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mercoledì 17 marzo 2010

La riforma della Costituzione

Oggi rovistando tra le mie carte è saltato fuori il testo di un mio intervento ad un convegno organizzato a Palermo dall’Associazione Libertà e Giustizia nel lontano 19.04.2004.
Rileggendolo vi ho trovato analogie con le riforme sostanziali della Costituzione messe in atto da questa maggioranza, che pur essendo state bocciate a larga maggioranza con un referendum, oggi di fatto si stanno attuando nel più totale disinteresse da parte di molti Italiani Mi sembra utile rileggere lo scempio che ha origine proprio dalle riforme approvate dal precedente governo di B. e dalla sua maggioranza e per capire che quel progetto non è mai è stato accontonato. Ecco il testo:
“La riforma della Costituzione Italiana e la devolution voluta da bossi approvata il 16 novembre dal senato in via definitiva è una delle riforme più pericolose volute dal centro destra. Cambia, in un colpo solo, ben 57 articoli della nostra carta, snatura il ruolo delle Camere, avvilisce la figura del capo dello stato, mette in pericolo la separazione dei poteri e principi di uguaglianza e soprattutto scardina l’unità dell’Italia, scrivendo una delle pagine più nere dell’Italia Repubblicana dal dopoguerra ad oggi. Sono state cancellate le regole che per cinquant'anni hanno garantito la convivenza democratica e la certezza dei diritti e delle libertà nel nostro paese scaturito dalla Resistenza, senza chiudere la transazione e senza completare la costituzione di uno stato federale e senza dare all'Italia le regole di una moderna democrazie dell'alternanza. Apre anzi una grande questione democratica, minaccia l'unità del paese, mescola contraddittoriamente derive secessioniste e rigurgiti centralismi.
. La riforma approvata ad esclusiva maggioranza parlamentare e dal governo della destra non è solo un'altra, pur discutibile, forma di democrazia rappresentativa, ma mira a una forma di governo e di Stato che mina alla base i principi fondamentali di ogni democrazia: quello della separazione dei poteri e quello di uguaglianza di tutti i cittadini.
- La causa dell'Interesse Nazionale, così come è stata configurata rende il federalismo una farsa.
L'attribuzione alle Regioni della potestà legislativa nel campo dell'assistenza sanitaria e dell'organizzazione scolastica pone le basi per violazioni del principio di eguaglianza dei cittadini, a cui non è più garantita la parità di trattamento.
- Le uniche modifiche al Titolo V° della Costituzione sono quelle devastanti volute dalla lega che mettono a rischio l'unità Nazionale
-Disegna lo smantellamento dello Stato unitario e la creazione di una semplice confederazione di stati che abbiano esclusiva competenza in materia di scuola, sanità, sicurezza locale e che prepara il campo ad una futura secessione.
Bisogna comunque avere chiaro che a pagare il prezzo più alto di una riforma così devastante saranno le Regioni più povere e quindi anche la Sicilia ed i figli della parte più debole dell'Italia. Basti pensare alla sanità, alla scuola ed alla polizia regionalizzate
per rendersi conto dello sfascio economico e sociale che si prefigura anche per la Sicilia , che dovrà trovare risorse aggiuntive per il finanziamento di questi servizi.
Con la riforma approvata il Presidente della Repubblica, supremo organo di garanzia, perde le prerogative che ne fanno il garante imparziale dell'equilibrio tra i poteri costituzionali;
- La Corte Costituzionale, giudice supremo dei conflitti fra poteri dello Stato e della costituzionalità delle leggi, viene resa più facilmente soggetta al controllo della maggioranza di governo tramite un aumento dei membri di nomina parlamentare - mentre
con la riforma dell'ordinamento giudiziario si mette in discussione l'indipendenza della magistratura.
- I presidenti di Camera e Senato della Repubblica saranno espressione della maggioranza.
• Viene enormemente rafforzata, invece, la figura del premier, alla cui elezione diretta è connessa l'elezione della Camera dei deputati, che diverrebbe il principale organo legislativo, accanto a un Senato federale con funzioni legislative limitate.
• Al premier viene dato in particolare il potere sostanziale di scioglimento della Camera: un potere di ricatto che neanche il presidenzialismo Usa assegna al presidente, e che potrà essere usato tanto contro una Camera "ribelle", quanto per pretestuosi scioglimenti anticipati in periodi giudicati elettoralmente favorevoli. Per contro, il potere della Camera di costringere il premier alle dimissioni viene limitato: l'approvazione di una mozione di sfiducia ne comporterebbe, infatti, il contestuale scioglimento.
• La riforma approvata non riguarda solo l'ordinamento dello Stato
• la seconda parte della Costituzione, come dichiarato-, ma si riflette sull'esercizio dei diritti affermati nella prima parte della Costituzione, e già violati da questa maggioranza di governo (diritto al lavoro, libertà di insegnamento e diritto all'istruzione scolastica, ripudio della guerra, libertà di informazione, ecc). Se venisse attuato, avremmo un sistema autoritario che della democrazia conserverebbe solo l'apparenza.
Di fronte a questo attacco alla democrazia, è necessario opporsi con una larga unità, e con la necessaria coerenza: le riforme costituzionali devono essere condivise, ma devono soprattutto essere rivolte a rafforzare il sistema delle garanzie e gli spazi di democrazia, ossia a mettere in pratica quell'attuazione della Costituzione tanto a lungo e su tanti versanti disattesa.
E qui voglio richiamare un discorso sulla costituzione tenuto ai giovani di Milano nel lontano 1955 da Pietro Calamandrei , il fiorentino che fu docente di diritto civile , tra i fondatori del partito d'azione e che dopo aver partecipato alla resistenza, fece parte della costituente:
Nella nostra Costituzione c'è un articolo che è il più importante, il più impegnativo. Dice così: «E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del Paese. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti la dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto si potrà veramente dire che la formula contenuta nel primo articolo "la Repubblica d'Italia una Repubblica democratica fondata sul lavoro", corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c'è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà dire "fondata sul lavoro" ma non si potrà chiamare neanche democratica, perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia solo un'uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro migliore contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe, è vero, a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte una realtà: in parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere .(...)
Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano e di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi questa non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».
La devolution forza l'Art. 5 della Costituzione che recita: la Repubblica e1 una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali.
Gli Italiani non devono permettere né a Bossi, né a Berlusconi, né a Borghesio , ne' a nessun altro di dividere il paese con un centro-nord sviluppato ed un sud sempre più abbandonato a se stesso e più lontano dai ritmi di crescita economica del nord. Con la devolution le differenze del paese si accresceranno sempre più anche per effetto degli esorbitanti oneri aggiuntivi che queste riforme comporteranno per le Regioni.
L'opposizione - istituzionale e sociale - deve impegnarsi, a tutti i livelli per difendere la costituzione ed impegnarsi per il referendum per battere la controriforma della destra ed impegnarsi da subito per un'ampia mobilitazione, il più possibile unitaria, e mettere in atto tutte le necessarie iniziative per informare i cittadini. Il Comitato salviamo la costituzione si è già attivato per raccogliere le firme ed i cittadini che lo vogliono possono recarsi presso gli uffici comunali
- E chiudo con le parole di Piero Calamandrei: "La libertà è come l'aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per venti anni... e la Costituzione è la Carta della propria libertà, la Carta per ciascuno di noi della propria dignità d'uomo.”
Nella Toscano

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