Translate

domenica 11 aprile 2010

La battaglia che ci aspetta per la difesa della democrazia.

11.4.2010

La battaglia che ci aspetta, a partire dai prossimi giorni, per la difesa della democrazia Italiana, come è facile prevedere, sarà durissima.
Le riforme che Berlusconi vuole fare non sono, infatti, semplici modifiche da realizzarsi nei limiti previsti dall’art. 138 della nostra Costituzione, ma mirano a stravolgere il volto della nostra Repubblica perché “distruggono lo Stato di diritto, alterano l'equilibrio dei poteri e la loro reciproca autonomia, ne subordinano uno o due al terzo prevalente. Devastano la giurisdizione, la legislazione, i poteri di controllo.”
E quello che è più preoccupante è la sua volontà di volere attuare il semipresidenzialismo alla francese, mantenendo questa scellerata legge elettorale con i parlamentari indicati dagli apparati dei partiti e votando il giorno stesso in cui si vota per il capo dello Stato con suffragio popolare diretto.
Nel caso venisse approvata questa scellerata riforma ci ritroveremmo al vertice dello Stato un personaggio eletto da un plebiscito. Per cinque anni rinnovabili fino a dieci.
Queste riforme ci sono state preannunciate da Berlusconi nel corso della sua visita in Francia Accanto ad un Sarkozy alquanto stupito e sono state rilanciate in occasione dell’incontro con la Confindustria, che l’ha pure applaudito.
Il Ministro Angelino Alfano sui TG della sera ha confermato questa volontà, dichiarando che le seconda Repubblica si è conclusa e che per far nascere la terza occorre fare le riforme preannunciate da Berlusconi.
Se si considera che la lega ormai vuole portare a casa il suo federalismo, di cui ancora nessuno ha previsto il prezzo che il paese dovrà pagare, non c’è davvero da stare allegri.
Di fronte a questo scempio che si preannuncia io penso che l’opposizione dovrebbe ritrovare l’unità necessaria per opporvisi con fermezza e non cercare a tutti i costi il dialogo impossibile.
Il Paese non ha bisogno di queste riforme, il paese ha bisogno di essere governato per risolvere la crisi economica in atto, cosa che a Berlusconi non interessa più di tanto, visto che a Parma davanti la platea di industriali piccoli, medi, grandi, come al solito ha ribadito che “ la crisi è finita o quasi, il declino non c'è stato e non ci sarà, l'economia italiana è competitiva più di tutte le altre in Europa, la società è coesa, le esportazioni vanno bene e andranno sempre meglio se sapranno dirigersi verso la Cina, l'India, la Russia. Le tasse ovviamente saranno abbassate e gli ammortizzatori sociali sono operanti e sufficienti.”
Mentre il Paese precipita nella disperazione il presidente del Consiglio si gira dall’altra parte e descrive un paese che non c’è, tocca all’opposizione parlamentare ed extraparlamentare ritrovare la necessaria unità per cercare di fermare questo scempio e per incalzare il governo sui problemi veri e drammatici del paese, la cui soluzione non è rinviabile a meno che non lo si voglia condannare definitivamente al declino.
Nella Toscano

Nessun commento: