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martedì 29 settembre 2015

Sanità: l’inappropriatezza di un’analisi clinica è un concetto sanitario non economico

Giulio Ambrosetti
 Pur di scippare 2,5 miliardi di Euro alla sanità pubblica il governo Renzi si improvvisa tuttologo nella sanità e stabilisce quali analisi cliniche fare e quali no. E lo fa pasticciando sui concetti di in appropriatezza e inappropriatezza di una prestazine sanitaria. I paradossi di un provvedimento che non elimina la “medicina difensiva” e mette contro medici e pazienti. Le possibili alternative


Nei giorni scorsi, mentre cenavo con il sottofondo del Tg5, sono rimasto basito nell’ascoltare un’intervista al capo del governo, Matteo Renzi. Non ho ascoltato le sue teorie sulla crisi dell’automobile tedesca o sull’economia italiana che sarebbe ripartita (a quanto pare, lasciando a terra oltre 10 milioni di poveri: ma questo non è più un problema del PD, a quanto pare). Ho rivolto lo sguardo alla tv solo quando questo signore ha iniziato a parlare di sanità.
Le sue parole mi hanno fatto venire in mente una lezione di storia delle tradizioni popolari alla quale ebbi modo di assistere, alla fine degli anni ’70, presso la facoltà di Lettere di Palermo. Questo docente - bravissimo - diceva che il massimo per un demagogo che utilizza la retorica è convincersi delle proprie bugie. In una parola, credere in ciò che si dice, pur sapendo che ciò che si dice non è la verità. Ebbene, qualche giorno fa ho avuto la sensazione che Renzi, al Tg5, abbia interpretato questo ruolo.
Ha detto che il governo non sta tagliando soldi alla sanità. Dimenticando che sta togliendo a questo settore 2 miliardi e mezzo di Euro. Soldi che lo stesso governo sta provando a risparmiare tagliando quasi 200 prestazioni sanitarie (che diventeranno a pagamento). E appioppando ai medici ospedalieri e ai medici di base multe se prescriveranno analisi cliniche “inappropriate”. Su questa trovata balzana e demagogica di far pagare ai medici il costo delle analisi cliniche cosiddette “inappropriate” stanno già rispondendo gli medici, mi auguro con uno sciopero nazionale.
Quello che mi ha colpito è una frase di questo signor tuttologo Renzi: “Se i medici conoscono altri metodi per risparmiare - ha detto il capo del governo di un’Italia sempre più disastrata - ebbene, ce lo dicano”. Siamo veramente alla frutta. Al pressappochismo al potere. All’improvvisazione fatta di luoghi comuni, di illogicità, di gente che ha grandi responsabilità e che gioca con la salute di milioni di persone, stravolgendo il compito di chi è chiamato a curare la gente. Secondo Renzi, i medici pubblici,  invece di occuparsi di medicina e curare la gente, dovrebbero illustrare al governo come “risparmiare”.
Forse andrebbe fatta un po’ di chiarezza anche sul concetto di “inappropriatezza” delle prestazioni sanitarie. Parola che ha un significato sanitario e non economico. Certo, un’analisi clinica, soprattutto se costosa, ha riflessi economici. Ma le analisi cliniche vengono fatte non soltanto per segnalare la presenza di una patologia, ma anche per escluderla. Un esame clinico prescritto a un paziente, che esclude la presenza di una malattia, non è un esame a vuoto: al contrario, è un esame che ha fugato un dubbio.
La medicina, per definizione, non è una scienza esatta. Per certi versi, potrebbe essere considerata a metà strada tra la scienza e l’arte medica. Mettere per iscritto che i medici pubblici - cioè i medici che lavorano negli ospedali pubblici e i medici di base - pagheranno di propria tasca gli esami clinici “inappropriati” è una follia. Quest’ennesima trovata del governo Renzi, tra l’altro, non eliminerà un problema che, da anni, travaglia il nostro Paese: la cosiddetta “medicina difensiva”. E provocherà la nascita e l’affermazione di un altro tipo di “medicina difensiva” che penalizzerà i cittadini, soprattutto quelli delle fasce più povere.
Il tema è delicato. E il governo Renzi - parlo del governo nel suo complesso e non della Ministra Beatrice Lorenzin, che sta ampiamente dimostrano la propria “inappropriatezza” per questo ruolo - non lo sta affrontando: lo sta soltanto eludendo. Oggi, per “medicina difensiva”, s’intende il medico che, per paura di prendere una querela, prescrive analisi cliniche che, in certi casi, potrebbero anche essere evitate. Ma spesso è costretto a farlo perché ormai da anni, in Italia, operano dei veri e propri professionisti delle cause da intentare contro i medici e gli ospedali pubblici e privati.
E’ su questo punto che il governo sarebbe dovuto intervenire, ponendo un freno alle cause contro i medici. Questo non significherebbe mettere una pietra sopra i casi di eventuale malasanità: al contrario, significherebbe evitare speculazioni e sciacallaggi da parte di chi fa credere ai cittadini che ogni problema medico che insorge in un ospedale è un’occasione buona per intentare una causa civile, là dove le cose non vanno come la gente si aspetta che vada.
Su questo punto nodale il governo Renzi non è intervenuto. Sta intervenendo imponendo ai medici di pagare il costo di eventuali analisi cliniche “inappropriate”. E’ una trovata da vigliacchi, un modo per scaricare sui medici problemi che lo Stato non sa e non vuole affrontare e risolvere. Il provvedimento del governo Renzi, alla fine, mette contro medici e cittadini. Il medico che opera in un ospedale pubblico verrà a trovarsi tra due fuochi: se avrà un dubbio e chiederà un esame che non dovrebbe chiedere secondo i criteri di appropriatezza stabiliti dal governo Renzi, lo pagherebbe di tasca propria, anche se clinicamente l’esame gli dovesse consentire di arrivare a una diagnosi esatta. Facciamo un esempio concreto: la Risonanza magnetica alla colonna vertebrale con mezzo di contrasto che, secondo il Decreto del governo Renzi, può essere prescritta solo da alcuni specialisti e solo per alcune motivazioni cliniche specifiche. Questo significa che se un medico pubblico, non specialista, richiede tale esame e arriva alla diagnosi esatta, l’esame risulterà comunque ‘inappropriato’ e il medico lo dovrà pagare!  
A questo punto si potrebbe verificare il seguente scenario: il medico terrà per sé il dubbio e non prescriverà le analisi cliniche che magari avrebbe prescritto; il tutto per non pagare le analisi che verrebbero comunque dichiarate “inappropriate”. In ogni caso, si esporrà al rischio che il cittadino-paziente quella certa malattia possa averla per davvero: e in questo caso sarà il cittadino-paziente a citare in giudizio il medico pubblico!
Di fatto, alla fine il governo Renzi, per “risparmiare”, rischia di peggiorare il servizio sanitario pubblico del nostro Paese, incrinando il rapporto tra medici e pazienti. Perché il medico si guarderà bene dall’esporre i propri dubbi al paziente se, a priori, ha intenzione di non prescrivere un certo esame (anche se in coscienza lo vorrebbe prescrivere). Anche perché se dovesse esprimere i suoi dubbi e poi dire: “Ma non posso prescriverle questo esame, perché lo dovrei pagare io”, si esporrebbe a una sicura citazione civile da parte dei pazienti.
E allora? Che soluzione alternativa trovare, alla fine, per scongiurare un peggioramento del servizio sanitario pubblico del nostro Paese? Se proprio il governo Renzi non può fare a meno di scippare 2,5 miliardi di Euro alla sanità (scippo che stride un po’ con i proclami renziani di un’Italia uscita dalla crisi economica e “più forte della Germania”, non credete?), si potrebbe lasciare al medico la facoltà di decidere se effettuare o meno un’analisi. Con il consenso informato del cittadino-paziente, informandolo preventivamente che quella certa analisi clinica - che alla fine verrebbe effettuata nel suo interesse - verrebbe pagata dallo stesso cittadino-paziente.
Non è la soluzione migliore, l’ammettiamo. Perché, se da un lato si libererebbero i medici, mettendoli in condizione prescrivere le analisi cliniche che ritengono opportune, dall’altra lato si scaricano i costi sui cittadini: e tra questi ci potrebbero essere cittadini che non sono nelle condizioni di pagare. Considerato che l’Unione Europea dell’Euro ha creato circa 10 milioni di nuovi poveri, il problema si porrebbe eccome!
Ci sarebbe una seconda soluzione. Si potrebbero ridurre - per l’importo complessivo di 2 miliardi e mezzo di Euro - le 100 mila pensioni d’oro che, come ricorda Beppe Grillo, costano 13 miliardi di Euro all’anno. Considerato che si tratta di pensionati con indennità che vanno da 10 mila euro al mese a oltre 90 mila Euro al mese, crediamo che questo sacrificio potrebbe essere affrontato. Questo consentirebbe a Renzi e al suo governo di non arzigogolare sulla sanità pubblica, pasticciando tra inappropriatezza economica e in appropriatezza sanitaria.    

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