02 marzo 2014 - 18:05di ENZO CONIGLIO
Renzi, Grillo e Berlusconi sono
meno diversi di quanto si possa credere su un punto vitale per la
democrazia e lo sviluppo: sono convinti che dipenda da loro e solo da
loro, la salvezza dell’Italia e degli italiani e che la democrazia
borghese parlamentare, pletorica e retorica, in fondo non ha ragione di
essere perchè fondata su rappresentanti inefficaci ed inefficienti
perchè incompetenti. Il “Ghe pensi mi” di berlusconiana memoria,
potrebbe essere il motto che li accomuna.
Berlusconi coerentemente, ha creato un
“partito personale” che tale era e tale resta e, paradossalmente, la sua
forza risiede in questa personalizzazione assoluta del suo campo di
azione. In fondo la riforma elettorale del porcellum esprimeva bene
l’idea del partito – padrone che sceglie chi deve rappresentare il
“popolo” in parlamento.
Grillo ha una pretesa ancora maggiore:
mandare a casa l’attuale classe politica e sostituirla con parlamentari
scelti in rete e tutti omologati sulla sua persona: chi non la pensa
come lui, deve essere sfiduciato e dimettersi. A nulla vale una “Carta
costituzionale” che recita in maniera inequivocabile opposta: che i
parlamentari esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato e
devono quindi compiere le scelte che ritengono personalmente le più
adeguate prescindendo dal partito o dal leader di riferimento.
Non sono loro che devono cambiare ma è la Costituzione che deve cambiare! Paradosso? No, coerenza assoluta.
La scelta di Renzi in un certo senso è
la più “simpatica” perchè ci riporta al perodo delle Signorie
fiorentine. Il suo non è un “Governo” di Ministri dalla responsabilità
collettiva ma una “giunta” del Signore che “ci mette la faccia” com’è
giusto perchè è il signore. Se la giunta fallisce, quindi, il vero ed
unico responsabile è lui e solo lui. Lo ha detto e continua a ripeterlo
con forza e determinazione. La defenestrazione con la ragione o con
l’inganno di Letta? Assolutamente coerente con le premesse come è stata
assolutamente coerente la guerra tra Firenze e Pisa di dantesca memoria.
Una domanda. La leadership dei magnifici
tre, è una questione di carattere o c’è qualcosa di più profondo, unza
sorta di cartina di tornasole che rivela un “male oscuro” dei nostri
tempi? Una riflessione alla portata di tutti.
Dopo la seconda guerra mondiale, la
tanto bistrattata democrazia cristiana si è posta due obiettivi
strategici: evitare che in Italia si istaurasse un regime comunista sul
modello sovietco e avviare in tempi rapidi una autentica corsa alla
ricostruzione del Paese con il concorso del Paese reale e con i
finanziamenti internazionali sia diretti, tipo piano Marshall o
indiretti, tipo creazione e gestione di imprese, export oriented. I
Governi apparivano come ballerini perchè si rinnovavano ogni anno ma in
realtà non si cambiavano gli obiettivi strategici ricordati e neppure i
politici di riferimento che costituivano lo zoccolo duro del modello.
A pensarci meglio, la democrazia
cristiana aveva un grande obiettivo: quello di creare una classe media
solida che stabilizzasse la democraia lo sviluppo inteso come qualità
della vita. Era uno sforzo corale al quale hanno parteciapto
generosamente anche le opposizioni; basti pensare al Partito comunista
di Enrico Berlinguer.
Alla demcrazia, è subentrato
progressivamente il partito socialista con governi di centro sinistra
per arrivare a tangentopoli e ai venti anni berlusconiani ma soprattutto
alla criminale politica finanziaria internazionale di cui la crisi del
2007-2008 rappresenta lo scoppio del bubbone insito al suo interno.
Tutti fattori che, in misura diversa, distruggono la classe media creata
a fatiga dopo la guerra e fanno precipitare il Paese all’interno della
soglia di povertà, toglie ai poveri per arricchire ulteriormente i
ricchi fino ad avere oggi una Italia in cui il 10% della popolazione
possiede il 50% della ricchezza del Paese.
E la Chiesa che aveva avuto un ruolo
così importante nel dopoguerra? Si è impantanata come tutte le strutture
che tale disastro hanno realizzato.
Rebus sic stantibus, potremmo adottare
due ricette: o chiamare tutto il Paese a raccolta e ritentare uno sforzo
collettivo della base come nel dopoguerra con l’aiuto anche dei
finanziamenti internazionali, o affidarsi appunto a questi emeriti eroi
ricordati, figli del disastro etico, morale, culturale ed economico che
non fanno più ricorso alla gestione condivisa perchè la base democratica
è stata logorata e non resta altro da fare, a loro parere, che
ritornare alle Signorie e ai Signori assoluti.
Cosa ci conviene fare? Riprendere il
destino nelle nostre mani e non accettare, a nessun costo, la deriva
della democrazia parlamentare, rinunciando al nostro impegno sociale e
politico diretto. Non abbiamo altre scelte.
E Renzi, Berlusconi e Grillo?
Continueranno ad essere la nostra cartina di tornasole del livello di
quella democrazia e dello sviluppo mancato. Certamente hanno tante buone
intenzioni ma, purtroppo, di buone intenzioni è costellato l’inferno di
chi vive nella povertà e nel degrado
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