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venerdì 19 marzo 2010

La parabola del muratore e il destino del Pd siciliano

Repubblica — 17 marzo 2010 PALERMO
IN UNA noterella di Leonardo Sciascia si annida, sotto forma di metafora, l' eterno problema della sinistra italiana. E se non eterno: ancora attuale. A raccontare è un vicino di casa dello scrittore, in tempi di Compromesso Storico. «Una volta, qui in paese, c' era una famiglia di buoni mastri-muratori. Io avevo bisogno di murare e sono andato da loro. Mi dissero: noi non possiamo, abbiamo molto da fare. Ti mandiamo Merulla - un muratore che conoscevo. E io dissi: e c' è bisogno che me lo mandiate voi, Merulla?». a una pausa e poi spiega la parabola: "Io ho votato sempre Partito Comunista. Ma alle ultime elezioni mi sono detto: e che bisogno ho di farmi portare dal Partito Comunista alla Democrazia Cristiana? Ci vado io"». La storiella mantiene intatta la sua forza esemplare, e anzi torna d' attualità adesso che, col nuovo e onnicomprensivo Partito del Sud, ci si avvia verso un avvenire in cui solo pochi spericolati oseranno sedersi dalla parte del torto. E difatti già il Pd ha iniziato l' iter che lo condurrà a salire sul carro del vincitore. Un iter lungo, visto che mai nulla nel centrosinistra si fa senza prima discutere fino allo sfinimento. Ma la strada è segnata, e presto avremo un governo, se non addirittura un partito, che abbraccia tutto e il contrario di tutto. Da Dell' Utri a Cracolici. Il rischio, a sollevare obiezioni, è di passare per "nemici della contentezza"; ciò che rappresenta in ambito siciliano una macchia d' infamia quasi senza pari, seconda solo a quella temibile di porta-sfiga, già recentemente evocata da un esponente del governo regionale in riferimento ad alcuni dei maggiori scrittori siciliani del Novecento. In effetti non è facile spiegare come e perché sarebbe meglio diffidare di un progetto tanto ecumenico quanto genericamente buonista. Esiste una coazione a perdere, nella sinistra italiana, che è certamente perniciosa. Quella, per intenderci, che ha portato alla liquidazione dei due governi presieduti da Romano Prodi. Quella che spesso in passato ha portato la sinistra più radicale oltre le soglie dell' autolesionismo. E tuttavia esiste anche una coazione opposta, che spinge a voler vincere a tutti i costi. Da qui le alleanze più innaturali, le contorsioni ideologiche, le somme algebriche di sigle disparate, nella convinzione che corrispondano anche a un' addizione di elettori- cosa tutta da dimostrare. Si capisce che la nuova versione del Compromesso Storico in salsa siciliana rappresenti una tentazione molto forte per l' eterLA PARABOLA DEL MURATORE E IL DESTINO DEL PD SICILIANO na precarietà del Pd. Garantirebbe strapuntini governativi e prebende di vario ordine. La prospettiva è allettante, ma il desiderio di vincere facile può condurre all' accecamento. Nella fattispecie, l' attrattiva del Partito del Sud funziona come funzionano le nasse dei pescatori: una volta dentro c' è tempo di mangiare tutta l' esca. E si capisce: perché tanto è impossibile uscire. L' abbraccio plenario indiscriminato può risultare fatale al già flebile zoccolo elettorale del Pd, quello che coincide col voto d' opinione, per minoritario che sia. Si tratterebbe in sostanza di spiegare per quale motivo quelle stesse persone che fino a ieri venivano dipinte come la Grande Iattura della nostra regione, da un giorno all' altro dovrebbero diventare altrettanti compagni di strada, di quelli che siamo tenuti a trovare simpatici. Sono le nostre idee che improvvisamente coincidono con le loro, o le loro con le nostre? Un' alleanza del genere giustificherebbe la più qualunquistica delle istigazioni all' astensionismo: Tanto,i politici sono tutti uguali. Battuta stucchevole fino a ieri, che domani potrebbe diventare inconfutabile. In particolare, non andrebbe sottovalutato il voto dei tanti che si trovano nelle condizioni del vicino di Leonardo Sciascia, capacissimo di farsi due conti e decidere che non ha affatto bisogno di farsi portare dal Pd all' MpA, o al Partito del Sud. Se vuole, può andarci benissimo da solo. C' è di buono solo un aspetto: al di là di ogni altra considerazione, questo smottamento ideologico sembra poter dare finalmente una risposta alla grande questione che ha stremato ogni elettore di sinistra negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta. Quarant' anni di rovello: moriremo democristiani? Oggi possiamo dirlo, forse. La risposta esatta era: magari. - ROBERTO ALAJMO

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