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giovedì 4 febbraio 2010

Berlusconi, paladino di Israele con qualche amico imbarazzante

Umberto De Giovannangeli, l' Unità, 04-02-2010

I silenzi, le ambiguità e amicizie imbarazzanti del Cavaliere autoproclamatosi Paladino dello Stato ebraico. «È Israele che alimenta le crisi in Darfur, nel Sud del Sudan e nel Ciad... È Israele che alimenta le guerre per sfruttare le ricchezze di quelle aree. Via le ambasciate d’Israele dall’Africa». Così parlò (il giorno dei festeggiamenti per il 40esimo anniversario della Rivoluzione verde) un grande amico di Berlusconi: il Colonnello Muammar Gheddafi. Ad ascoltarlo, per inciso, c’era anche il presidente sudanese Omar al-Bashir, ricercato dal Tribunale penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità.

«Quel circo equestre itinerante che è Gheddafi è divenuto da tempo uno show tragicomico che imbarazza chi lo ospita e la nazione libica che ne paga il conto. Mi chiedo se vi sia ancora qualcuno al mondo che prende seriamente ciò che dice quest’uomo. Noi comunque siamo certi che nessuno Stato darà peso alle azioni teppistiche di questo bulletto», commentò il 31 agosto 2009 il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor. Per la verità qualcuno che prende molto sul serio Gheddafi c’è. E oggi pronuncerà uno «storico discorso» alla Knesset. È il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Quello che per Israele è un «bulletto», per il Cavaliere è un «leader pragmatico», uno «statista accorto e moderato», e un «amico personale». «Dobbiamo distruggere Israele...». «Esorto gli arabi ad aprire la porta del volontariato per combattere Israele a fianco dei palestinesi...». Non è Mahmud Ahmadinejad a pronunciare questi bellicosi propositi. È lo «statista accorto e moderato»: Muammar, l’amico di Silvio. Ai musulmani ha chiesto di «unirsi contro l’Occidente cristiano e di affilare le spade...». Ha proposto di trasferire in Alaska lo Stato d’Israele, poiché «occupa un territorio che non appartiene agli ebrei». Indietro nel tempo: dopo l’eccidio degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco ’72 - ricorda Giulio Meotti su Il Foglio - «tutti i Paesi arabi si contesero i corpi dei cinque terroristi di Settembre Nero. Vinse la Libia, dove da tre anni al potere c’era il colonnello Gheddafi. Fu lui a salutare come “eroi” e “martiri”, con tutti gli onori militari, i cinque assassini degli atleti ebrei». Il Paladino smemorato dimentica il Colonnello e «spara» sull’«Hitler di Teheran». «Berlusconi traccia un parallelo fra Ahmadinejad e Hitller» titola Haaretz nella sua edizione in inglese. E cita il Consiglio: «Dobbiamo vigilare, abbiamo già avuto un pazzo simile storia». Parole non riferite in modo esplicito al presidente iraniano, ma attribuibili al regime di Teheran, secondo il giornale di Tel Aviv.

Ma più delle parole, Israele attende dal Paladino atti concreti sul fronte iraniano. Uno di questi lo ha indicato il vice premier Silvan Shalom: «Nel mio incontro di lunedì con il presidente Berlusconi gli ho proposto che l’Italia voti una legge che consideri i Guardiani della rivoluzione un’organizzazione terroristica, in vista di una sua adozione da parte dell’Unione Europea, e gli ho ricordato che aveva già usato la sua influenza per includere Hamas in questo elenco - dichiara Shalom alla radio pubblica israeliana - Sarebbe un colpo assai duro per il regime iraniano». Vedremo se il Cavaliere-Paladino farà sua la richiesta, per il momento la risposta fornita agli amici israeliani è interlocutoria, low profile («serve un’istruttoria approfondita a livello europeo...»). «Non abbiamo segreti con nostri amici israeliani sul nostro interscambio con l’Iran. Ma siamo assolutamente fermi nel bloccare nuovi investimenti su gas e petrolio e abbiamo già bloccato l’assicurazione Sace per chi investe in Iran», annuncia il ministro degli Esteri Frattini.

Ma Israele ricorda al Paladino che uno dei satelliti per le comunicazioni con cui l’Iran potrebbe spiare Israele e le basi Usa nel Golfo in vista di un eventuale attacco, il Mesbah, lo sta realizzando la Carlo Gavazzi space spa. Azienda di Milano partner abituale di Agenzia spaziale italiana, Cnr o Cern. Un contratto da oltre dieci milioni di dollari. Che Israele – confida a l’Unità una fonte autorevole di Gerusalemme – vorrebbe fosse disdettato dall’Italia. Dieci milioni, parte di quel business tra Roma e Teheran che nel solo 2008 ha «fatturato» 7 miliardi di interscambio. Troppi per Gerusalemme. «Con l’Iran servono sanzioni forti», proclama Berlusconi. Israele gli chiede il conto. Le parole, per quanto infiammate, non bastano più.

1 commento:

Nella ha detto...

Davvero incredibile Berlusconi ....