempio,  la corruzione che dilaga coglie in pieno anche il PD. Si proprio quel partito che tutti avremmo voluto fosse opposizione seria ed intransigente e che invece non è né l’una né l’altra.
Si lamentano gli indagati colti con il dito dentro la marmellata che contro di loro  è stata messa   in moto la macchina del fango. Chi è l’autore di tanto affronto non si sa, ma ci possiamo scommettere che potrebbe essere la stampa che racconta i fatti  o magari i magistrati che fanno il loro dovere senza guardare in faccia nessuno, mentre loro poverini tengono i soldi in contanti per pagarsi le spese dei viaggi.
 Mah!!! Pensavamo che le carte di credito le bancomat fossero a portata di mano anche di questi signorotti e invece scopriamo che no questi poverini non se la possono permettere quindi sono costretti a viaggiare con la valigetta piena di banconote!!!
E così per eliminare un po di fango i nostri pensano bene a votarsi il processo lungo ed a coprirsi di immunità e poi, siccome c’è magari qualcuno che potrebbe correre il rischio di vedersi sequestrati i beni accumulati con il  sudore della fronte, si sono inventati la confisca brevissima, da fare subito, se no non vale più. Quindi, una  prescrizione da ottenere in tempi strettissimi con la massima urgenza. 
In quanto a fantasia non ci possiamo lamentare: abbiamo i deputati più fantasiosi del mondo e pazienza se non ne azzeccano una, l’importante è provarci o no?
E intanto vanno in ferie per un mese e mezzo mentre il Paese crolla e vanno pure in pellegrinaggio nella terra santa. Si avete capito bene, vanno in Terra Santa ed il bello è che ci vanno proprio tutti:  destra e sinistra senza distinzione tutti insieme appassionatamente!!!