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mercoledì 20 novembre 2013

Archinà, Manna e gli uomini di Nichi - di Sandra Amurri

 20 novembre 2013 alle ore 10.31

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     PREMETTO PER CHI NON LO SAPESSE - CHE SANDRA AMURRI NON E' UNA PERICOLOSA GRILLINA, MA ALLE ULTIME ELEZIONI ERA CANDIDATA NELLA LISTA DI ANTONIO INGROIA.......INDIVIDUARE LE RESPONSABILITA' DOVREBBE ESSERE UN "DOVERE" DI TUTTI E NON ESSERE TACCIATO COME UN PERSECUTORE, QUANDO SI TRATTA DI CHI ABBIAMO SCELTO COME REFERENTE**************


Le quasi 500 carte dell’ordinanza dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari consegnate ai 53 indagati, compreso Vendola, e le migliaia di file tra sms e telefonate appare regalano la fotografia del sistema messo in piedi dall’ex operaio assurto a dirigente tuttofare dell’Ilva Girolamo Archinà che si reggeva sulla benevolenza di politici nazionali e non, esponenti istituzionali, sindacalisti, giornalisti e sacerdoti. Onofrio Introna, socialista storico passato a Sel, attuale presidente del consiglio regionale, la vigilia di Pasqua scrive ad Archinà per fargli gli auguri e a seguire: “Ringrazio per il prezioso sostegno alla mia rielezione”.    SIAMO ALLE ELEZIONI regionali del 2010 per Archinà un filo prezioso per tessere la sua tela. Archinà si incontra con Michele Losappio, attuale capogruppo di Sel, ex assessore all’ambiente nel primo governo Vendola. Non gli va giù lo spot che descrive l’Ilva causa di tutti i mali di Taranto, scelto da Alfredo Cervellera di Sel per la campagna elettorale. Poi Cervellera gli invia due sms elettorali: “Ti ringrazio di tutto ciò che hai fatto e farai per me con affetto Alfredo Cervellera” e “domenica 28 e lunedi 29 vota e fai votare Vendola, il suo Partito Sel con Vendola e se vuoi invita famigliari e conoscenti a scrivere sul rigo Cervellera”. Vendola vince e nomina assessore all'ambiente il magistrato Lorenzo Nicastro e ad Archinà non piace e se ne lamenta al telefono con il deputato del Pd Ludovico Vico. L’indomani tocca a Losappio “sono preoccupato dell’incarico   a Nicastro” in quanto è dell’Idv che a Taranto hanno un “pazzo” che rema contro l’Ilva. Losappio lo rassicura promettendogli che da fuori della giunta seguirà tutto come se ne facesse parte e Archinà lo ricambia con la sua speranza che venga eletto presidente della Commissione Ambiente. Losappio risponde che si vedrà e aggiunge che il solo che può fornirgli garanzie è il Presidente Nichi. Prima di terminare la densa conversazione degna di due che dovrebbero essere dalla parte opposta della barricata, Archinà dice a Losappio che è necessaria una regia nascosta. A cui Losappio risponde che occorre dire a Vendola che il problema non è solo dell’ambiente ma anche lavoro, occupazione e sviluppo”. Tralasciando un piccolo particolare: il tributo di morti pagato dalla città. A fine settembre, sempre Losappio spiega ad Archinà il disegno di legge sul benzo(a)pirene, premurandosi di dirgli che le modifiche che avrebbe voluto apportare alla proposta non sono passate. Loro cinguettavano e i tarantini continuavano a essere avvelenati dal benzio(a)pirene – secondo l'OMS genotossico e causa di gravi mutazioni genetiche – che per il 98% proveniva dalla cokeria dell’Ilva. Come stabilito dalla relazione dell’Arpa del 4 giugno 2010. Uno sgarbo da dover far pagare al direttore dell’Arpa Giorgio Assennato, il grande assente alla conferenza stampa di presentazione del monitoraggio. Di fronte a un dato così agghiacciante che anche gli enti locali rassicuravano sarebbe rientrato nei limiti nel 2012, gli ambientalisti fanno un esposto in Procura. Scrive la Gip Patrizia Todisco nell’ordinanza, luglio 2012, “Già in precedenza i vertici Ilva avevano   presagito che la questione delle emissionidibenzio(a)pireneavrebbepotutopotenzialmente nuocere allo stabilimento. Eloquente la conversazione (5/05/2010) allorquando l’Archinà contattava Francesco Manna capo di gabinetto della Regione affinché intervenisse su Antonicelli (l’allora dirigente all’ambiente della Regione) e Assennato sollecitandoli ad instaurare il predetto tavolo tecnico sul benzio(a)pirene. L’avvocato Manna aderendo chiaramente alla richiesta dell’Archinà   replicava che già in precedenza era intervenuto dicendo di stare calmi”. Francesco Manna, indagato, aveva mostrato a Vendola il video di Archinà che strappa il microfono al giornalista: “non posso riprendersi dalla risate” nel-l’aver visto quello “scatto felino... col mio capo di gabinetto siamo rimasti molto colpiti...” Lo stesso Manna al quale Archinà il 6 luglio 2010 spedisce l’avviso giudiziario recapitato all’ingegnere Luigi Capogrosso, ex direttore dell’Ilva, con   scritto: “Gentile, ciò che temevo si è verificato grazie adArpaPuglia e al sindaco di Taranto. Mi chiedo a che serve essere leali e collaborativi? Ti saluto cordialmente”. Manna: “Ho dato copia dell’allegato al presidente. Un abbraccio”. Ora capo di Gabinetto è David Pellegrino, anche lui indagato, marito della giornalista dell’Ansa Paola Laforgia, presidente dell’ordine dei giornalisti Puglia che ha ignorato il caso Abbate, il giornalista di Blustar, al cui microfono uscendo dal consiglio Vendola ha detto: “Non ho riso di lei ma di Archinà che appariva come un maggiordomo zelante o Ridolini... comunque lui era l’unica colomba con cuisipotevaparlare”.Pensasefossestato un falco.

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