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sabato 1 maggio 2010

A schiena dritta

Antonio Padellaro

1 maggio 2010
"Era semplicemente una persona che aveva deciso di non scendere a compromessi ed è morto per questo", racconta Salvatore Settis al nostro Calapà nella bella intervista sul 1° Maggio a Rosarno. Rosarnese, il direttore della Scuola Normale di Pisa parla di un calabrese come lui, Peppino Valarioti, intellettuale e dirigente del Pci localeassassinato dalla ‘ndrangheta nel 1980. Scriviamo nel giorno in cui si ricorda un altro meridionale che non scese a patti: Pio La Torre, ucciso dalla mafia a Palermo il 30 aprile 1982 assieme al suo autista Rosario Di Salvo. Ci piacerebbe che questo 1° Maggio fosse celebrato nel nome degli uomini e delle donne con la schiena dritta. Di quelli morti. E di quelli vivi. Non gli eroi, ma le persone normali.

Quelle che ogni mattina affrontano l’esistenza, accompagnano i bambini a scuola, si recano al lavoro. Ma se non ne hanno uno, la schiena devono averla ancora più robusta. Perché non è facile sentirsi esclusi, improduttivi, inutili. Macerarsi nel pensiero di un fallimento personale. Spiegare perché alla propria donna, ai figli. Piano piano ti ammazzano le necessità della vita materiale. Ma più di tutto, peggio di tutto l’idea di un mondo che gira al contrario. Che premia i furbi e gabba gli onesti. Il rimbombo di parole altisonanti (regole, ideali, valori), di alti messaggi, di celebrazioni e ricorrenze diventa insopportabile.

Che te ne fai se poi per essere ascoltato un attimo devi finire sopra a un tetto, in cima a una gru o in fondo a un’isola battuta dal vento? Per senso del decoro non diremo che se ne fanno i 370 mila nuovi disoccupati della soddisfazione del ministro dell’Economia per come l’Italia "sta uscendo dalla crisi". Infine, la somma ingiuria delle frasi ridicole. Di quel ministro, per esempio, che per giustificare l’acquisto di un lussuoso appartamento in parte in nero, in parte con una girandola di assegni di un benefattore balbetta cose come "non mi farò intimidire", non spiega nulla e riceve la naturale solidarietà del suo degno presidente che lo invita a restare (ci mancherebbe) al suo posto. Vadano a dirlo a chi si svena per l’affitto o viene strangolato dal mutuo. Sarà il 1° Maggio della schiena dritta. E dei pugni stretti di rabbia.

Da il Fatto Quotidiano dell'1 maggio

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