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martedì 4 marzo 2014

Legge elettorale, Berlusconi: “Disappunto per Renzi, ok Italicum solo per Camera”

Solo il via libera del leader di Forza Italia permette di superare l'impasse sulla riforma elettorale. L'Italicum sarà introdotto solo per la Camera. Il premier: "Il Senato senza legge? Secondario, sarà abolito"

Legge elettorale, Berlusconi: “Disappunto per Renzi, ok Italicum solo per Camera”
La legge elettorale è “irreversibile. Ce la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una vera rivoluzione” aveva detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Con il senno di poi – ma anche con il senno di ieri – quella frase risuona un po’ come “comunque vada sarà un successo”. La legge elettorale non è ancora arrivata alla Camera, rallentata da compra baratta e vendi su diversi aspetti. Alla fine a sciogliere i nodi riesce solo un vertice a Palazzo Grazioli convocato da Silvio Berlusconi, ancora una volta – da condannato, pregiudicato e decaduto – croupier al tavolo delle riforme, compresa quella elettorale.
Forza Italia, dunque, dà l’ok all’emendamento di Alfredo D’Attorre (bersaniano del Pd) che propone di far valere l’Italicum solo per la Camera, come se Palazzo Madama fosse già abolito. Tutto questo, per inciso, mentre non esiste ancora neanche un testo per le riforme istituzionali (abolizione del Senato e Titolo V) sul quale far partire il dibattito in Parlamento. “Il fatto che il Senato abbia o meno una propria legge elettorale è secondario, perché il Senato verrà abolito” garantisce Renzi.
Il portavoce della segreteria del Pd esulta: “Positivo che abbiamo trovato l’accordo sulla legge elettorale, segno che il cammino delle riforme può proseguire”. L’Aula della Camera, che doveva cominciare l’esame degli emendamenti alla legge elettorale, è stata sospesa fino alle 18,15 per permettere al Comitato dei Nove di riunirsi per esprimere il parere sulle proposte di modifica. Secondo Emanuele Fiano (Pd) ormai il più è fatto: “Questa settimana sono certo che la Camera concluderà il voto sulla legge elettorale e produrrà il primo significativo passo avanti nella stagione delle riforme che il Paese ci chiede”. “Non capisco le polemiche di oggi – aggiunge Renzi – vediamo se entro venerdì ci sarà legge elettorale, spero che in Parlamento non ci siano ulteriori dilazioni e si approvi la riforma”.
Ma la situazione di pantano in cui è finita la legge elettorale – sempre con la premessa che si è tornati a parlarne dopo 8 anni – dà così l’opportunità a Berlusconi di ridimensionare il dizionario di Renzi. Altro che rivoluzione. “Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del Presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati – dice il Cavaliere – Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei Deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3″. Insomma, i berlusconiani fanno quelli che sono arrivati al limite della pazienza: “Ok a questa modifica – dice Altero Matteoli al termine del vertice a Palazzo Grazioli – a patto che con questo si chiuda e che soprattutto ci sia l’impegno a fare la riforma del Senato in brevissimo tempo”.
Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera, tenta una risposta: “Ci sono punti ancora aperti ma nessuno si può consentire di far saltare il banco. Con l’arrivo della legge elettorale in Aula e dopo l’assunzione di responsabilità con la guida del governo da parte del segretario del Pd, siamo a un passaggio decisivo per la legislatura. L’Italicum “funziona con un sistema monocamerale e ha senso solo come primo passo per le riforme. Occorre legare la legge elettorale con le altre riforme, non ci serve una legge per andare a votare tra tre mesi perché sarebbe un segnale di resa della politica”. Per Speranza lo stralcio dell’articolo 2 (cioè quello riguardante il sistema elettorale per la composizione del Senato) è il “passo decisivo”.
“No a modifiche unilaterali” aveva detto Francesco Paolo Sisto (Forza Italia), presidente della commissione Affari costituzionali e relatore della legge. Alla proposta era contraria la minoranza del Pd, la proposta trova forti perplessità anche nel Nuovo Centrodestra. Situazione che ha costretto Silvio Berlusconi a convocare un vertice a Palazzo Grazioli con il suo uomo del dialogo Denis Verdini, il consigliere politico Giovanni Toti e i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani. ”Se saltasse l’accordo, allora tutto tornerebbe in discussione e anche la nostra linea muterebbe repentinamente – aveva detto a RepubblicaToti – La riforma va approvata senza tentennamenti”. Il tentativo è trovare un’intesa per portare in Aula la legge in serata. Anche per questo è stata di nuovo rinviata l’assemblea dei deputati del Pd che avrebbe dovuto tenersi ieri. La delusione così traspare dalle parole del vicepresidente della Camera e simbolo “anti Porcellum” Roberto Giachetti (renziano): “Riforma solo per Camera non ha senso. Spero Matteo Renzi non molli. I frenatori sempre al lavoro temo che oggi non faremo un solo voto” scrive su Twitter.
Tre sono le proposte sul tavolo: l’emendamento Lauricella (che vincola l’entrata in vigore della riforma dopo l’abolizione del Senato), l’emendamento D’Attorre (che fa valere l’Italicum solo per la Camera, come se Palazzo Madama fosse già abolito) e il cosiddetto “lodo Pisicchio” che posticipa di 12 mesi la validità della riforma approvata dal Parlamento. Quest’ultima proposta – riferiscono fonti di Forza Italia all’agenzia politica Public Policy – è quella che più verosimilmente potrebbe essere accettata da Silvio Berlusconi”. L’ottimismo di Renzi cozza quindi con la nascita di un lodo al giorno. Ieri erano quelli di Giuseppe Lauricella e di Alfredo D’Attorre (entrambi bersaniani del Pd) oggi ad “animare” la giornata era stato il lodo Pisicchio. Pino Pisicchio è il capogruppo del Centro Democratico di Bruno Tabacci e proponeva appunto di posticipare di 12 mesi l’entrata in vigore della legge elettorale. “Sembra più un’ipotesi per consentire a qualcuno di risolvere i propri problemi personali – replica lo stesso D’Attorre - Legata ai progetti politici di Berlusconi. E se dopo i 12 mesi la riforma (del Senato, ndr) non si è fatta, che succede?”. Pisicchio si difende: “Il mio ‘lodo’ un favore a Silvio Berlusconi? No, è una cosa che ci viene dall’Europa. Ho fatto una proposta costruita all’interno del codice di comportamento elettorale del Consiglio d’Europa, secondo il quale non si può andare a votare subito dopo la riforma della legge, devono passare 12 mesi”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questa riforma è pura follia, ma lo è ancora di più se si pensa di fare una riforma solo per la camera aspettando di buttare a mare il Senato ... Dobbiamo prendere atto ancora una volta che questi politici non sanno quello che fanno.