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sabato 17 aprile 2010

Medici di guerra L'emergenza come missione

Gianni Barbacetto

17 aprile 2010

Strada e la nascita della ong. Da 15 anni cura le vittime dei conflitti

Quando nel 1994 Gino Strada s’inventò Emergency, non pensava certo che avrebbe dovuto fare i conti con provocazioni e servizi segreti, bugie di Stato e crisi internazionali. Per lui darsi da fare era semplicemente una necessità. Da studente di medicina, nella Milano degli anni Settanta, militava nel Movimento studentesco, di cui per un periodo diresse anche il settimanale, "Fronte popolare". Con lui alla direzione, il giornale pubblicò qualche fatto in più e un po’ d’ideologia in meno. Chiusa la stagione dei movimenti, andò a lavorare in ospedale, giovane medico che entra nella routine da bisturi. Ma lui la routine non l’ha mai sopportata. Così, quando nel 1987 gli chiedono se per caso volesse andare a fare il chirurgo di guerra per la Croce rossa internazionale, non ci pensa neppure un minuto. Va per cinque mesi in Pakistan, al confine con l’Afghanistan, a ricucire civili coinvolti in una guerra non loro.

Scaduto il contratto torna a Milano. Riprende il suo posto in un ospedale pulito e perfino efficiente. Resiste quindici giorni: poi telefona a Ginevra, alla Croce rossa, e riparte. È come se avesse contratto una malattia, o il mal d’Africa: non riesce più a stare tranquillo in corsia, a operare nelle asettiche sale chirurgiche ambrosiane. Ormai è irrimediabilmente un chirurgo di guerra e non riuscirà più a togliersi quel camice. I paesi in conflitto diventano la sua normalità, Milano la sua vacanza esotica. Nel 1994, la svolta. Costruisce il suo capolavoro. Coinvolge gli amici, chiama al telefono persone che non vedeva da anni o che non aveva mai visto, va in televisione, mette sottosopra Milano: fonda un’associazione per portare aiuto alle vittime civili delle guerre e della povertà. È Emergency. Al suo fianco, la moglie, Teresa Strada, scomparsa con i suoi capelli rossi nel 2009. In pochi mesi Gino e Teresa compiono il miracolo: Emergency diventa un punto di riferimento, laico e maledettamente concreto, per la Milano che sta perdendo la passione per la politica dei partiti, ma non per l’impegno civile.

Raccoglie medici, infermieri, tecnici che accettano di lavorare, almeno per un periodo della loro vita, dentro una delle quaranta guerre dimenticate in corso nel mondo. Ma fa di più: crea, prima a Milano, poi in tutta Italia, una fitta rete di persone – tantissimi i ragazzi e le ragazze – che sostengono Emergency, raccolgono fondi, organizzano iniziative. Inventa una comunità in cui riconoscersi, in nome della pace e dell’aiuto concreto a chi subisce la guerra. Nella città dell’Umanitaria (ricordate il Gadda della "Meccanica"?), nella Milano del riformismo (ormai celebrato a parole, ma perduto nei fatti), ricrea dopo decenni una vera esperienza "riformista" ambrosiana: un movimento di cittadini che realizza interventi concreti, non ideologici, ma sostenuti da una grande, bella, forte tensione morale. Un’azione diretta, più efficace che cento proclami di partito: per questo non piace alla neodestra feltrusconiana, che insiste sulla presunta vocazione salottiera di Emergency, a cui sono vicini anche personaggi come Milly e Massimo Moratti, oltre a tanti attori e artisti, da Lella Costa a Moni Ovadia, da Paolo Rossi a Vauro.

La prima sede di Emergency è nella casa milanese dove Gino Strada vive (pochi mesi all’anno) con Teresa e la figlia Cecilia, che nel 1994 ha 15 anni. Ma in poche settimane il contagio si espande. Gino sa usare la tv e l’idea cresce. Emergency diventa una grande organizzazione con decine di gruppi attivi in tutta Italia. Non dimentica però mai il suo centro, che è l’attività nelle zone di guerra. In quindici anni di vita, l’associazione è intervenuta in quindici paesi, ha costruito ospedali, centri chirurgici, posti di primo soccorso, un centro di maternità e un centro cardiochirurgico. Ha portato aiuto concreto a 3 milioni e 700 mila persone. L’attività medica, nei paesi in guerra, è sempre stata parallela all’azione per la pace, in Italia. La prima campagna di Emergency, fin dal 1994, è stata quella contro le mine antiuomo. Una campagna vincente: l’Italia le ha alfine messe al bando. Nel 2001, poco prima dell’inizio della guerra in Afghanistan, Emergency ha chiesto ai cittadini di esprimere il ripudio della guerra con un segno visibile, uno "straccio di pace" da indossare e mostrare. Nel settembre 2002, con altre organizzazioni ha lanciato la campagna "Fuori l’Italia dalla guerra", perché il nostro paese non partecipasse all’invasione dell’Iraq. Poi, con la campagna "Fermiamo la guerra, firmiamo la pace", ha promosso una raccolta di firme per una legge d’iniziativa popolare sul ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione. Nel 2008, insieme ad alcuni paesi africani, ha elaborato il "Manifesto per una medicina basata sui diritti umani", per rivendicare una sanità basata sull’equità e sulla responsabilità sociale.

Negli anni sono arrivati tanti riconoscimenti e tanti attacchi, soprattutto quando gli uomini di Emergency si sono dati da fare per liberare Gabriele Torsello e Daniele Mastrogiacomo, rapiti in Afghanistan. Dal 2006 è riconosciuta come ong partner delle Nazioni Unite. L’elenco delle realizzazioni è lunghissimo. Ha lasciato un segno in Ruanda, in Eritrea, in Serbia, in Iraq, in Nicaragua, in Algeria, in Angola... “Provate”, ripete Gino Strada. "Impegnate quindici giorni della vostra vita per venire a vedere. Provate a lavorare per i civili in zona di guerra. Se poi, tornati a casa, decidere di ripartire, come ho fatto io, per la seconda missione, attenti: siete finiti, non tornerete più indietro".

Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile

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