E’ un Paese in cui non mi riconosco più, che sento distante,
geneticamente diverso da ciò che ho sempre pensato fosse.
Certo non lo è per la sua ricchezza di bellezze e di storia
d’arte, ma per la sua gente.
Quello che è uscito dalle urne è un paese cattivo,
superficiale, arrabbiato e nel contempo arrogante, un paese ipocrita che ancora
una volta ha ridato il voto ad un plurindagato
e condannato, ad uno che ha offeso le donne, che ha dimostrato disprezzo per le
regole, che, anzi, ha stravolto, quando non distrutto completamente.
Un Paese incapace di riflettere, di partecipare, di lavorare
per riaffermare tutti quei valori che in questi anni sono andati distrutti.
Un Paese rozzo ed egoista che non sa di avere la
Costituzione più bella del mondo, che non ne conosce ed apprezza il valore e
nemmeno chi con tanta passione cerca di difenderli, che non ha riconoscenza del sacrificio di
tutti quegli uomini e donne, centinaia di migliaia , che sono morti perché
questa carta potesse essere scritta.
Un Paese che ha creduto e crede ancora di potere cambiare
correndo dietro ad un altro comico, senza avere la minima percezione di cosa
fare per cambiarlo veramente.
Un Paese che ha dimenticato cosa sia la sinistra, i suoi
valori , la sua visione del
futuro, della giustizia vera, della solidarietà.
Una sinistra, o meglio che vorrebbe accreditarsi come
sinistra, che corre appresso a
politiche ultra liberiste dei vari Monti, una sinistra che si è lasciata
scippare il diritto ad avere i diritti come la pensione per i più
deboli, ed i diritti dei
lavoratori conquistati con anni e anni di lotte senza fiatare.
Un Paese che non riconosce il merito, che mette di lato la
sua parte migliore, che isola ed emargina chi non si sottomette all’andazzo, chi non accetta di farsi
corrompere, chi non è parte di un gregge, chi non rinuncia a pensare con la
propria testa.
Un Paese oramai corrotto fino alla punta dei capelli, dove
vale chi ha un pacchetto di voti, chi è pastore di un gregge e non importa chi
sia, anzi meglio non saperlo proprio, meglio non porsi domande, vale solo chi promette l’impossibile.
Un Paese che ha dimenticato il rapporto leale tra persone,
dove l’amicizia è solo compromesso, dove essere compagni significa spesso
altro, dove non esiste né
sincerità, né onestà,
nemmeno in chi dovrebbe almeno tutelarla l’onestà, di cui si è smarrito il
senso.
Un Paese in cui anche un giudice si permette di prendere in
giro i cittadini, dove gli
avvocati spesso sono solo affaristi. Un Paese che ha distrutto la Giustizia.
E così succede che l’indomani del voto ti ritrovi con il
nuovo che avanza, si fa per dire ovvio,
indagato per reati gravissimi e con un popolo indistinto di eletti,
provenienti da non si sa dove e con il solo merito di essersi arrabbiati molto
insieme al grillo urlante, che non sa niente di Costituzione, non sa niente di
cosa sono le Istituzioni, non sa e non capisce niente di come governare un
Paese che addirittura pretende di
governare da solo, dando lo
sfratto agli altri eletti,
dimostrando così di non
comprendere la differenza che passa tra la Piazza ed il Parlamento, dove
per entrare è necessario che lo
vogliano e lo esprimano i cittadini con il loro voto.
Come ne usciremo
da tutto questo nessuno può prevederlo.
Una cosa è certa comunque: il cambiamento non è di sicuro a
portata di mano.
Sono convinta che per cambiare davvero, bisogna prima
cominciare da noi stessi, ma per farlo ci vorrebbe davvero tanta intelligenza e
con umiltà prendere consapevolezza
del disastro che abbiamo combinato tutti, perché qui nessuno può chiamarsi
fuori, ma è inutile illudersi
su questo e non so nemmeno se vale
la pena continuare a lottare contro i mulini al vento.
Resta comunque
il fatto che siamo riusciti nel capolavoro di rendere l’Italia ingovernabile e
di avere portato in Parlamento il peggio di ciò che potevamo augurarci e che
forse ci meritiamo.
Nella Toscano
10.3.2013
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