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lunedì 5 aprile 2010

Se il Partito democratico entra alla corte di Lombardo

Oggi alle 21.11
di SEBASTIANO MESSINA
Raffaele Lombardo
La politica non si fa con i se e con i ma, eppure proviamo per un momento a ragionare come se il presidente della Regione non fosse indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, e poniamoci la domanda che ormai da quattro mesi attende una risposta chiara e netta: può il Partito democratico allearsi con Raffaele Lombardo? Può entrare nella sua giunta, sedersi ufficialmente al suo tavolo e spartire con lui il potere del governo siciliano?

Lasciamo da parte le inchieste che, a quanto pare, costituiscono per il procuratore della Repubblica di Catania soprattutto un fastidio - aumentato dall'impertinenza dei giornalisti di Repubblica che osano darne notizia - e fingiamo di non vedere il pesantissimo sospetto che grava sul governatore. Ebbene, la nostra risposta è semplice: l'alleanza con Lombardo segnerebbe la fine del Pd siciliano. Cambierebbe drammaticamente la natura di quel partito, lo spoglierebbe del patrimonio di valori che ha ereditato dal sacrificio di uomini coraggiosi come Pio La Torre e Piersanti Mattarella e lo porterebbe irreversibilmente sullo stesso piano di quei partiti che hanno costruito la loro forza elettorale sul clientelismo organizzato.
In realtà questo processo è già cominciato, perché è un segreto di Pulcinella che due degli assessori del Lombardo-ter - Pier Carmelo Russo e Mario Centorrino - siano stati nominati su indicazione precisa di quello schieramento "collaborazionista" che attraversa il Pd siciliano.

Uno schieramento che comprende il capogruppo all'Ars Cracolici, l'ex segretario regionale Genovese, l'ex presidente dell'Antimafia Lumia e l'ex ministro Cardinale. E chi ha avuto la pazienza di guardare in tv le ultime sedute dell'Assemblea regionale siciliana ha potuto assistere alla fulminea metamorfosi di Antonello Cracolici, che ufficialmente sarebbe un capogruppo dell'opposizione ma in realtà difende il governo con la veemenza tonante di un centurione della maggioranza.

Nei tre mesi che sono passati dal suo insediamento, questa inedita alleanza ha varato due leggi importanti: il piano casa e la riforma degli Ato rifiuti. Con la prima, è stato lanciato un nuovo assalto al territorio, come se la Sicilia non fosse già stata devastata a sufficienza dalla speculazione edilizia. Con la seconda, si è tentato di rimediare alla sciagurata scelta di spogliare i Comuni della responsabilità di tenere pulito il loro territorio (scelta che diede vita a nuovi serbatoi di clientele e a nuove tecniche di sperpero di denaro pubblico) ma non si è avuto il coraggio di restituire ai sindaci il potere e la responsabilità di governare il caos della spazzatura. A essere soppressi, anzi, sono stati quegli Ato che avevano dato eccellenti esempi di efficienza. Se questo è l'inizio della stagione delle riforme, non c'è da stare allegri.
L'inconfessato appoggio esterno del Pd avrebbe dovuto portare, nelle intenzioni dei suoi alfieri, alla prevalenza del merito sull'appartenenza e dell'efficienza sulla fedeltà. S'è visto, a dire la verità, l'esatto contrario. Lombardo ha nominato i nuovi vertici della burocrazia regionale badando solo a piazzare nei posti chiave i suoi fedelissimi, ignorando platealmente l'appello del Pd a non ricorrere a risorse esterne nella composizione degli uffici di gabinetto. La ciliegina sulla torta è stata la conferma dell'assessore Armao, del quale lo stesso Cracolici aveva chiesto poche settimane prima le dimissioni per l'imbarazzante conflitto di interessi nel quale si era trovato nella torbida vicenda dei termovalorizzatori. Armao non solo è stato confermato tra gli assessori, ma è stato promosso all'assessorato alla Cultura ed è diventato, come dicono a Palazzo d'Orleans, il vero amministratore delegato della Lombardo spa.

Ma il peggio deve ancora venire. E verrà nel momento in cui il governatore chiederà al Pd di entrare a far parte, organicamente, della sua giunta e della sua maggioranza. Si dice che la maggior parte dei deputati regionali del Partito democratico siano favorevoli, perché la paura di perdere il seggio per lo scioglimento dell'Ars si unisce irresistibilmente al desiderio di entrare una volta per tutte nella "stanza dei bottoni". Qualcuno si farà il suo giro di giostra, firmando nomine e distribuendo contributi, mentre gli altri si accontenteranno di entrare senza appuntamento negli assessorati. E poi comu finisci si cunta.

E il Pd? Che fine farà il partito per il quale hanno votato quei siciliani che non si sono mai rassegnati al clientelismo come filosofia politica e alla raccomandazione come regola di vita? Semplice, rispondono i "collaborazionisti": costruirà con Lombardo un'alleanza stabile, facendone la testa d'ariete che romperà in Sicilia il muro berlusconiano del 61 a 0. In altre parole, il Pd diventerà il portatore d'acqua dell'Mpa (o del Partito del Sud), accettandone l'egemonia siciliana in cambio dei suoi voti alle prossime politiche.

È un ragionamento cinico, che si presta però a due obiezioni fondamentali. La prima: cosa fa credere a Cracolici, a Lumia, a Genovese e a Cardinale che quei siciliani che hanno votato il Pd senza chiedere nulla in cambio - eccetto l'impegno a battersi per una politica pulita, senza imbrogli e senza clientelismi - continuino a votare per loro, una volta che il partito avrà passato il Rubicone siciliano e si sarà alleato con il grande tessitore della rete di favori, prebende e raccomandazioni? La seconda: se anche il Pd sdoganerà il clientelismo di Lombardo, facendo cadere l'antico muro della questione morale, perché mai un disoccupato dovrebbe preferire il dilettantismo dei nuovi arrivati all'esperienza trentennale di un professionista del clientelismo? A quale porta andrà a offrire il suo voto, quel disoccupato, a quella di Cracolici o a quella di Lombardo? Provate a mettervi al suo posto e non avrete dubbi.

Può darsi che a qualcuno non importi che fine farà il Pd dopo che lui avrà ritirato i suoi dividendi di potere. Può darsi. Ma l'astuto Cracolici non dovrebbe dimenticare che il Pd ha avuto i voti dei siciliani, alle ultime elezioni regionali, perché i suoi eletti conducessero un'opposizione netta a Lombardo, non perché entrassero nel suo governo. E il prudente segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, si ricorderà certamente di essere stato votato, alle primarie, per dar vita a un'alternativa al leader dell'Mpa, non per costituire un'alleanza con quel partito.

I deputati regionali e i dirigenti siciliani vogliono invertire la rotta, calpestando la volontà così chiaramente espressa dai loro elettori e dalla base del partito? Nessuno può impedirglielo, se non la loro coscienza. Ma prima, invece di organizzare incontri segreti a casa loro con il governatore, dovrebbero avvertire almeno l'esigenza democratica di sottoporre questa svolta, o meglio questa inversione a U, ai loro elettori. Con un referendum, per esempio, che affidi una scelta così drammaticamente impegnativa ai militanti e agli elettori del partito. Prima di gettare giù dalla rupe una storia e un progetto, è giusto che si pronuncino quelli che vi hanno creduto davvero.

(04 aprile 2010) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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