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lunedì 3 marzo 2014

Renzi, Grillo e Berlusconi, parto trigemino della Terza Repubblica



02 marzo 2014 - 18:05di ENZO CONIGLIO

Renzi, Grillo e Berlusconi, parto trigemino della Terza Repubblica
Renzi, Grillo e Berlusconi sono meno diversi di quanto si possa credere su un punto vitale per la democrazia e lo sviluppo: sono convinti che dipenda da loro e solo da loro, la salvezza dell’Italia e degli italiani e che la democrazia borghese parlamentare, pletorica e retorica, in fondo non ha ragione di essere perchè fondata su rappresentanti inefficaci ed inefficienti perchè incompetenti. Il “Ghe pensi mi” di berlusconiana memoria, potrebbe essere il motto che li accomuna.
Berlusconi coerentemente, ha creato un “partito personale” che tale era e tale resta e, paradossalmente, la sua forza risiede in questa personalizzazione assoluta del suo campo di azione. In fondo la riforma elettorale del porcellum esprimeva bene l’idea del partito – padrone che sceglie chi deve rappresentare il “popolo” in parlamento.
Grillo ha una pretesa ancora maggiore: mandare a casa l’attuale classe politica e sostituirla con parlamentari scelti in rete e tutti omologati sulla sua persona: chi non la pensa come lui, deve essere sfiduciato e dimettersi. A nulla vale una “Carta costituzionale” che recita in maniera inequivocabile opposta: che i parlamentari esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato e devono quindi compiere le scelte che ritengono personalmente le più adeguate prescindendo dal partito o dal leader di riferimento.
Non sono loro che devono cambiare ma è la Costituzione che deve cambiare! Paradosso? No, coerenza assoluta.
La scelta di Renzi in un certo senso è la più “simpatica” perchè ci riporta al perodo delle Signorie fiorentine. Il suo non è un “Governo” di Ministri dalla responsabilità collettiva ma una “giunta” del Signore che “ci mette la faccia” com’è giusto perchè è il signore. Se la giunta fallisce, quindi, il vero ed unico responsabile è lui e solo lui. Lo ha detto e continua a ripeterlo con forza e determinazione. La defenestrazione con la ragione o con l’inganno di Letta? Assolutamente coerente con le premesse come è stata assolutamente coerente la guerra tra Firenze e Pisa di dantesca memoria.
Una domanda. La leadership dei magnifici tre, è una questione di carattere o c’è qualcosa di più profondo, unza sorta di cartina di tornasole che rivela un “male oscuro” dei nostri tempi? Una riflessione alla portata di tutti.
Dopo la seconda guerra mondiale, la tanto bistrattata democrazia cristiana si è posta due obiettivi strategici: evitare che in Italia si istaurasse un regime comunista sul modello sovietco e avviare in tempi rapidi una autentica corsa alla ricostruzione del Paese con il concorso del Paese reale e con i finanziamenti internazionali sia diretti, tipo piano Marshall o indiretti, tipo creazione e gestione di imprese, export oriented. I Governi apparivano come ballerini perchè si rinnovavano ogni anno ma in realtà non si cambiavano gli obiettivi strategici ricordati e neppure i politici di riferimento che costituivano lo zoccolo duro del modello.
A pensarci meglio, la democrazia cristiana aveva un grande obiettivo: quello di creare una classe media solida che stabilizzasse la democraia lo sviluppo inteso come qualità della vita. Era uno sforzo corale al quale hanno parteciapto generosamente anche le opposizioni; basti pensare al Partito comunista di Enrico Berlinguer.
Alla demcrazia, è subentrato progressivamente il partito socialista con governi di centro sinistra per arrivare a tangentopoli e ai venti anni berlusconiani ma soprattutto alla criminale politica finanziaria internazionale di cui la crisi del 2007-2008 rappresenta lo scoppio del bubbone insito al suo interno. Tutti fattori che, in misura diversa, distruggono la classe media creata a fatiga dopo la guerra e fanno precipitare il Paese all’interno della soglia di povertà, toglie ai poveri per arricchire ulteriormente i ricchi fino ad avere oggi una Italia in cui il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza del Paese.
E la Chiesa che aveva avuto un ruolo così importante nel dopoguerra? Si è impantanata come tutte le strutture che tale disastro hanno realizzato.
Rebus sic stantibus, potremmo adottare due ricette: o chiamare tutto il Paese a raccolta e ritentare uno sforzo collettivo della base come nel dopoguerra con l’aiuto anche dei finanziamenti internazionali, o affidarsi appunto a questi emeriti eroi ricordati, figli del disastro etico, morale, culturale ed economico che non fanno più ricorso alla gestione condivisa perchè la base democratica è stata logorata e non resta altro da fare, a loro parere, che ritornare alle Signorie e ai Signori assoluti.
Cosa ci conviene fare? Riprendere il destino nelle nostre mani e non accettare, a nessun costo, la deriva della democrazia parlamentare, rinunciando al nostro impegno sociale e politico diretto. Non abbiamo altre scelte.
E Renzi, Berlusconi e Grillo? Continueranno ad essere la nostra cartina di tornasole del livello di quella democrazia e dello sviluppo mancato. Certamente hanno tante buone intenzioni ma, purtroppo, di buone intenzioni è costellato l’inferno di chi vive nella povertà e nel degrado

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