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venerdì 8 gennaio 2010

Troppi ormai sono i segnali che fanno temere per la nostra democrazia.
Troppe sono le riforme che questo governo ha varato e si appresta a varare senza un ampio dibattito in Parlamento, ponendo la fiducia su questioni dirimenti, come è avvenuto per i provvedimenti sull’immigrazione e su molti altri che verranno e che ci sono stati preannunciati e non ultimo quello sulla modifica dei regolamenti Parlamentari di cui non si conosce niente se non la richiesta da parte dell’opposizione di uno statuto delle opposizione, che per quel che è dato sapere si preannuncia come una scatola vuota.
Credo che in questo momento è necessario più che mai tenere alta la guardia, e come ha detto qualcuno “ non bisogna perdere tempo con le alchimie bizantine della bipartigianeria, né prendere sottogamba le ricadute antidemocratiche di chi evoca continuamente efficienza e decisionismo, presidenzialismo e più poteri all’esecutivo. Di chi ricorre alla decretazione d’urgenza e sceglie per governare la fiducia. Di chi “unto del Signore” si sente investito di poteri divini per Grazia ricevuta. Di chi “eletto” deve rispondere direttamente al suo popolo perchè così ha deliberato, ma che proprio per questo vuole le mani libere...."
Il paese sta vivendo un momento difficilissimo a causa della crisi in atto e se poi questa crisi si incrocia con quella istituzionale i diritti dei cittadini sono inevitabilmente compromessi.
Val la pena a tal proposito di richiamare quanto affermato da Stefano Rodotà che ritiene questa crisi figlia dell’idea che di regole e diritti ci si possa liberare.
La prova è in quella che gli analisti hanno definito “l’emersione di una cittadinanza sottile”, un cittadino ridotto al rango di mero consumatore ha il diritto di spendere anche se il prezzo è un mutuo insolvibile. “I meccanismi di restituzione di fiducia passano attraverso le regole”, ma le regole sono continuamente messe in discussione da quanti vorrebbero sostituirle, per esempio con i “legal standars”. Il paradosso è che proprio l’assenza di controlli e di potere potrebbe avere come esito quello di credere che la soluzione è rafforzare il potere. Non resta che usare la parola e continuare a denunciare gli abusi, dice Rodotà, anche quando il rischio è di sconfinare nel populismo. “C’è un Parlamento che opera in maniera riduttiva della cittadinanza.
Senza questa crisi e senza la cultura che si è diffusa in questi anni, la negazioni di diritti fondamentali come quello alla salute, per esempio, o all’istruzione, non ci sarebbero stati”.
Da questa crisi l’Italia può salvarsi solo se di fronte al pericolo alza una barriera di unità democratica.
Occorre però che i cittadini siano correttamente informati, perché, come ha scritto Calamandrei nei saggi che dedica all'importanza della scuola, se il cittadino non è informato non può essere un buon democratico".
domenica 17 maggio 2009
Nella Toscano

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